Il percorso culturale di Roberto Roversi nell’ultimo lavoro di Giuseppe Muraca
Piero Lanfranco
Con questo saggio, Lottare per le
idee. Roberto Roversi, poeta e protagonista della cultura italiana
contemporanea, PENDRAGON, Bologna 2023, Giuseppe Muraca prosegue nella sua
analisi del pensiero critico che ha contribuito a preparare e sostenere
l’affermazione dei movimenti sociali degli anni Sessanta e Settanta. Muraca ci
ricorda come quel ciclo di protagonismo e azione diretta di una parte della
gioventù politicizzata sia stata anche connotata dalla “battaglia delle idee”,
dall’apporto dato da alcuni intellettuali di valore alla formazione delle
giovani generazioni che si opponevano in vario modo alle logiche di dominio del
sistema.
Lo sguardo di Muraca implicitamente si
contrappone alla diffusa lettura odierna che deforma e riduce quel ciclo di
grandi fermenti e di appassionata partecipazione politica ad “anni di piombo”.
Dopo aver proposto, accanto a numerosi altri saggi e articoli, una lettura di
Franco Fortini, Piergiorgio Bellocchio, Luciano Bianciardi, l’ultimo suo lavoro
ci offre lo studio dell’itinerario del poeta bolognese Roberto Roversi.
Non si tratta di un tradizionale studio
di storia della letteratura. Nel saggio di Muraca il tragitto poetico di
Roversi è sempre intrecciato e calato nel contesto dei vivaci fermenti culturali
del suo tempo, al punto che, anche chi non ha una specifica attenzione per il
discorso letterario, dalla lettura di Lottare per le idee trova stimoli
interessanti e un arricchimento culturale.
La prima parte del libro è dedicata agli
inizi, all’apprendistato, con l’esordio poetico, l’analisi delle novelle dei
primi anni Cinquanta, il rapporto di Roversi con l’Officina bolognese. Sono gli
anni in cui con altri intellettuali, dopo la “crisi del 1956”, si posiziona a
sostegno di una necessaria uscita da sinistra dallo stalinismo. Nella seconda
metà degli anni Cinquanta Roversi matura una svolta significativa nella sua
concezione del ruolo sociale e politico dell’attività letteraria e
dell’intellettuale, “diventando a tutti gli effetti un poeta civile”.
In questa nuova consapevolezza “Roversi
non vuole più essere un semplice testimone e rievocare il passato con nostalgia
e rimpianto. Infatti, nei suoi versi c’è tutta la netta opposizione di un uomo
e di un poeta per lo stato in cui versa l’Italia governata da una classe
dirigente che aveva tradito gli ideali del nuovo risorgimento e che stava
attuando un regime conservatore, autoritario e ingiusto e il rifiuto del
sistema neocapitalistico” (Muraca).
Una coscienza questa che accomuna il
poeta ad altri intellettuali che, in campi distinti e da punti di vista
diversi, esprimono il fecondo pensiero critico degli anni Sessanta. Si entra
quindi nella seconda parte del libro in cui Roversi è partecipe della
formazione e della crescita di una “nuova sinistra”. Si affaccia al nuovo
decennio con l’animo di chi è convinto che “occorre, per non lasciarsi
annichilire, affrontare la nuova realtà agguerriti”. Nel libro di Muraca
troviamo Roversi protagonista della rivista Rendiconti e del teatro politico
degli anni Sessanta. Nella poesia Descrizioni in atto Roversi interpreta la
cronaca del decennio schierato dal punto di vista “dei vinti e dei disperati,
dei dannati della terra”.
“A Torino il fatto che/un letto è
affittato/tre volte al giorno a tre immigrati meridionali/con turni diversi
nella grande fabbrica orgoglio della nazione/è naturale”.
Il poeta bolognese giunge alla vigilia
del 68 con la convinzione che “la letteratura ormai non aveva alcuna incidenza
sulla realtà, in quanto era stata assorbita e neutralizzata dal sistema
capitalistico”, ma “rovescia questo senso di impotenza con l’assunzione di una
funzione pratica e politica”. (Muraca).
Nel periodo della contestazione va
segnalato il rifiuto, da parte di Roversi, dei mezzi e dei canali ufficiali di
produzione, distribuzione e comunicazione dell’opera letteraria, anche
accostandosi all’uso del ciclostile, lo strumento per eccellenza per la stampa
e la produzione dei documenti e dei volantini dei nuovi movimenti.
La terza parte di Lottare per le idee è
dedicata agli anni 70 e 80, gli anni della grande partecipazione e
dell’entusiasmo per le trasformazioni in atto a cui ha fatto seguito il
ripiegamento nel “privato”. Qui Muraca tratta il rapporto del poeta con Lucio
Dalla, il teatro politico e un nuovo romanzo sperimentale. In questo capitolo
non poteva mancare, per un bolognese molto legato alla sua città, il Movimento
del 77 a Bologna.
Rileggere nel testo di Muraca alcune
parti dell’opera “Il libro Paradiso” (che per chi scrive è un testo mirabile),
pubblicata sul primo numero della rivista Il cerchio di gesso vuol dire
essere catturati dal clima del marzo 77 bolognese e riviverne le forti emozioni
del tempo. Nel movimento era conosciuto come A che punto è la città?
perché è la domanda che il poeta ripete in modo martellante. “Il poemetto è un
atto d’amore dedicato dal poeta alla sua città che stava vivendo giorni di
dolore e di lutto ed è da considerare una delle sue poesie più belle” (Muraca).
Il quarto capitolo del testo è dedicato
all’ultima produzione, forse meno conosciuta, del poeta bolognese.
“Questo non è un tempo orribile.
È un tempo nuovo.
Non è un tempo impossibile.
È un tempo in cui ogni sera
si aspetta una notizia
da Maratona”. (Roberto Roversi da Il libro Paradiso)
PIERO LANFRANCO
Nessun commento:
Posta un commento