E' morta Clara Sereni. Ha raccontato
il Novecento attraverso la vita delle donne dei suoi romanzi. Una buona
applicazione pratica della teoria della “storia vivente”.
Roberta Pompili
L’irriverente irruzione del
personale nella grande Storia
Clara Sereni scrittrice,
giornalista, a lungo collaboratrice de l’Unità prima e de Il
manifesto poi è morta ieri a Perugia. Figlia del partigiano,
dirigente del Pci e storico Emilio Sereni, Clara si era trasferita a
Perugia da Roma, città dove era nata nel 1946. A Perugia è
diventata un vero e proprio punto di riferimento per la vita sociale,
politica e culturale della città. E nella città umbra ha ricoperta,
tra il 1995 e il 1997, anche il ruolo di vicesindaco con delega alle
politiche sociali, diventando l’interlocutrice dei movimenti
sociali. Come non ricordare il suo prezioso impegno nella complessa
trattativa tra il Centro sociale ex Cim e l’Università per
Stranieri proprietaria dell’immobile occupato dai militanti del
centro sociale.
Il suo impegno politico è
sempre stato di parte, dentro una vivida e intensa tensione politica,
mentre i suoi romanzi hanno fatto emergere i nodi irrisolti della
vita famigliare e dell’affettività che in quel contesto si
manifesta e che di solito sono omesse nella versione ufficiale della
grande Storia. Il suo libro Il gioco dei regni (1993) è da
leggere come una straordinaria interpretazione della storia del
Novecento, attraverso il racconto di due guerre mondiali, della
rivoluzione dei soviet, del fascismo e della resistenza attraverso le
vicende private (e pubbliche) di una ricca famiglia di ebrei (quella
di suo padre) e della vita in comune tra Emilio Sereni e la madre,
Xenia Silberberg, donna di origine russa, figlia di due rivoluzionari
russi.
«Il Muro era caduto ma
ancora da poco, e non ci si poteva rendere conto (o comunque io non
mi rendevo conto), che con il “secolo breve” si stava chiudendo
una fase intera della Storia. A me interessava raccontare che, al
contrario di quanto qualcuno sguaiatamente vociferava, i comunisti
non erano quelli che mangiavano i bambini, ma i protagonisti talvolta
eroici di movimenti di progresso e di libertà. Che un mondo senza
comunisti non era il migliore dei mondi possibili». Così affermava
Carla Sereni in una intervista concessa in occasione della recente
ristampa del suo libro. In quella intervista aveva espresso e
chiarito le motivazioni che avevano dato origine alla nascita del suo
importante lavoro.
Attraverso la
quotidianità di questa grande famiglia viviamo i grandi eventi
storici, sentendone il rumore, guardandoli attraverso gli occhi ora
dei bambini, ora delle donne. Le donne sono il cuore pulsante del
romanzo, protagoniste e testimoni di eventi straordinari e
drammatici. Come Xenia, la bambina che nell’infanzia si sente
sopraffatta dalle scelte politiche e di vita della madre, e che poi
abbraccerà essa stessa l’impegno comunista; o Alfonsa, madre/nonna
severa, ma anche donna forte e determinata. Un romanzo corposo e
intenso. Racconti, lettere, tante lettere che ci testimoniano il
mondo complesso degli affetti, ma anche dei litigi, restituendoci un
sguardo ricco, vivido ed emozionante.
La sua capacità di far
emergere le vicende personali nella grande Storia aveva convinto la
storica femminista Annarita Buttafuoco, che per anni ha infatti
inserito il testo di Clara Sereni nella bibliografia del suo corso di
Storia contemporanea tenuto nell’università di Perugia.
Letteratura e
storia sembrano fondersi nelle ricostruzioni delle personalità
delle donne: ricostruzioni, quelle di Clara Sereni, che concedono uno
spazio aperto a soggettività escluse dallo spazio pubblico maschile.
In Casalinghitudine (1987), termine inventato dall’autrice,
echeggiano le discussioni avvenute nel movimento femminista sul
privato che si fa politica. Un romanzo, diario di vita tra gli anni
Settanta e Ottanta dove l’autrice fonda nuovamente il personale con
il politico, intrecciando nuovamente vicende famigliari e grande
Storia (quella della grande trasformazione avviata dal femminismo
dentro e fuori il Sessantotto), conflitti sociali e politici. Il
ricettario che Clara Sereni propone è quello dove la dimensione
domestica irrompe nello spazio pubblico della narrazione: un mezzo
per raccontare nuove storie, affetti, ricordi e metterli in ordine.
La ricca
produzione letteraria di Clara si è manifestata in molti altri
libri a partire dal romanzo di Sigma epsilon (Marsilio
1974) per poi passare a Manicomio primavera (Giunti), Le
Merendanze (Rizzoli), Il lupo mercante (Rizzoli). Recentemente
ha pubblicato la raccolta di racconti Eppure e il romanzo Una
Storia chiusa (entrambi per Rizzoli). E’ del 2015 Via
Ripetta.
Da tempo anche la
scrittrice dedicava molto del suo tempo e delle sue attenzioni a
progetti per la disabilità psichica e mentale, un impegno costruito
con cura dopo l’esperienza di autismo del figlio. E centrale è
l’esperienza della relazione madre-figlio nel libro Passami il
sale. Ha fondato La città del sole, una onlus dedicata ai problemi
di disabilità psichica e ha partecipato al film-documentario
realizzato dal compagno, lo sceneggiatore Stefano Rulli, Un
silenzio particolare.
Il Manifesto – 27
luglio 2018
Bb
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