Pechino, La Città Proibita
Tra il settembre e
l'ottobre del 1955 una piccola, ma importante delegazione del Partito
Socialista Italiano si recò in visita in Cina. C'erano il
segretario, Pietro Nenni, con la moglie Carmen e la figlia Luciana,
Raniero Panzieri, responsabile della commissione culturale del
partito, e Vincenzo Ansarelli in qualità d'interprete. Benché Nenni
viaggiasse a titolo personale c'era in quella visita qualche segnale
di disgelo anche da parte della Repubblica Italiana. Prima della
partenza egli aveva incontrato il presidente della Repubblica
Gronchi, il presidente del consiglio Segni e il ministro degli Esteri
Martino, il che aveva suscitato polemiche da parte della destra. In
Cina ebbe peraltro incontri politici al più alto livello, con il
presidente Mao Tse Tung e con il primo ministro Chou En Lai. Tredici
anni più tardi, da ministro degli Esteri nel governo Rumor, Pietro
Nenni avrebbe aperto trattative formali per l'apertura di relazioni
diplomatiche con la Cina comunista, che si conclusero positivamente
nel 1970. L'Italia svolse nell'occasione un ruolo di battistrada
rispetto alle altre nazioni occidentali.
Sul viaggio, oltre ai
preziosi appunti nei diari di Pietro Nenni, fornisce notizie un
articolo di Raniero Panzieri, pubblicato sul numero di novembre 1955
di Mondo Operaio (Note di un viaggio in Cina).
Panzieri, peraltro, vergava nel corso della visita appunti personali,
che furono pubblicati postumi con il titolo Diario cinese,
del quale è già presente in questo blog un brano dedicato a Chou En
Lai
(http://salvatoreloleggio.blogspot.it/2013/01/cel-comunista-moderno-giovane-forse-un.html). Qui
riprendo il breve, ma molto sugoso, resoconto della visita della
delegazione italiana alla cosiddetta Città Proibita, già sede del
potere imperiale. (S.L.L.)
Il miracoloso legame tra la vecchia e la nuova Cina
Raniero Panzieri, 1955
Giovedì 6 ottobre.
Visita alla Città
proibita, immensa, ora in parte sede del governo popolare, in parte
museo, in parte bellissimo parco. Il direttore che ci accompagna è
un tipo di intellettuale raffinato, vecchio stile, che a noi richiama
l’immagine banale del mandarino. Alla fine della visita, quando ci
spiegherà che cosa ha dovuto fare il governo per mettere in ordine
la Città e il museo, quando ci dirà con lunghissime pause la
depredazione e la devastazione compiute da Chiang Kai-shek, rivelando
nello stesso tempo una forte e fine cultura storica e artistica, un
gusto appassionato per l’arte cinese classica, ci rappresenterà
ancora una volta il miracoloso legame della vecchia e della nuova
Cina.
Purtroppo le opere di
pittura, i bronzi, le porcellane, le giade, gli avori, quasi tutto è
stato portato via da C. K. S. Il governo popolare sta ricomprando le
opere quando e dove può, in America soprattutto. Vi sono tuttavia
cose molto belle, una pittura soprattutto su seta, della dinastia
Chang, lunghissima, con scene della vita in campagna e in città, che
rivela una specie di fortissimo Bruegel. E dovunque, nella pittura in
particolare, senti anche nelle opere di corte più stilizzate un’arte
forte, piena di carica intellettuale e satirica, un’arte la cui
raffinatezza non è quasi mai astratto bizantinismo. Ritrovi
dappertutto nell’arte cinese il segreto dell’opera di Pechino, di
uno spettacolo sviluppatosi all'ombra della Città proibita, sotto la
protezione della corte, e tuttavia profondamente legato all’anima
della nazione, impregnatissimo, e talora quasi apertamente espressivo
di un atteggiamento di ribellione popolare ( gli eroi, la giustizia,
la vendetta). E il profondo legame dell’arte figurativa, anche
nelle arti minori, della decorazione, e dell’architettura con il
paesaggio cinese, con la natura, è la conferma del suo carattere
profondamente realistico.
Pomeriggio, visita nella
via degli antiquari e ovvie scoperte. Liang è un amatore e ci spiega
come questo sia il momento migliore per comprare cose antiche.
Visita alla stamperia
d’arte. Ancora un simbolo della ricerca del governo popolare di
riportare alla luce tutte le tradizioni artistiche e culturali, ma
una ricerca in cui non c’è nulla di sforzato, di retorico, di
propagandistico. In questo caso non ha fatto che fornire un aiuto e
soprattutto valorizzare un artigianato artistico che stava per
perire.
In Raniero Panzieri, L'alternativa socialista, Scritti scelti 1944-1956, Einaudi 1982
Nessun commento:
Posta un commento