21 maggio 2020

PIERO MELATI SUL CAPO DEL CONDOMINIO...






IL CAPO DEL CONDOMINIO
Piero Melati

Pensavo di avere scritto un’operetta di semplice fantamafia. Da stanotte e dalla giornata odierna sono uscito più confortato. Perché forse, al contrario, ho gettato addirittura, di certo a mia insaputa, e ovviamente non il solo, qualche utile semino di novella mafiascienza.
In questo corona-anniversario senza fanfare e autorità, ho sentito voci che in passato mai si ebbe il bene di udire, testimonianze semplici e sincere, relegate sempre in ultima fila, nelle tradizionali celebrazioni di rito degli anniversari, parole sempre sommerse dalle roboanti icone dell’egolatria ufficiale. Poterle finalmente ascoltare indisturbate è stato confortante.
Ma c’è una questione più urgente e attuale: anche il “capo condominio” della sanità siciliana (beccato per tangenti con il suo sodale agrigentino, per altro membro della commissione siciliana antimafia) era sotto scorta, come tanti prima di lui, per minacce dovute al suo presunto impegno in favore della legalità. Dunque, non si tratta soltanto di un antipatico circo Barnum votato alle retoriche celebrazioni e alla sterilizzazione dei fatti più inquietanti del passato, quello che spesso insistiamo a indicare come fasullo e non più potabile.
No: c’è anche un marcio evidente e ricorrente, annidato dentro l’apparato retorico ufficiale inaugurato nel dopo stragi del ‘92, che viene da tempo utilizzato non solo come scorciatoia per carriere da abili professionisti, ma anche come nuovo sistema di potere e copertura della novella corruzione. Sanità ma anche discariche, scioglimento sospetto di consigli comunali ma anche gestione dei beni sequestrati alla mafia, e avanti così.
Nuovi poteri occultati. A questo punto - ove venisse giudicato verosimile tale mio ragionamento - non vanno, come logico, perseguiti solo i singoli. Deve essere proprio posta la questione di smontare quel teatrino. Perché? Non ci sono dentro singole mele marce quali scandalose eccezioni. Niente affatto. Le mele marce sono la regola. Il teatrino della retorica è diventato pericoloso per la democrazia, poiché fornisce sempre alibi e coperture al malaffare e ai disegni occulti.
Questo contesto cosiddetto “antimafia” ha ormai una lunga storia: in passato si sono accasate presso i suoi accampamenti carriere, mezzi esperti dell’ultimora, comici, eroi di cartone, tangentisti, attori camuffati da leader civili e legalitari, affaristi. E purtroppo non solo. Sempre grazie alle danze sfrenate che hanno generato solo nebbia giudiziaria e storiografica, lo stesso ben più inquietante depistaggio sulla strage di via D’Amelio ha trovato casa sicura e lunghi alibi, nella presenza di tal variegato apparato non solo di intoccabili, ma proprio di mai criticabili, fatto (ormai lo si può dire) non solo di protagonismi vanitosi, scorciatoie giudiziarie in assenza di prove e/o elargizioni di terrene beatificazioni, ma anche rifugio di veri e propri malavitosi e strateghi della distrazione per le masse, attuata al fine di coprire occulte e inquietanti complicità del passato. Un territorio di incursori e comancheros che tessono le nuove tele criminali del presente, a noi tutti per lo più ancora sconosciute.

Palermo 21 maggio 2020

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