12 maggio 2020

ROMPERE LE DISTANZE






I fantasmi dell’educazione a distanza

L’abitare è condizione di classe, lo sappiamo tutti. Ma tra le case in cui ragazze e ragazzi stanno vivendo questi mesi di non scuola, le distanze si stanno moltiplicando a dismisura, consolidando discriminazioni che hanno la durezza delle mura che chiudono ciascuno dentro al proprio appartamento.
Senza sceglierlo, la scuola si è trovata a compiere un balzo indietro che ci riporta agli anni Cinquanta, prima delle due uniche riforme che hanno realmente trasformato l’istruzione nel nostro paese: l’introduzione della Scuola media unica nel 1962 e l’apertura delle classi ai ragazzi portatori di disabilità nel 1977. Così, come in tanti film di fantascienza, avveniristici contatti a distanza si intrecciano con costumi da Medio evo, dove vale la legge del più forte.
Se la ministra Lucia Azzolina ammette che un milione e seicentomila ragazzi non sono ancora raggiunti da alcuna forma di didattica, il diritto all’istruzione è di fatto sospeso per almeno un ragazzo su cinque. A questa percentuale va aggiunto il gran numero di bambini e ragazzi che, pur raggiunti, non riescono a seguire per via di connessioni troppo costose o altalenanti, o altre difficoltà. Una ragazza di Napoli lamenta che non può colloquiare con l’insegnante alle tre del pomeriggio perché nel suo basso a quell’ora i genitori dormono, sfiancati dalle nottate passate ai videogiochi, e un maestro di Terni che ha molti figli di immigrati in classe, si rifiuta di valutare a distanza i suoi alunni sostenendo che dovrebbe tenere conto dei metri quadri a disposizione, del numero di genitori o fratelli con cui dividono tablet e cellulari e delle condizioni acustiche in cui provano a concentrarsi. Più che didattica a distanza, da troppi glorificata a vanvera, dobbiamo chiamarla piuttosto didattica dell’emergenza, perché nelle case e tra i docenti sta avvenendo di tutto, come raccontano le innumerevoli storie che fioriscono e si diffondono, fornendo un quadro estremamente contraddittorio.
Molti narrano di ciò che accade ai loro figli, ma non abbiamo dati certi sul numero dei fantasmi che si stanno perdendo nelle loro case in solitudini sofferenti. Eppure questo è un tempo di grandi inciampi e apprendimenti interessanti, per molti. Per spendere al meglio gli 85 milioni messi a disposizione dal governo per fornire tablet agli studenti che non li hanno, molte e molti insegnanti hanno dovuto affinare la loro attenzione sociologica e svolgere inediti compiti di assistenza sociale, aiutati spesso da gruppi di genitori rivelatisi solidali e da operatori del terzo settore, poco considerati spesso nelle scuole, che si sono rivelati preziosi alleati per la maggiore conoscenza che hanno sovente del territorio. Si stanno creando alleanze preziose e inaspettate dunque, che già a partire dall’estate potrebbero dar vita a sperimentazioni innovative importanti in collegamento con i Comuni, creando le condizioni per un ritorno a un idea sociale e comunitaria dell’educare non confinata alle sole aule scolastiche, ma utilizzando terrazze, giardini, biblioteche dove ci stanno e altri luoghi della città.
Perché i fantasmi di oggi non precipitino automaticamente nel gran calderone dei due milioni di giovani che non studiano e non lavorano (leggi anche La crescita dei Neet ora fa paura di Annarita Sacco, ndr), va ripensato il ruolo che può avere la diffusione della cultura nei territori (leggi anche Una scuola oltre le mura, di Paolo Mottana e Giuseppe Campagnoli, ndr), perché una delle poche cose certe è che, riguardo alla dispersione, la scuola da sola non ce la può fare. Stiamo caricando sulle spalle di figli e nipoti un debito colossale. Il minimo sta nell’investire e impegnarci a predisporre per loro le migliori esperienze educative possibili, perché le sfide che li attendono richiedono grande conoscenza e notevoli doti di creatività.

FRANCO LORENZONI
5 maggio 2020

Pubblicato su Internazionale del 30 aprile 2020 (qui con l’autorizzazione dell’autore). Altri articoli di Franco Lorenzoni sono leggibili qui; nelle librerie il suo I bambini pensano grande. Cronaca di una avventura pedagogica (Sellerio ed.).

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