30 giugno 2023

UN LEOPARDI INFINITO

 



L'INFINITO, GLI INTERMINATI SPAZI E I SOVRUMANI SILENZI 

Anna Spissu 

Come può essere la poesia. Interminabili catene di dissertazioni logiche e matematiche superate dal balzo visionario di poche parole.

Tempo fa ascoltavo mia figlia studiare "L'infinito" di Leopardi e pensavo che dentro questa poesia perfetta il nocciolo dell'infinito stava dentro "gli interminati spazi e i sovrumani silenzi".

Leopardi è seduto e sta guardando davanti a sè. Cosa vede?

Con un balzo visionario vede "gli spazi" perchè è consapevole che ciò che sta sotto gli occhi non è singolo e definito, non può essere semplicemente "lo spazio". Aggiunge l'aggettivo "interminati" che suscita l'idea di mondi ancora da creare, da terminare. E poi c'è questa meraviglia dei "sovrumani silenzi". Anche qui la scelta del plurale è un miliardo di volte più evocativa del singolare. Siamo così abituati a pensare al silenzio come un'entità vasta ma unica. Leopardi invece penetra nel mistero e parla di silenzi, neppure numerabili. Mondi e universi e galassie il cui mistero è così fitto che nessuna divinità può essere nominata eppure nel termine "sovrumani" ci stanno tutte le divinità, qualunque esse siano. L'unica certezza è l'esistenza della "profondissima quiete".

Anni fa mi capitò di vedere la copia della stesura a mano de "L'infinito". Era tutto così chiaro, con una sola cancellatura. Quelle volte che uno pensa che c'è una ragione se la Poesia come genere letterario è stata associata alla sacralità.

 ANNA SPISSU

Di seguito, con emozione e gratitudine, "L'infinito"

 

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,

E questa siepe, che da tanta parte

Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.

Ma sedendo e mirando, interminati

Spazi di là da quella, e sovrumani

Silenzi, e profondissima quiete

Io nel pensier mi fingo; ove per poco

Il cor non si spaura. E come il vento

Odo stormir tra queste piante, io quello

Infinito silenzio a questa voce

Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,

E le morte stagioni, e la presente

E viva, e il suon di lei. Così tra questa

Immensità s'annega il pensier mio:

E il naufragar m'è dolce in questo mare.

 


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