Oratorio del Carminello, Palermo. Foto di Alida Fragale
Alida Fragale è una giovane storica dell'arte impegnata da anni a studiare e a far conoscere a tutti le bellezze storiche, artistiche e monumentali di cui è ricca la città di Palermo. Anche per questo ha attivamente collaborato con gli Amici dei Musei siciliani di Palermo, contribuendo a rendere sempre più viva l'esperienza palermitana de Le vie dei tesori.
In questo articolo Alida racconta cosa ha significato per lei questa indimenticabile esperienza. fv
Scrigni nascosti
e forzieri traboccanti: ecco i tesori di Palermo.
Alida Fragale
Quando
finisce un evento a cui hai creduto molto e hai donato ore e ore di lavoro, ti
lasci alle spalle una sorta di malinconia o di solitudine che, per giorni, si
lega al tuo cuore. Questo mi è accaduto da quando è finito Ottobre. Con esso, anche
quest’anno, saluto mestamente l’ennesima edizione de Le vie dei tesori, un festival di arte e cultura che da 10 anni ormai
mobilita l’intera città, portando,
almeno per un po’, una ventata di “risveglio culturale” tra la gente.
Dal 1 al 31 Ottobre infatti, per 5 week-end, Palermo apre le porte di tutti
quei tesori che abbiamo nella nostra splendida città, ma che spesso
dimentichiamo.
Scriveva
Giuseppe Fava nel suo libro “I siciliani” del 1983: “Palermo è la Spagna, i Mori, gli Svevi, gli Arabi, i Normanni, gli
Angioini. Non c'è altro luogo che sia Sicilia come Palermo, eppure Palermo non
è amata dai siciliani. Gli abitanti dell'isola si assoggettano perché non
possono altrimenti, si riconoscono sudditi, ma non vorrebbero mai esserne
cittadini ”. E in effetti è sempre stato così. Palermo è sontuosa, lo
sappiamo. Palermo è straordinaria sedimentazione di bellezza. A Palermo ci sono
talmente tante ricchezze storiche, artistiche e monumentali che, da opinione
comune, “potremmo vivere solo di turismo”; ma, purtroppo, per anni il regime
delle politiche amministrative ha obliato al dovere della Conservazione e della
Valorizzazione dei Beni Culturali e Monumentali, perseguendo un regime di
speculazione edilizia e di favoritismi politici, compiendo, a volte, anche irreparabili
scempi storici, valga per tutti il famoso “Sacco di Palermo”.
Oggi,
forse, le cose stanno cambiando e a dimostrarlo è l’associazione Amici dei Musei siciliani, presieduta da
Bernando Tortorici Principe di
Raffadali che, consapevole delle meraviglie nascoste tra i vicoli di Panormus, ha deciso di investire sulla
cultura e cercare di salvare la nostra “grande
bellezza”. Di passi avanti ne ha fatto questo Festival di cultura tutta
palermitana. Durante la prima edizione delle vie dei tesori i siti fruibili erano
10 e le persone coinvolte circa 15. Quest’anno invece i luoghi interessati sono
stati 92 tra Chiese barocche, Oratori Serpottiani, Ville liberty, Teatri
neoclassici, Cripte sotterranee, Musei e Archivi storici; senza considerare le
120 passeggiate guidate in giro per la città o le attività per bambini organizzate
da specialiste della Didattica dell’arte. I giovani coinvolti sono stati circa
500, tra laureati, specializzati, diplomati e ragazzi di alternanza scuola
lavoro: la vera risorsa fresca di quest’anno, infatti, è stata aver coinvolto
proprio i giovani delle scuole di
Palermo, ragazzi che rappresentano il futuro della nostra città, testimoni e
prossimi eredi depositari della memoria della ricca Conca d’Oro che, armati di
buona volontà e pieni d’entusiasmo, hanno raccontato decine e decine di volte, senza
sosta, a gente affamata di sapere, la storia di tutte le meraviglie della Zyz, la splendente ed antica Palermo.
La mia
esperienza con Amici dei Musei siciliani
va avanti da almeno 4 anni. Ho vissuto i progressi di una splendida macchina
organizzativa che quest’anno ha attirato l’attenzione di circa 250mila
visitatori, con una ricaduta economica di 2 milioni e 300mila euro sulla città,
a dispetto di chi afferma che “con la cultura non si mangia”. Ragazzi e
ragazze, signori e signore, adulti, giovani e anziani, classi di molte scuole,
vicini e lontani, architetti, ingegneri, casalinghe, professori, pubblici,
privati, disoccupati e ancora non nati: un fiume di persone affamato di cultura
si è snodato tra i vicoli del Teatro del Sole e il bilancio generale è stato un
successo universale.
Al primo
posto, presa d’assalto da oltre 11mila visitatori, la Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, la Chiesa più ricca e
barocca di Palermo, in pieno centro storico tra la Martorana, San Cataldo,
Palazzo delle Aquile, Fontana Pretoria e Palazzo Bonocore. Solo in questa
piazza si susseguono circa 500 anni di storia siciliana. Che bellezza! Al
secondo posto, fotografato da circa 9660 visitatori, il Villino Florio all’Olivuzza, che ha fatto respirare di nuovo l’aria
della bella epoque palermitana, di
inizio secolo, insieme a Villa Whitaker, Villino Favaloro, Villino Ida, Teatro
Massimo e Teatro Politeama. Massimo
esempio dell’ecclettismo liberty di Ernesto Basile, il Villino è specchio di
una realtà imprenditoriale, quella dei Florio, che ha fatto sognare Palermo e
l’ha arricchita di bellezze, cantine, tonnare, palazzi e dimore eleganti che
testimoniano ancora oggi, di che natura siano fatti i siciliani. Terzo posto
per il Palazzo Alliata di Villafranca,
sito in Piazza Bologni: 9300 persone non hanno resistito al fascino delle
stoffe verdi e gialle del Settecento e alla celebre Crocifissione di Antoon Van Dyck. E poi, a seguire, c’è chi è
rimasto in fila per ore pur di vedere il Rifugio antiaereo della seconda guerra
mondiale, che si snoda sotto Piazza Pretoria; chi ha cercato il Miqhwe, c’è chi non ha avuto paura a
scalare la Cupola del Santissimo
Salvatore pur di ammirare il panorama dall’alto, o chi si è divertito a Palazzo Branciforte con un racconto di
Mimmo Cuticchio; chi si è ritrovato dietro il palcoscenico del Teatro Massimo e
chi ha conversato con gli ultimi eredi di Villa
Pottino, chi ha ascoltato con piacere la storia di Giuseppe Cadili e della
sua scoperta della Camera delle
meraviglie, in via del Castro. Chi si è spostato fuori le mura per visitare
Villa Bordonaro e c’è chi è sceso
sottoterra tra Qanat e cripte
nascoste.
Alla
fine Ottobre è finito e adesso non ci sono più file dietro le nostre belle
Chiese. I palazzi si sono svuotati e sono rimasti solo gli appassionati. Ho
capito una cosa: non sarebbe bastato un mese intero per visitarli tutti questi
splendidi luoghi; abbiamo tanti scrigni nascosti in città e dobbiamo portarli
alla luce tutti. Uno per uno. Dobbiamo visitarli! Informarci! Studiarli!
Conoscerli!
Un
popolo senza la conoscenza della propria storia, origine e cultura, è come un
albero senza radici e le tradizioni sono le nostre radici. Un
popolo senza tradizioni è un popolo privo di anima. È come un castello di
sabbia destinato a venire spazzato via dalla prima ondata del mare, dalla prima
folata di vento e un edificio senza fondamenta non solo non può resistere alle
intemperie, ma non può nemmeno ergersi verso l’alto né verso il futuro, perché
è fragile e sempre in un equilibrio instabile.
Così, come i “valori fondamentali” stabiliti e
tramandati di padre in figlio o di madre in figlia (come il cognome o le proprietà) diventano uno
stile di vita virtuoso e duraturo, di generazione in generazione, allo stesso
modo le tradizioni che si sviluppano gradualmente nel corso dei secoli,
diventano “valori spirituali”, depositati saldamente nella mente e nel cuore di
un popolo: è una dinamica culturale che cresce naturalmente dagli sforzi, i
sacrifici, le esperienze e le prove che un popolo si trova a dover affrontare e
che si traduce in religione, costumi, lingua, letteratura, musica, giochi ma
soprattutto Arte da trasmettere alla discendenza! Storia, arte e cultura.
La
Sicilia e Palermo sono cammei di storia che non può e non deve essere
assolutamente dimenticata. Sentiamoci dunque eredi di una memoria storica
che va conservata, ma soprattutto tramandata alle generazioni future!
Alida
Fragale
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