Torniamo a parlare di un noto saggio di Zygmunt Bauman con le parole di Giuseppina Bosco:
Sull' Amore liquido di Z. Bauman
Volendo riflettere sull’importanza delle relazioni
umane, caratterizzate da fragilità e insicurezza a causa di un mondo sempre più dominato dall’individualismo,
dall’indifferenza e dalla materialità, è certamente illuminante il saggio di
Bauman intitolato “Amore liquido” 1)
Zygmunt Bauman, sociologo e filosofo polacco tra i più noti
dei nostri tempi, ha coniato la metafora della
liquidità in un celebre libro di qualche anno fa, uscito in Italia per Laterza,
Modernità liquida. Prosecuzione di questa sua analisi è Amore
liquido del 2006, con cui
continua a sviluppare il discorso sulla società liquido-moderna.
Alla base della sua analisi
vi è la distinzione tra modernità/società solida (Homo faber, cioè produttore) e modernità/società liquida, ovvero
soggetta alla manipolazione, alla trasformazione (Homo consumens, consumatore).
Il saggio in questione affronta il tema della precarietà
dell’esistenza e del disfacimento dei legami tra gli individui ma anche di tante altre questioni. A partire dallo
studio della società moderna , Bauman analizza approfonditamente anche altri
aspetti del vivere umano, come il rapporto tra l’uomo e i legami affettivi,
l’amore, il rapporto con gli altri, il rapporto stesso tra uomo e società.
Lo stato magmatico dei
legami personali e sociali produce un individuo afflitto dalla solitudine,
egoista ed egocentrico, favorendo il radicarsi dell’individualismo, la perdita
dei veri significati delle relazioni affettivo- amicali verso relazioni fondate
sull’utile e sulla convenienza.
In una società “liquida”, quindi consumistica,
dove i sentimenti e le relazioni umane sono mercificati, l’amore, inteso come
legame “solido” e duraturo, basato sulla fedeltà, sull’ aiuto e rispetto
reciproci, perde di significato. In un
passo del libro, difatti, Bauman chiarisce bene questo concetto: "amore
significa prepotente desiderio di proteggere, nutrire, riparare; e anche di
accarezzare, coccolare e accudire, oppure di difendere gelosamente, isolare,
imprigionare. Amore significa essere al servizio, stare a disposizione,
attendere ordini” 2
Nell’era tecnologica e globalizzata, i
legami stabili fanno paura e si cerca rifugio nelle cosiddette relazioni
virtuali, nelle quali è permesso prendere le distanze o riavvicinarsi al
partner con estrema facilità e ogni
qualvolta lo si desideri, evitando il rischio di intrappolarsi in relazioni
troppo solide, gestendole a proprio piacimento con distacco e disimpegno.
L’amore, dunque, inteso come sentimento
vero che implica la dedizione all’altro pur non perdendo di vista la propria
autonomia, concepito nella sua assiduità temporale, non è più concepibile in
una società liquida che degrada le esperienze “appassionanti” in brevi e
consumate esperienze d’amore.
Un’altra affermazione illuminante in
questo senso è quella che vede la relazione virtuale come scelta più produttiva
in quanto meno stabile nella costruzione dei legami: “essere connessi è meno
costoso che essere sentimentalmente impegnati”3 Ulteriore
conseguenza, nei nostri tempi, è il confondere l'amore
con il desiderio ossia con l'impulso
di possedere ciò che attrae. È pur vero che il desiderio non comporta
investimento di tempo o consolidamento di legami, in quanto, una volta soddisfatta
la voglia momentanea, come un prodotto
da consumare, è facile e comodo sbarazzarsene. Il desiderio così coincide con
la distruzione del suo oggetto ma anche l’amore mira al possesso dell’altro.
A questo punto è necessario citare
Roland Barthes, che nel suo saggio “Frammenti
di un discorso amoroso” sostiene: “L’innamorato coniuga estremi di nevrosi e psicosi per
ridursi ad essere un tormentato e un pazzo, ossessionato dal possedere
l’oggetto amato”.4
Ma
se l’amore analizzato da Barthes è sempre legato al riconoscimento
dell’alterità, l’amore nell’era della tecnica e dell’informatica non presuppone
un vero e proprio incontro con l’altro. L’io
che ama non si consacra più alla persona amata, ma è il mezzo con cui ci si
connette con la persona amata a divenire sacro: il cellulare, il web, per cui le
relazioni sono più virtuali che reali.
Come
dice bene Bauman, i rapporti affettivi diventano “tascabili”, durano un breve spazio temporale “e come le azioni in
borsa, muoiono secondo le fluttuazioni sentimentali globali”5.
Nel saggio si fa esplicito riferimento
alla «sordità affettiva» a cui siamo esposti, la quale impedisce quella
comprensione profonda dell’altro che permetterebbe di ridurre al minimo i conflitti,
le offese, le negazioni, consentendo apertura e dialogo, disponibilità e
incontro con il proprio simile.
Questa sordità si può tradurre anche in
indifferenza nei confronti dell’”altro”, sia esso profugo, extracomunitario,
straniero a cui viene negata anche l’accoglienza. Gli stranieri, difatti, poiché
sono ritenuti diversi ed estranei alla
comunità nazionale, vengono respinti, alimentando comportamenti xenofobi.
Infine, nella società globalizzata in
cui tutto è riconducibile alle leggi del mercato e dell’apparire, in cui anche i mass media con i
vari talk e reality show contribuiscono alla “smaltibilità”6 dell’essere
umano, la vita “diventa un gioco duro” e
l’individuo vale non per la sua storia personale e per le sue virtù , ma per l’esito
del suo ultimo duello”7. Gli altri sono visti solo come antagonisti
e chi vuole “andare avanti e scalare la vetta, si coalizza con colui che in
quel momento è utile allo scopo. Gli strumenti che aiutano a vincere la gara
sono svariati e spaziano dall’autoritarismo esplicito ad una prudente auto
moderazione”8, tutto si riduce ad un basso meccanismo di
sopravvivenza di darwiniana memoria. Nei segmenti della società non contano più
i valori quali “fiducia, compassione, fedeltà”9, ma l’imperativo della
lotta “omnium contra omnes”. Sono invece i
principi “dell’educere” (morali, culturali) che devono prevalere sia
nella formazione dei giovani, i quali devono scalare la vetta della propria
realizzazione, sia nella loro trasmissione da parte di insegnanti e formatori.
Giuseppina Bosco
1 Zygmunt Bauman,
“Amore liquido”, Editori Laterza, 2006
2 ivi pag.19
3 ivi pag. 15
4 da Roland
Barthes, “Frammenti di un discorso amoroso”
5 ivi pag. 126
6 ivi pag. 123
7 ibidem
8 ibidem
9 ibidem
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