13 marzo 2017

R. M. RILKE, Tu pensi fiori


Foto di Nurpamina Nst

Tu pensi fiori, grappoli, tralci...
Certo non parlano questa più timida
lingua dei mesi. Dal buio una varia
ricchezza sorge, e ha il colore d’invidia
dei morti si nutre la zolla.

Noi che sappiamo di tante fila?
Da molto tempo certo la molle
creta sopporta un’impronta sottile.
Ora ti chiedo: dànno di cuore?

È questo il frutto di un’opera lenta
di schiavi a noi che restiamo i signori?
O sono loro i padroni: chi giace
alle radici e a noi manda in silenzio
un suo superfluo vigore di baci?

Rainer Maria Rilke

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