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Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle
loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!"
( Peppino Impastato )
( Peppino Impastato )
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Peppino Impastato (di cui non ero amico: dunque, niente “Giovanni e Paolo”, come se fossimo stati tutti una “fazzolettata di amici”, nessuna “aura santa” che si possa riflettere anche su di me) lo ricordo […] per un altro modo possibile di raccontare le cose, grazie ad una emittente semplice e povera, Radio Aut, aperta grazie anche alla donazione di attrezzature da parte della altrettanto povera e libera palermitana Radio Apache.
Lo ricordo con i volti puliti del suo ribelle e anche contraddittorio 1977.
Lo ricordo con l’inferno in cui è finita quella stagione.
Lo ricordo con la possibilità di scrivere tutta un’altra storia. Non ci tengo affatto che la mia sia l’unica; non penso per niente che sia degna di attenzione solo questa. Tuttavia ad una cosa tengo più del bon ton: che il rimosso venga finalmente strappato dal sonno della ragione.
Da Palermo ho deciso che non chiamo più nessuna Italia, finché non si comincerà a dire che migliaia di ragazzini, figli dell’Isola che non c’è mai stata, morti per droga, furono - come disse Rocco Chinnici - vittime di mafia.
In memoria di tutti quei ragazzi, non verrò più ai piedi dei vostri mausolei, non farò più finta di non vedere - per motivi diplomatici, per quieto vivere - il vostro marcio protagonismo, non mi voterò più al vostro fasullo culto degli “eroi”.
Finché non darete un volto e una storia ai vostri figli, che un tempo avete sepolto nella vergogna e nel silenzio, e che ora non volete più nemmeno ricordare. Avete nascosto un pezzo di storia d’Italia sotto il tappeto della vigliaccheria.
Impastato tutto era, non certo un vigliacco. Fu uno di noi, che purtroppo imitammo troppo tardi. Ma non è tardi, oggi, per piantarla con questa conveniente memoria smemorata.
PIERO MELATI oggi sul suo diario fb
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