PER CUTRO, 25 APRILE ALL’ANGELO MAI
Dall’inizio del 2023 gli sbarchi sulle nostre coste sono triplicati e le persone migranti che hanno perso la vita nel Mediterraneo centrale sono oltre 441 (dati OIM).
La recente tragedia del naufragio di Cutro non fa che evidenziare quanto le cosiddette politiche di contrasto all’immigrazione e rafforzamento della sicurezza delle frontiere si stiano configurando come formule contro i diritti umani. Il decreto che prevede forti limitazioni alle operazioni in mare di ricerca e soccorso delle ONG aggrava questa situazione.
Il 25 aprile, a partire dalle ore 15, l’Angelo Mai dedica una giornata alle vittime di Cutro. Sono previsti concerti, reading e interventi delle e dei rappresentanti delle ONG del soccorso in mare Mediterranea, Open Arms, Sea-Watch, Sos méditerranée e di Alarm Phone. Interverranno inoltre Arturo Salerni, Annalisa Camilli e attivisti di Baobab Experience e Progetto Diritti.
Tra gli artisti che si alterneranno sul palco: Collettivo Angelo Mai, Venerus, La Pucci, La Reina del Fomento, Galeffi, Lino Gitto, Roberto Dell’Era, Pierpaolo Capovilla, Hevi Dilara, Andrea Satta Têtes de Bois, MaTeMusik Band & Crew, Pino Marino, Diana Tejera, Francesco Forni & “The Total Reverends”, Treetops, L’Orchestra di Piazza Vittorio, 2Rud, Bob Angelini, Luca Carocci, Le NoChoice, Carlo Martinelli, Corasan, Vittorio Gervasi, Bluemotion, Sylvia De Fanti, Andrea Fish Pesce, Valerio Vigliar, Cristiano De Fabritiis, Fabio Rondanini, Giorgina Pi, Ou, RBSN, Wunder Tandem, Cane sulla Luna.
I ricavi del concerto saranno interamente devoluti ad Alarm Phone, rete transnazionale di attivistə che gestisce una linea telefonica auto-organizzata di supporto e in solidarietà con le persone che attraversano il Mediterraneo.
Racconta Luca Casarini, tra i fondatori di Mediterranea:
“Mediterranea è stata pensata e poi è nata nell’estate del 2018, all’apice di quella che veniva definita all’epoca la politica dei “porti chiusi”, promossa dall’allora ministro degli interni Matteo Salvini. Questa politica era votata ad una forte criminalizzazione e di respingimento delle navi del soccorso civile che all’epoca operavano nel Mediterraneo centrale, teatro di una tragedia umanitaria immensa, con decine di migliaia di morti innocenti che tentano la traversata per arrivare in Europa. Mediterranea nasce come risposta alla criminalizzazione della pratica del soccorso civile in mare.
Quando abbiamo deciso di istituire Mediterranea, abbiamo subito pensato che sarebbe stato necessario avere una nave con una bandiera italiana. Ad oggi la nostra è l’unica nave con la bandiera italiana della Civil Fleet, composta da 18 assetti navali, tre aerei si monitoraggio e una centrale telefonica 24 su 24 che è alarm phone. Mediterranea nasce così. A noi piace definirci come “una cospirazione del bene”. Il lavoro di costituzione e di acquisizione del mezzo e di formazione delle attiviste e degli attivisti, infatti, è avvenuto in termini segreti – i lavori sono stati condotti prevalentemente di notte in un piccolo cantiere di Augusta. Nella notte del 3 e 4 ottobre 2018 abbiamo annunciato la nostra esistenza quando abbiamo oltrepassato le acque territoriali. La fase pubblica è iniziata quella notte. Ad oggi abbiamo migliaia di associati e 50 nodi territoriali. In quel primo viaggio ero a bordo della Mare Ionio, ad oggi ho condotto dieci missioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo.
C’è una storia dietro ognuna di queste vite. Quello spazio infinito e così vulnerabile che è il mare aperto, contiene un incredibile spettro di emozioni: paura, solitudine, disperazione, ma anche condivisione, allegria, felicità, nel momento in cui il pericolo è passato.
La nostra vita come ong è iniziata la notte tra il 3 e il 4 ottobre 2018, nel quinto anniversario della strage di Lampedusa. Non ci siamo resi conto di questa coincidenza se non quando siamo partiti. Ecco, credo questa sia una grande metafora di come il modo migliore di utilizzare la memoria sia la pratica. Opporsi all’idea della strage andando in mare e impedire che le persone muoiano”.
Rachele Giorgi, che lavora per Sea – Watch all’interno del team italiano da circa tre anni, occupandosi di questioni legali legate alle operazioni:
“La storia che porto con me legata a Sea – Watch è legata al momento in cui – dopo due settimane trascorse sulla nostra nave – finalmente abbiamo ricevuto dalle autorità italiane l’assegnazione del porto di Augusta per lo sbarco. I volti, la felicità e la musica che ne sono conseguiti li porterò con me per sempre”.
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