Introduzione: Pasolini e il suo mito
Pasolini e il suo mito. Tradizione letteraria e metamorfosi intermediali si configura come un numero speciale monografico della rivista L’Ulisse. Rivista di poesia, arti e scritture diretta da Italo Testa e Stefano Salvi, che ringrazio vivamente.
Viene presentata una selezione mirata di alcuni contributi, sottoposti a un processo di doppia revisione cieca, presentati originariamente al convegno organizzato in seno al Dottorato in Studi Umanistici Transculturali dell’Università degli Studi di Bergamo, svoltosi il 15-16 dicembre 2022, con il seguente comitato organizzatore: Francesco Ottonello (coordinatore), Arianna Agudo, Stefano Perpetuini, Luca Pinelli. Oltre a ringraziare di cuore Arianna Agudo e Stefano Perpetuini, per l’impegno profuso fino alla co-curatela, e il collega Luca Pinelli per il sostegno nell’organizzazione del convegno, vorrei esprimere la mia gratitudine nei confronti del Prof. Raul Calzoni (direttore del Dottorato SUT) e del Prof. Luca Carlo Rossi, per essere intervenuti al convegno, e per averlo reso possibile unitamente al collegio dei docenti del Dottorato.
Facendo seguito alla giornata di studi Pier Paolo Pasolini: una disperata vitalità. Cento anni dalla nascita (1922-2022), svoltasi il 17 maggio 2022 presso la sede di via Pignolo dell’Università degli Studi di Bergamo, con interventi di Walter Siti, Marco Antonio Bazzocchi e dei docenti dell’ateneo Marco Belpoliti, Nunzia Palmieri, Adriano D’Aloia, con il convegno Pasolini e il suo mito. Tradizione letteraria e metamorfosi intermediali, si è inteso perseguire come obiettivo complessivo quello di «andare oltre Pasolini con Pasolini»(1).
Pier Paolo Pasolini (1922-1975), dal secondo Novecento a oggi, è assurto a personaggio paradigmatico e contradditorio della cultura italiana, in grado di alimentare e autopromuovere il suo mito nella vita e nella letteratura. La sua opera ha incontrato una fortuna internazionale di critica e di pubblico, innovando diversi generi letterari (poesia, narrativa, saggistica) e distinguendosi come il ‘primo grande artista multimediale dell’epoca contemporanea’(2), riconosciuto anche per il suo ‘cinema di poesia’(3). L’intellettuale di origini friulano-bolognesi e romano di elezione «non può essere rinchiuso nei confini di un’opera o di un genere, ma è un autore che continuamente li attraversa, anzi li sovverte»(4).
Il ‘caso Pasolini’ – affrontato in questo numero da varie prospettive connesse alla ricezione, alla transculturalità e all’intermedialità – è eccezionale proprio per la viscerale corrispondenza tra vita e opera, per cui si è potuto parlare di una ‘letteratura corporale’(5), che prevede un’incarnazione della letteratura nella persona e nel corpo del poeta. Proprio per via di un ‘intreccio di desiderio, corporeità e linguaggio’(6), Pasolini è stato associato al padre della letteratura italiana Dante. Se quest’ultimo è l’autore che per eccellenza è divenuto il ‘personaggio’ di una sterminata ricezione e di una nutrita aneddotica(7), altrettanto è accaduto per Pasolini, dominato per altro dall’ossessione di una riscrittura della Commedia sfociata nella Divina mimesis (1975), pubblicata poco dopo la sua morte da Einaudi, con appunti manoscritti ritrovati persino nell’automobile dell’omicidio e nelle tasche del cadavere.
Proprio la ‘morte violenta’ avvenuta nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975 ha contribuito alla dimensione di un Pasolini auctor bifronte, conteso tra diverse posizioni ideologiche, dalle più conservatrici alle più progressiste(8), oltre che alla vasta ricezione di un Pasolini-personaggio, che qui si intendono indagare.
Pasolini stesso amò definirsi una forza del passato, un moderno solitario ma intriso di tradizione: «Io sono una forza del Passato / Solo nella tradizione è il mio amore / […] / E io, feto adulto, mi aggiro / più moderno di ogni moderno / a cercare fratelli che non sono più». Questi versi, con cui si apre e chiude una celebre lirica pasoliniana tratta da Poesia in forma di rosa (1964), furono fatti pronunciare da Pasolini anche al ‘personaggio-regista’, interpretato da Orson Welles, dell’icastico cortometraggio La ricotta (1963).
In questo senso, con questo numero, si è inteso indagare anche il rapporto lato sensu tra ‘tradizione’ e ‘traduzione’ nell’opera pasoliniana, vissuto con continua tensione e nell’ossimoro. Già dal rapporto con la grecità e con il mito classico è riscontrabile infatti un binarismo «che oscilla tra una lettura viscerale e barbarica (senz’altro dominante) e una lettura ideologica e didascalica»(9). Nella maggior parte dei casi, come per l’Orestiade eschilea, Pasolini attiva però un processo di incorporamento dell’opera altrui, con meccanismi di imitatio e riscrittura tesi sempre a un «incontro trasformazionale»(10) tra poetiche e linguaggi, come a ribadire che nonostante le forze neocapitalistiche «la poesia resterà inconsumata» (come Pasolini disse in un’intervista televisiva del 1971 a Enzo Biagi, andata in onda soltanto dopo la morte, il 3 novembre 1975)(11).
In sintesi, si intende offrire un florilegio di studi – con prospettive rinnovate inerenti a ricezione, tradizione e mito – connessi a Pasolini in una duplice direzione: dalla ricezione del mito classico e di sfaccettate tradizioni letterario-artistico-culturali ‘nell’opera’ di Pasolini, alla ricezione ‘dell’opera’ e del mito pasoliniani dagli anni Settanta fino a oggi.
Nello specifico, il numero si apre all’insegna della ricezione classica e del mito nell’opera pasoliniana, dalla poesia alla prosa, dal teatro al cinema, con la sezione MITO E MONDO CLASSICO IN PASOLINI. Il contributo di Diana Perego si sofferma sul personaggio di Ismene in Edipo all’alba, opera giovanile pubblicata integralmente soltanto nel 2022, mediante un approccio comparatistico con il film Edipo re (1967) e l’Antigone di Sofocle. Su quest’ultima traduzione, compiuta nel 1960 fino al verso 281, ed edita post mortem nei Meridiani, Camilla Tibaldo incentra la sua meticolosa analisi all’insegna della critica stilistica. Segue, a cura di Martina Putrino, un’informata lettura intermediale di un iconico personaggio femminile del mito: la Medea (Maria Callas) dell’omonimo dibattuto film pasoliniano del 1969. Al significato assunto dalla figura di Orfeo nell’opera pasoliniana è dedicato invece il nutrito studio di Claudia Maggialetti, che spazia dalla poesia friulana a Petrolio. Infine, Tiziano ottobrini prende in esame un ambito poco indagato dalla critica pasoliniana, individuando in Luciano di Samosata un referente privilegiato della sensibilità di Pasolini, a partire dall’analisi di una recensione di quest’ultimo risalente al 1974.
Segue la sezione TRADIZIONE E DIALETTICHE PASOLINIANE DEL NOVECENTO, inaugurata da un’analisi di Francesco Ottonello su Poema per un verso di Shakespeare, che individua per la prima volta la presenza sottotraccia del mito di Ganimede, con un rovesciamento del sogno di Dante in Purgatorio IX. Salvatore Francesco Lattarulo esplora invece da vicino la complessa dialettica pasoliniana instaurata con Umberto Saba, affrontando i comuni temi del calcio e dell’omoerotismo, e soffermandosi in particolare sul ‘caso Saba’ riletto dal Pasolini critico. Al vivo rapporto di Pasolini con Giorgio Bassani, alimentato da scambi epistolari ed esperienze condivise personali e letterarie, è dedicata l’attenta esplorazione di Yole Deborah Bianco. La dialettica pasoliniana instaurata con la triade spagnola Jiménez, García Lorca, Machado risulta al centro dello studio di Claudio Gnoffo che, in particolar modo, pone in evidenza il nesso stringente con l’esperienza della poesia in friulano. Alessio Verdone si sofferma infine sulla dialettica pasoliniana con Picasso e Piero della Francesca, attraverso un’analisi rigorosa del dispositivo ecfrastico nei componimenti Picasso e Gli affreschi di Piero a Arezzo.
Alla dimensione lato sensu politica di Pasolini sono dedicati gli studi della sezione PASOLINI POLITICO: COSCIENZA POPOLARE E DIRITTI CIVILI. Un’indagine con spunti innovativi sul tema della memoria e della coscienza del popolo, in rapporto all’antifascismo, dalle Ceneri di Gramsci agli Scritti Corsari è condotta da Diego Ghisleni. Mentre sull’emersione delle culture popolari nel cinema e nel teatro pasoliniani, attraverso un raffronto con il teatro di Dario Fo e Franca Rame, si concentra il contributo di Alessio Arena. L’informata analisi di Edoardo Bassetti prende invece le mosse dal discorso che Pasolini avrebbe dovuto tenere al XV congresso del Partito Radicale pochi giorni dopo la sua morte, per riflettere sul tema dei diritti civili e sulle manipolazioni politico-ideologiche del pensiero e della figura di Pasolini.
Se la prima sezione è dedicata alla presenza del mito in Pasolini, la quarta, IL MITO DI PASOLINI: METAMORFOSI TESTUALI E INTERMEDIALI, raccoglie contributi incentrati sul ‘mito Pasolini’ ovvero sul suo determinante influsso letterario e culturale dagli anni Settanta a oggi. Stefano Bottero ricostruisce filologicamente il rapporto con Pasolini di Dario Bellezza, smentendo alcuni luoghi comuni sull’influenza di Pasolini, e su Bellezza come poeta pasoliniano in senso ‘filiale’. Il contributo di Federico Masci e Riccardo Innocenti prende in considerazione l’autorappresentazione e la ricezione di Pasolini negli anni Settanta, con particolare attenzione ai poeti Carlo Bordini e Attilio Lolini. Mariangela Lando fornisce un utile quadro dell’evoluzione della ricezione pasoliniana nelle antologie di letteratura italiana dagli anni Ottanta a oggi. Su una lettura transmediale del mito pasoliniano, dalla canzone d’autore di Fabrizio De André al graphic novel di Davide Toffolo, verte l’attento studio di Alessia Vecchi e Maira Martini. La sezione si arricchisce infine della lucida analisi di Arianna Agudo incentrata sul consumo del mito di Pasolini, con attenzione alle cancellazioni e alle sovrascritture nelle arti visive.
A suggellare il numero, come CONTRIBUTO SPECIALE all’insegna della comparatistica, l’intervento del keynote speaker del convegno Franco Buffoni, qui riprodotto a cura di Francesco Ottonello, che instaura un originale parallelo tra la poetica e i luoghi di Pasolini e di Byron. Si ringrazia per essere intervenuto come keynote speaker anche Carlo Vecce, di cui non è stato possibile registrare la lectio con il dibattito, e per cui si rimanda alla recente monografia sul Decameron di Pasolini(12), straordinario caso di ricezione intermediale di Boccaccio.
Francesco Ottonello
Documento ripreso dal sito: https://www.leparoleelecose.it/?p=48811
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