FILOSOFIA e SACRO FEMMININO
I greci intuivano nella linea che tratteggia gli occhi e il becco dei rapaci notturni le forme della lettera φ (phi), simbolo alfabetico della filosofia, in seguito della sezione aurea: un segno grafico che connette armonia, proporzione, bellezza e conoscenza.
Gufi, civette e nottole vedono nell’oscurità, come la sapienza, e un tempo sono stati compagni fedeli di dee dai molti nomi: hanno portato loro il dono della veggenza e della visione lunare, la capacità di interrogare le ombre. Prima ancora, forse, quando la Dea Uccello era primitiva e libera, sono stati la prima epifania del femminino sacro. Da allora, la strix ha compiuto mille metamorfosi: è accaduto ogni volta che una donna ha osato volare, ogni volta che è stata riconosciuta sacerdotessa o strega, che è stata perseguitata, diffamata o uccisa. Quando la dea è stata esiliata, anche i suoi famigli sono stati confinati nel recinto dei reietti, degli indesiderabili.
Erika Maderna
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