Mi ha colpito tanto il modo essenziale con cui una cara amica, Anna Vasta, sul suo diario fb oggi ha ricordato due delitti:
9 Maggio 1978
Due esecuzioni a morte:
Aldo Moro, Peppino Impastato.
Il primo, delitto di Stato. Il secondo, delitto di mafia.
Entrambi, vittime di quella strategia della tensione orchestrata da pezzi deviati dello Stato in combutta con l'Antistato(la mafia).
Le lapidarie parole di Anna mi hanno fatto tornare alla mente quanto ha scritto Leonardo Sciascia sui rapporti tra Stato e Mafia. Chi ha letto Sciascia sa che questo era uno dei suoi chiodi fissi. Non c'è libro, non c'è un suo articolo in cui questo tema, con tutte le variazioni che le circostanze richiedevano, non torni.
Oggi mi limito a ricordare la risposta che diede nei primi anni ottanta del 900 a chi gli chiedeva “Che cosa è la Sicila?" A questa domanda Sciascia rispose così:
"Più logica sarebbe la domanda “Che cosa la Sicilia non è”, perché
pare che qui si scopra tutto il male del mondo in questo razzismo latente, inconfessato
che si manifesta nell’Italia: la Sicilia non è la mafia, ecco, in Sicilia c’è
la mafia, ma la Sicilia non è la mafia, questo principalmente. E poi per quel
che la Sicilia è, è una regione italiana che direi molto italiana […], e se ha
dei difetti, delle carenze, delle remore, sono remore carenze e difetti
dell’Italia.Qui la mafia non sarebbe durata tanto a lungo se non fosse stata
aiutata da un patto con lo Stato, che naturalmente non è un patto steso a
tavolino ma è un patto da vedere in
quella che Machiavelli chiamava la verità
effettuale delle cose. Né la mafia siciliana, né la camorra, […] avrebbero
avuto una vita così lunga e felice senza questo patto con lo Stato. Con lo
stato italiano."
Nessun commento:
Posta un commento