18 maggio 2020

IL SENTIERO di H. DAVID THOREAU




Henry David Thoreau e il sentiero per Walden
di Sara Massafra

Henry David Thoreau (1817-1862) è stato una figura cruciale per la tradizione americana del nature writing: acuto osservatore dei processi naturali, con la sua rara capacità di unire l’approccio poetico a quello scientifico, il filosofo-scienziato è stato uno dei primi autori a parlare della necessità di preservare la wilderness come riserva di nutrimento intellettuale per l’uomo civilizzato. La sua idea di rapporto con la natura fu rivoluzionaria per l’epoca, grazie soprattutto al contributo dato dal suo testo più universalmente noto Walden: Or Life in the Woods (1854).
Thoureau visse immerso nella natura, isolato dalla presenza di altri membri della sua specie e in costante compagnia di creature non umane, fino al punto di sentirsi parte integrante di questo ecosistema. La sua “vita improbabile” è stata raccontata di recente dallo scrittore statunitense Michael Sims nel suo Il sentiero per Walden, edito in Italia da LUISS University Press lo scorso anno ed è stata l’occasione per una riflessione intorno alla tradizione americana e poi europea di«scrivere la natura», di cui tuttora risentono un’eco straordinaria soprattutto gli studi tra letteratura e ecologia.
Quello di Thoureau ha rappresentato un cambio di paradigma per l’interpretazione della realtà naturale, che guardava per la prima volta all’incontro tra scienza e poesia. Se il linguaggio poetico può dirci come possiamo «sentire» la realtà, la scienza attua il metodo oggettivo di «descrivere» la sua struttura, ma soltanto l’incontro di queste due discipline può arrivare ad una più completa indagine della natura.
Bisognerà però aspettare il XX secolo affinché questo apparente ingenuo pensiero possa attuarsi con la nascita del movimento ambientalista e l’emergere di “stili di pensiero” ecologici. Solo nel secolo scorso, infatti, compare una nuova consapevolezza rivolta al desiderio di conoscenza della natura, che vada oltre la mera comprensione dei soli aspetti meccanici. Thoreau sosteneva che la botanica fosse in grado di fornirgli solo i nomi degli arbusti, ma che questa non gli fosse sufficiente a entrare in contatto con essi. Il sistema naturale che circolava nell’Ottocento, infatti, era ancora quello di Linneo (1707-1778), medico e botanico svedese che assegnò un nome e un cognome alle piante e agli animali (uno per genere e uno per specie), adottando l’astratto metodo nomenclatorio, che si basava unicamente sulle similitudini strutturali tra gli organismi.
Secondo Thoreau, però, il tavolo di laboratorio astrae totalmente un organismo dal suo vero sistema naturale. Il suo rapporto con l’ecosistema può, invece, definirsi “proto-ecologista”, proprio per il suo interesse rivolto alle connessioni e alle relazioni tra gli organismi e il loro ambiente, come avviene per l’ecologia moderna. Il suo sguardo era attento al particolare, alla spiegazione storicizzata e localizzata. L’importanza veniva posta sul luogo in cui si vive, sviluppando un profondo sense of place che incrementava il senso di appartenenza al proprio ambiente.
Attento osservatore del mondo naturale, Henry David Thoreau coinvolgeva nell’osservazione dei fenomeni naturali tutte le sue esperienze multi-sensoriali, raccolte nel suo Journal (1837-1861) e soprattutto nel Walden, opera in cui ha raccontato le sue prime esperienze fisiche e spirituali con il lago omonimo, che si trova vicino alla città di Concord, nel Massachusetts. Secondo Thoreau il momento di manifestazione di un fenomeno non può essere disgiunto dal soggetto che lo osserva, ma vi rientra una parte considerevole della propria individualità, il suo «occhio interno». Il testo del Walden vide molte revisioni, prima di quella finale, per il fatto che Thoreau lavorò alacremente su precise scelte lessicali e sulle figure retoriche: la conoscenza della natura richiedeva infatti anche un sottile lavorio linguistico.
Henry David Thoreau studiò filosofia naturale alla Harvard University e si occupò anche di botanica, zoologia, ornitologia, meteorologia e geografia, dimostrando un certo entusiasmo e fiducia nei confronti della scienza. Dal 1850 fu membro della Boston Natural History Society e negli anni dopo la pubblicazione del Walden, si dedicò accuratamente all’osservazione delle foreste intorno a Concord, dedicandosi al tema della forest succession e scrivendo uno dei primi saggi in assoluto ad affrontare l’argomento ecologico. Tra il 1845 e il 1847 Thoreau si ritirò in isolamento nella capanna presso il lago di Walden, rifiutando l’utilitarismo della società mercantile, con il fine di recuperare i valori e lo spirito del New England e non, come si crede abitualmente di una banale fuga dalla civiltà. La decisione di Thoreau di vivere nei boschi era infatti una reazione a un disagio storicamente determinato e non tanto una volontà di alienazione dalla società. Il saggio di Sims racconta questa e altre vicende della vita del pensatore statunitense.
Thoreau con il suo nuovo approccio alla natura aveva creato non solo una nuova forma di scienza, ma anche un nuovo modello di scienziato, che lui definiva: «the true man of science». Non è un caso se la parola scientist, già comparsa nella prima metà dell’Ottocento, entrò in voga solo dopo la morte di Thoreau.A questo proposito, nel saggio Natural History of Massachussetts (1842), Thoreau annotava:
Il vero uomo di scienza conoscerà meglio la natura della sua organizzazione più minuta; sentirà l’odore, il gusto, vedrà, udrà, toccherà meglio degli altri uomini. La sua sarà un’esperienza più profonda e raffinata. Non impariamo per inferenza e deduzione, né con l’applicazione della matematica alla filosofia, ma attraverso il rapporto diretto e l’affinità. Vale per la scienza come per l’etica – non possiamo conoscere la verità con l’artificio e il metodo; quello baconiano è falso come tutti gli altri, e con l’aiuto di tutte le attrezzature e tutti gli artifici, l’uomo più scientifico sarà ancora l’uomo più vigoroso e amichevole, e possiederà una più perfetta saggezza indiana.
Secondo questa prospettiva innovativa e allo stesso tempo idealizzante, lo scienziato doveva imparare «by simpathy», nel vero senso etimologico della parola “con pathos”, ovvero con un’esperienza completa e profonda del mondo, realizzabile con l’uso di tutti i sensi, senza alcuna polarità tra economia della natura e poesia. Ecco perché secondo Thoreau, solo la figura del poeta poteva cogliere l’essenza della natura e sentirsene parte, trasformando così la “science” in “con-science”: la scienza doveva essere animata in qualche modo dalla coscienza.
Con le sue riflessioni, Thoreau contribuì senz’altro a rielaborare il concetto di wilderness, spesso utilizzato in maniera negativa. Dopo il Walden il topos del contatto con la natura selvaggia assume una connotazione più favorevole e per certi versi sublime per l’esperienza trascendentale con la natura. È proprio il trascendentalismo a consentire un riscatto della cultura americana da quella europea: la vera emancipazione consisteva proprio nel rapporto con la natura, nella sua accezione positiva. Nella postfazione all’edizione italiana del libro di Sims, storicizzando la figura Thoreau all’interno del trascendentalismo americano di Emerson, Antonio Moresco ha ben osservato che:
in Thoreau c’è tutto ciò che si trova anche in Emerson ma c’è anche il salto nel vuoto della sperimentazione naturale anteriore, una percezione intima e profonda della sedimentazione -anche vegetale e minerale- della vita e del mondo, precedente la comparsa dell’uomo con le sue stratificazioni culturali, morali e psichiche, e quindi anche di quella che verrà dopo la sua scomparsa, perché in lui c’è coscienza mitica e compresenza di antico e moderno e di passato presente e futuro alle soglie dell’accelerazione tragica della modernità e tardomodernità.
Tali sentimenti hanno gettato le basi per la costruzione identitaria di un paese, gli Stati Uniti, radicandosi profondamente nella cultura e nell’immaginario americani, divenendo i capi saldi dell’esperienza culturale di un’intera nazione, che sin da metà Ottocento è stata testimone di grandi rivoluzioni politiche e culturali (si pensi ad Abramo Lincoln e alla Guerra di Secessione).
In un recente articolo apparso sul New York Times, Holland Cotter ha rievocato il monumento funebre dedicato a Thoreau – situato proprio sulle sponde del Walden e formato da una serie di massi portati dai visitatori del luogo – per la sua potenza costruttiva e vitale, aldilà della sua funzione funebre e commemorativa: «nel corso dell’attuale crisi che ci sta isolando gli uni dagli altri, questo monumento ha il potenziale di renderci più uniti: è un emblema istruttivo da contemplare ed è allo stesso tempo consolatorio» dice Holland Cotter ai tempi dell’attuale pandemia.
L’insegnamento di Thoreau oggi è più che mai attuale: è l’idea di rintracciare una visione cosmica, che abbraccia l’intero universo tramite il ricongiungimento con una facoltà metamorfica umana e preumana. Un simile atteggiamento metamorfico in cui siamo totalmente immersi, può forse ricostruire la conformazione fisica e cerebrale di ogni specie: esseri umani insieme a forme vegetali, microrganismi, batteri, insetti e tutti gli altri mondi liquidi.


Articolo ropreso da pubblicato lunedì, 18 maggio 2020

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