Franco
Lo Piparo l’anno scorso, chiamato a parlare dell’amore dello scrittore sardo per Dante
Alighieri, allo Steri di Palermo finì per parlare della presunta love story tra Antonio Gramsci e le tre
sorelle Schucht, confessando di essere stato dissuaso soltanto da alcuni amici
a pubblicare le sue “scoperte” che potevano diventare, coi tempi che corrono,
un vero e proprio best seller.
Ma l’idea di trasformare la vita di Gramsci
in un romanzo ha varcato i confini nazionali. Infatti, una letterata tedesca,
Nora Bossong, ancor meno scrupolosa del
Lo Piparo, nel 2015 ha pubblicato il
romanzo non scritto dal filosofo bagherese col titolo 36,9°. Ne dà notizia il settimanale letterario del Corsera LA LETTURA di
ieri, 3 luglio 2016, con questo titolo: “ GRAMSCI
DIVENTA TEDESCO”. Il sottotitolo spiega già tutto: “ Nora Bossong entra nel cuore e nella testa del pensatore
comunista. La malattia e (forse) il disamore per la moglie: spia dei
sovietici?”. L’autrice, dopo aver spiegato che il titolo 36,9° si riferisce alla temperatura corporea del sardo carcerato, come
riferito dallo stesso Gramsci alla cognata Tatiana Schucht nella lettera del 24
agosto 1931, rassicura Ranieri Polese
che il suo libro “ è soltanto un romanzo”
e non intende alimentare nuove polemiche. Comunque, nel corso dell’intervista
rilasciata a Polese, la Bossong confessa di essere stata influenzata dal Lo
Piparo. Dichiara infatti:
“ mentre già
lavoravo al romanzo, la mia casa editrice mi fece avere il saggio di Franco Lo
Piparo, L’enigma del quaderno (Donzelli,
2013). L’ipotesi di un Quaderno mancante poteva diventare uno spunto da
romanzo”.
Così
abbiamo appreso che Gramsci è diventato un romanzo anche nell’austera Germania.
Ma noi, anche se siamo ormai abituati a non sorprenderci di nulla, continuiamo
a sperare che, oltre ai romanzi, la gente, prima o poi, legga anche quello che
ha realmente scritto Antonio Gramsci.
Francesco Virga, 4 luglio 2016
È un ulteriore segno dei tempi? Sembra di sì. Il contagio del romanzesco, dello scoop a tutti i costi; in una parola, della spettacolarizzazione, anche della cultura, non ha confini!
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