Alimena, Marineo, ecc. Ogni paese dell'entroterra siciliano ha i suoi.
Vengono chiamati "lamentatori" perché, ogni Giovedì o Venerdì Santo, intonano canti che piangono la passione e la morte di Gesù Cristo. Ma la radice di questi compianti rituali si perde nella notte dei tempi, riportandoci a prima di Adone, a prima di Dioniso.
La variante siciliana dei tenores sardi, a testimoniare dell'arcaicità e della sostanziale omogeneità di una Grande Civiltà di Pietra mediterranea, antica perlomeno quanto pecore, capre e pastori. Il modo di impostare la voce, le scale, l'articolazione della polifonia è assolutamente identica a quella che si ritrova nei cori tradizionali della vicina Corsica, ma anche nel ben più lontano Caucaso - forse poi non così lontano.
A ribadire i legami stretti che da sempre affratellano le diverse sponde del Mediterraneo: come un fiume carsico, testimonianze di un'ancestrale uni(ci)tà culturale oltre che geografica, riaffiorano attraversando mari e millenni.
CECILIA MARCHESE
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