ph enzo sellerio
"Io per nove anni m’incasso quindicimila euro al mese senza fare un’emerita minchia.”
(Dalle intercettazioni relative all’inchiesta “Sorella Sanità”)
Ora, ferma restando la presunzione d’innocenza che - naturalmente - vale anche per tutti gli arrestati di oggi, io mi chiedo quale cortocircuito sociale e culturale abbia potuto generare un simile linguaggio, una tale mentalità, insomma, una simile classe di funzionari pubblici. In realtà, lo so. È qualcosa che viene da lontano, che abbiamo tollerato - e, quindi, alimentato - ogni giorno della nostra vita con i nostri silenzi, con le nostre paure, con i nostri compromessi. Ogni volta che siamo andati a votare e ci siamo lasciati convincere da chi ci consigliava il “voto utile” (leggasi “per il più potente”); ogni volta che ci siamo detti che “solo i cretini non si fanno raccomandare”; ogni volta che non abbiamo denunciato perché “ci conosciamo tutti”; ogni volta che abbiamo accettato che i nostri diritti ci venissero concessi come favori; ogni volta, ogni maledetta volta, che al merito, all’intelligenza, allo studio e ai sacrifici abbiamo preferito la furbizia, l’arroganza, i soldi e le scorciatoie verso la ricchezza. E chi ha tentato di resistere a tutto questo si è sentito ripetere per una vita che “le elezioni non si vincono con le belle parole”; “per governare bisogna scendere a compromessi”; “alla gente non interessa la cultura”, ma -soprattutto - che “bisogna parlare semplice, di cose concrete, etc. etc”. Ecco, l’intercettato di cui sopra parlava semplice e di cose concrete. Quindi, mi raccomando: votate per lui e per i suoi sodali alle prossime elezioni.
(Dalle intercettazioni relative all’inchiesta “Sorella Sanità”)
Ora, ferma restando la presunzione d’innocenza che - naturalmente - vale anche per tutti gli arrestati di oggi, io mi chiedo quale cortocircuito sociale e culturale abbia potuto generare un simile linguaggio, una tale mentalità, insomma, una simile classe di funzionari pubblici. In realtà, lo so. È qualcosa che viene da lontano, che abbiamo tollerato - e, quindi, alimentato - ogni giorno della nostra vita con i nostri silenzi, con le nostre paure, con i nostri compromessi. Ogni volta che siamo andati a votare e ci siamo lasciati convincere da chi ci consigliava il “voto utile” (leggasi “per il più potente”); ogni volta che ci siamo detti che “solo i cretini non si fanno raccomandare”; ogni volta che non abbiamo denunciato perché “ci conosciamo tutti”; ogni volta che abbiamo accettato che i nostri diritti ci venissero concessi come favori; ogni volta, ogni maledetta volta, che al merito, all’intelligenza, allo studio e ai sacrifici abbiamo preferito la furbizia, l’arroganza, i soldi e le scorciatoie verso la ricchezza. E chi ha tentato di resistere a tutto questo si è sentito ripetere per una vita che “le elezioni non si vincono con le belle parole”; “per governare bisogna scendere a compromessi”; “alla gente non interessa la cultura”, ma -soprattutto - che “bisogna parlare semplice, di cose concrete, etc. etc”. Ecco, l’intercettato di cui sopra parlava semplice e di cose concrete. Quindi, mi raccomando: votate per lui e per i suoi sodali alle prossime elezioni.
Massimo Pastore
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