LA PRIMA VITA DI GRAMSCI
dalle EDIZIONI di CULTURA SOCIALE agli EDITORI RIUNITI
La prima biografia di Gramsci di Lucio Lombardo Radice e Giuseppe Carbone, pubblicata nel 1952, esattamente nell’aprile, dalle "edizioni di cultura sociale", la casa editrice del PCI, con collane dirette da Felice Platone e dallo stesso Palmiro Togliatti. Ad essa si ispirarono le successive vite, a partire dalla mirabile “Vita di Gramsci“ di Giuseppe Fiori, Laterza 1966, che però ruppe con l’iconografia di partito, facendo apparire l’opuscolo (comunque di ben 260 pagine), un’operazione sostanzialmente propagandistica. Leggendolo attentamente, però, così non è, avvalendosi di testimonianze di prima mano, tra cui Togliatti e Terracini. Alcuni nodi problematici non sono proprio affrontati, come il rapporto con il partito nel carcere di Turi, le lettere del 1926 e del 1928, la cui acribia filologica e dietrologica è posteriore, ma il travaglio e le sofferenze patite dal filosofo marxista sardo sono molto ben presenti, e di più e meglio di moltissime altre successive biografie.
Le edizioni di cultura sociale poi si fusero con le edizioni Rinascita e l’Unita’, dando vita agli Editori Riuniti.
Un approfondimento su questo è possibile anche in rete: Il partito editore, Libri e lettori nella politica culturale del Pci 1945-1953 di Daniela Betti - tesi di laurea università di Bologna anno accademico 1986-1987
http://www.reteparri.it/…/uploads/ic/RAV0053532_1989_174-17…
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- Gramsci e Gobetti costituiscono i due riferimenti teorici per il Pci che — ancora non è finita la guerra — già ha approntato tre strumenti differenziati di diffusione e formazione delle idee: ‘L'Unità”, “Rinascita”, i libri. La triade quotidiano-rivista-libro è una costante nell’attività di propaganda e formazione ideologica del partito per tutto il periodo dell’esilio e della clandestinità; le Edizioni l’Unità nascono proprio dall’esigenza di pubblicare anche in Italia — ora che le condizioni lo consentono — quello che già da tempo il partito pubblicava all’estero. Il nucleo principale del catalogo delle Edizioni l’Unità, e ancor più delle successive Edizioni Rinascita, è costituito infatti dagli scritti di Marx, di Engels, di Lenin e di Stalin, sulla cui importanza per la formazione dei quadri insisteva Gramsci da Mosca fin dal 1925, invitando il partito a non abbandonare l’attività editoriale anche in una situazione di semiclandestinità.
[in nota: - II primo libro pubblicato dalla Società editrice l’Unità esce a Roma nell’estate del 1944 col titolo: Gramsci, scritti di Togliatti, Negarville, et al.; si tratta della riedizione di una antologia di scritti commemorativi e memorialistici pubblicata in Francia dalle Edizioni italiane di cultura sociale nel 1938, nel primo anniversario della morte di Gramsci.
- Fra la fine del 1920 e l’inizio del 1930 operano a Parigi e a Bruxelles le Edizioni italiane di cultura sociale: diretta da Ambrogio Donini, e per un breve periodo da Giorgio Amendola, la casa editrice pubblica una “Piccola biblioteca marxista” in volumi dalla carta leggerissima che vengono introdotti clandestinamente in Italia. In Unione Sovietica, dal 1936 al 1941, Togliatti collabora con la Casa editrice in lingue estere assieme a Luigi Amadesi, Felice Platone, Elena Montagnana Robotti; il gruppo editoriale svolge un’accurata opera di traduzione di numerosi testi di Marx, Engels e Lenin, pubblicazioni che, finita la guerra, giungeranno in migliaia di copie in Italia, almeno fino al 1949, anno in cui il governo italiano ne vieterà l’importazione (cfr. VII Congresso nazionale del Pci, Relazione sull ’attività dei gruppi parlamentari e delle commissioni centrali, Documenti per i delegati, Roma, 1951, p. 151).
- Antonio Gramsci, Necessità di una preparazione ideologica di massa (1925), in Scritti politici, a cura di Paolo Spriano, Roma, Editori Riuniti, 1978, vol. IlI, pp. 120-121.]
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La data di nascita degli Editori Riuniti è fissata nel marzo 1953, ma fino al 1956 sulle copertine dei libri pubblicati rimangono le diciture “Edizioni Rinascita” e “Edizioni di cultura sociale”, e solo nel copyright viene nominata la nuova casa editrice. Questo vale non solo per il completamento delle vecchie collane, ma anche per alcune nuove serie inaugurate dopo il 1953. Gli Editori Riuniti nascono da una fusione amministrativa delle due precedenti strutture che, almeno fino al 1956, mantengono una certa autonomia reciproca di programmazione editoriale. A conferma di ciò vale l’assenza di una sanzione ufficiale della nascita degli Editori Riuniti nella stampa comunista, nei documenti ufficiali di partito e sullo stesso “Giornale della libreria”. (..)
La risoluzione dell’agosto 1949, a conclusione del dibattito dell’Ufficio nazionale del Pci per il lavoro culturale, sottolinea che i compiti della lotta contro l’“oscurantismo” non possono essere affidati a questo o quel partito, ma anzitutto all’iniziativa degli intellettuali in prima persona, alle case editrici e alle istituzioni culturali, a una utilizzazione sistematica della produzione libraria democratica che deve assumere forme organizzate, attraverso la creazione di una rete di biblioteche popolari e una grande campagna di “illuminazione culturale”. L’editoria di partito è considerata dunque, dal Pci, come parte integrante di un sistema editoriale democratico che nel suo insieme è strumento di battaglia contro le forze più arretrate della cultura e della politica italiana.
[in nota: - Contro l'oscurantismo imperialista e clericale, Risoluzione della Direzione del Pci, 12 agosto 1949, VII Congresso. Documenti politici del Comitato centrale della Direzione e della Segreteria, Documenti per i delegati, Roma, 1951, pp. 132-138]
a cura di Ferdinando Dubla
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