28 luglio 2018

CLARA SERENI, Storia personale e grande storia




        E' morta Clara Sereni. Ha raccontato il Novecento attraverso la vita delle donne dei suoi romanzi. Una buona applicazione pratica della teoria della “storia vivente”.

Roberta Pompili

L’irriverente irruzione del personale nella grande Storia


Clara Sereni scrittrice, giornalista, a lungo collaboratrice de l’Unità prima e de Il manifesto poi è morta ieri a Perugia. Figlia del partigiano, dirigente del Pci e storico Emilio Sereni, Clara si era trasferita a Perugia da Roma, città dove era nata nel 1946. A Perugia è diventata un vero e proprio punto di riferimento per la vita sociale, politica e culturale della città. E nella città umbra ha ricoperta, tra il 1995 e il 1997, anche il ruolo di vicesindaco con delega alle politiche sociali, diventando l’interlocutrice dei movimenti sociali. Come non ricordare il suo prezioso impegno nella complessa trattativa tra il Centro sociale ex Cim e l’Università per Stranieri proprietaria dell’immobile occupato dai militanti del centro sociale.

Il suo impegno politico è sempre stato di parte, dentro una vivida e intensa tensione politica, mentre i suoi romanzi hanno fatto emergere i nodi irrisolti della vita famigliare e dell’affettività che in quel contesto si manifesta e che di solito sono omesse nella versione ufficiale della grande Storia. Il suo libro Il gioco dei regni (1993) è da leggere come una straordinaria interpretazione della storia del Novecento, attraverso il racconto di due guerre mondiali, della rivoluzione dei soviet, del fascismo e della resistenza attraverso le vicende private (e pubbliche) di una ricca famiglia di ebrei (quella di suo padre) e della vita in comune tra Emilio Sereni e la madre, Xenia Silberberg, donna di origine russa, figlia di due rivoluzionari russi.
«Il Muro era caduto ma ancora da poco, e non ci si poteva rendere conto (o comunque io non mi rendevo conto), che con il “secolo breve” si stava chiudendo una fase intera della Storia. A me interessava raccontare che, al contrario di quanto qualcuno sguaiatamente vociferava, i comunisti non erano quelli che mangiavano i bambini, ma i protagonisti talvolta eroici di movimenti di progresso e di libertà. Che un mondo senza comunisti non era il migliore dei mondi possibili». Così affermava Carla Sereni in una intervista concessa in occasione della recente ristampa del suo libro. In quella intervista aveva espresso e chiarito le motivazioni che avevano dato origine alla nascita del suo importante lavoro.

Attraverso la quotidianità di questa grande famiglia viviamo i grandi eventi storici, sentendone il rumore, guardandoli attraverso gli occhi ora dei bambini, ora delle donne. Le donne sono il cuore pulsante del romanzo, protagoniste e testimoni di eventi straordinari e drammatici. Come Xenia, la bambina che nell’infanzia si sente sopraffatta dalle scelte politiche e di vita della madre, e che poi abbraccerà essa stessa l’impegno comunista; o Alfonsa, madre/nonna severa, ma anche donna forte e determinata. Un romanzo corposo e intenso. Racconti, lettere, tante lettere che ci testimoniano il mondo complesso degli affetti, ma anche dei litigi, restituendoci un sguardo ricco, vivido ed emozionante.

La sua capacità di far emergere le vicende personali nella grande Storia aveva convinto la storica femminista Annarita Buttafuoco, che per anni ha infatti inserito il testo di Clara Sereni nella bibliografia del suo corso di Storia contemporanea tenuto nell’università di Perugia.
Letteratura e storia sembrano fondersi nelle ricostruzioni delle personalità delle donne: ricostruzioni, quelle di Clara Sereni, che concedono uno spazio aperto a soggettività escluse dallo spazio pubblico maschile. In Casalinghitudine (1987), termine inventato dall’autrice, echeggiano le discussioni avvenute nel movimento femminista sul privato che si fa politica. Un romanzo, diario di vita tra gli anni Settanta e Ottanta dove l’autrice fonda nuovamente il personale con il politico, intrecciando nuovamente vicende famigliari e grande Storia (quella della grande trasformazione avviata dal femminismo dentro e fuori il Sessantotto), conflitti sociali e politici. Il ricettario che Clara Sereni propone è quello dove la dimensione domestica irrompe nello spazio pubblico della narrazione: un mezzo per raccontare nuove storie, affetti, ricordi e metterli in ordine.

La ricca produzione letteraria di Clara si è manifestata in molti altri libri a partire dal romanzo di Sigma epsilon (Marsilio 1974) per poi passare a Manicomio primavera (Giunti), Le Merendanze (Rizzoli), Il lupo mercante (Rizzoli). Recentemente ha pubblicato la raccolta di racconti Eppure e il romanzo Una Storia chiusa (entrambi per Rizzoli). E’ del 2015 Via Ripetta.

Da tempo anche la scrittrice dedicava molto del suo tempo e delle sue attenzioni a progetti per la disabilità psichica e mentale, un impegno costruito con cura dopo l’esperienza di autismo del figlio. E centrale è l’esperienza della relazione madre-figlio nel libro Passami il sale. Ha fondato La città del sole, una onlus dedicata ai problemi di disabilità psichica e ha partecipato al film-documentario realizzato dal compagno, lo sceneggiatore Stefano Rulli, Un silenzio particolare.

Il Manifesto – 27 luglio 2018

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