I fantasmi dell’educazione a distanza
L’abitare è condizione di classe, lo sappiamo tutti. Ma tra
le case in cui ragazze e ragazzi stanno vivendo questi mesi di non scuola, le
distanze si stanno moltiplicando a dismisura, consolidando discriminazioni
che hanno la durezza delle mura che chiudono ciascuno dentro al proprio
appartamento.
Senza sceglierlo, la scuola si è trovata a compiere un balzo
indietro che ci riporta agli anni Cinquanta, prima delle due uniche
riforme che hanno realmente trasformato l’istruzione nel nostro paese:
l’introduzione della Scuola media unica nel 1962 e l’apertura delle classi ai
ragazzi portatori di disabilità nel 1977. Così, come in tanti film di
fantascienza, avveniristici contatti a distanza si intrecciano con costumi da
Medio evo, dove vale la legge del più forte.Se la ministra Lucia Azzolina ammette che un milione e seicentomila ragazzi non sono ancora raggiunti da alcuna forma di didattica, il diritto all’istruzione è di fatto sospeso per almeno un ragazzo su cinque. A questa percentuale va aggiunto il gran numero di bambini e ragazzi che, pur raggiunti, non riescono a seguire per via di connessioni troppo costose o altalenanti, o altre difficoltà. Una ragazza di Napoli lamenta che non può colloquiare con l’insegnante alle tre del pomeriggio perché nel suo basso a quell’ora i genitori dormono, sfiancati dalle nottate passate ai videogiochi, e un maestro di Terni che ha molti figli di immigrati in classe, si rifiuta di valutare a distanza i suoi alunni sostenendo che dovrebbe tenere conto dei metri quadri a disposizione, del numero di genitori o fratelli con cui dividono tablet e cellulari e delle condizioni acustiche in cui provano a concentrarsi. Più che didattica a distanza, da troppi glorificata a vanvera, dobbiamo chiamarla piuttosto didattica dell’emergenza, perché nelle case e tra i docenti sta avvenendo di tutto, come raccontano le innumerevoli storie che fioriscono e si diffondono, fornendo un quadro estremamente contraddittorio.
Molti narrano di ciò che accade ai
loro figli, ma non abbiamo dati certi sul numero dei fantasmi che si stanno
perdendo nelle loro case in solitudini sofferenti. Eppure questo è un tempo di grandi inciampi e
apprendimenti interessanti, per molti. Per spendere al meglio gli 85 milioni
messi a disposizione dal governo per fornire tablet agli studenti che non li
hanno, molte e molti insegnanti hanno dovuto affinare la loro attenzione
sociologica e svolgere inediti compiti di assistenza sociale, aiutati spesso da
gruppi di genitori rivelatisi solidali e da operatori del terzo settore, poco
considerati spesso nelle scuole, che si sono rivelati preziosi alleati per la
maggiore conoscenza che hanno sovente del territorio. Si stanno creando
alleanze preziose e inaspettate dunque, che già a partire dall’estate
potrebbero dar vita a sperimentazioni innovative importanti in collegamento con
i Comuni, creando le condizioni per un ritorno a un idea sociale e comunitaria
dell’educare non confinata alle sole aule scolastiche, ma utilizzando terrazze,
giardini, biblioteche dove ci stanno e altri luoghi della città.
Perché i fantasmi di oggi non
precipitino automaticamente nel gran calderone dei due milioni di giovani che
non studiano e non lavorano (leggi anche La
crescita dei Neet ora fa paura di Annarita Sacco, ndr), va ripensato il
ruolo che può avere la diffusione della cultura nei territori (leggi anche Una
scuola oltre le mura, di Paolo Mottana e Giuseppe Campagnoli, ndr), perché
una delle poche cose certe è che, riguardo alla dispersione, la scuola da sola
non ce la può fare. Stiamo caricando sulle spalle di figli e nipoti un debito
colossale. Il minimo sta nell’investire e impegnarci a predisporre per loro le
migliori esperienze educative possibili, perché le sfide che li attendono
richiedono grande conoscenza e notevoli doti di creatività.
FRANCO LORENZONI
Testo ripreso da https://comune-info.net/i-fantasmi-delleducazione-a-distanza/
5 maggio 2020
Pubblicato su Internazionale del 30
aprile 2020 (qui con l’autorizzazione dell’autore). Altri articoli di Franco
Lorenzoni sono leggibili qui; nelle librerie
il suo I bambini pensano grande. Cronaca di una avventura pedagogica
(Sellerio ed.).
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