Stefano Vilardo visto da Nicolò D'Alessandro
Stefano Vilardo è noto, soprattutto, per Tutti dicono Germania Germania. Poesie
dell’emigrazione (Garzanti 1975, Sellerio 2007). Un capolavoro che,
malgrado la fortuna che ha avuto, non ha finito di dire tutto quello che,
ancora, ha da dire.
In tutti i libri che Vilardo ha scritto, anche in
quelli più lirici e, apparentemente, lontani dalle sue più concrete esperienze,
il maestro di Delia ha sempre finito per parlare della sua vita, delle persone
che ha incontrato lungo il suo cammino, del suo amore per i libri, la cultura e
la cucina popolare siciliana, della sua intatta capacità di meravigliarsi ed indignarsi.
Ne Le nevi di
una volta . Racconti, Thule, Palermo 2016,
sono stati raccolti, con l’attenta cura di Giuseppe Saja, dieci brevi
racconti del maestro di Delia (CL). La maggior parte di essi, per la verità,
erano già stati pubblicati in luoghi diversi. L’idea di raccoglierli in un
unico volume, con qualche piccola variante, ci è sembrata felice perché questi racconti
si tengono per mano tra loro e ognuno non è altro che una tessera dello straordinario
mosaico della sua vita e della sua opera.
Particolarmente bello ci è apparso il primo, forse
l’unico vero inedito, - intitolato Oh,
sì, che mi ricordo!- che descrive con giovanile vivacità il viaggio in
automobile, compiuto nel 1963, da Caltanissetta a Bagheria, insieme
all’inseparabile Leonardo Sciascia (Nanà
e Stestè si sono chiamati
reciprocamente, fin dall’adolescenza e poi per sempre, i due inseparabili
amici), per andare a vedere una delle prime mostre fotografiche del giovane
Ferdinando Scianna che, allo scrittore di Racalmuto, offrì più di uno spunto
per scrivere, due anni dopo, uno dei suoi testi più dirompenti sulla visione
materialistica della vita del popolo siciliano (Le feste religiose in Sicilia,1965).
Il racconto di Vilardo si snoda tra ricordi che
oscillano continuamente tra passato e presente, con punte di autentico lirismo
quando descrive il paesaggio naturale di quegli anni: « Eravamo in piena primavera […]. Il cielo
era un celeste prato macchiato appena da qualche cirro. Le Madonie rilucevano
di ramati bagliori che si sprigionavano dai martoriati calanchi che la furia di
vecchie e nuove intemperie avevano scavato.» (pag. 17)
Efficace e puntuale la descrizione
dell’incontro con il poeta Ignazio Buttitta:
« come una tromba d’aria, come un
ciclone, ci investì il Poeta, u pueta ,come
affettuosamente era chiamato dai suoi compaesani, che ci trascinò, gesticolante
e vociante, nella sua putia di esperto
salumiere: pile traballanti di stuzzicanti canestrati, rosari di salsicce
stagionate, salumi, pancette, tocchi di profumatissimo lardo, e cacciatorini,
cacicavalli, prosciutti, mortadelle, pendevano come stalattiti dalla concava
volta della salumeria. Poeta e salumiere? Sì, e che c’è di strano! Voltaire,
letterato, filosofo, storico…era anche un fortunato e avveduto capitalista.[…]
E Rimbaud poeta in gioventù – e che poeta! – poi divenne commerciante di armi
e, si dice, di schiavi. » (pp. 18-19) . Il ritratto che in queste righe Vilardo
fa del poeta di Bagheria è davvero uno dei più corrispondenti alla realtà che
siano mai stati fatti. Indimenticabile la descrizione dei tradizionali scambi
di saluti con la gente del paese che incrociavano: «Ossa binidica, Pueta» […] E u
pueta, con la sua solita allegria, maliziosamente rispondeva: Santu figliu e fatti arrassu. Oppure con
un pizzico di maligno piacere: Lu Signuri
ti sbiddica!- (pag. 19).
Da questi splendidi racconti autobiografici emergono
i mille volti di Vilardo, il suo faticoso processo di formazione, dai tempi in
cui si sentiva solo un saccu di vastuni, al
decisivo suo primo incontro con Leonardo Sciascia ( favorito da una
provvidenziale bocciatura che lo fece diventare compagno di banco di Nanà alle Magistrali di Caltanissetta,
prima, e amico fino al suo ultimo giorno di vita descritto in modo toccante in
uno di questi racconti Settembre), la
sua giovanile gioia di vivere accompagnata sempre da un pessimismo quasi leopardiano.
Francesco Virga
Stefano
Vilardo, Le nevi di una volta. Racconti. Introduzione
e cura di Giuseppe Saja, Thule, Palermo 2016, pp.84, 10,00 euro.
Nessun commento:
Posta un commento