Pubblico oggi un
articolo di Ennio Remondino che cerca di spiegare la ragioni della nuova
impennata dello spread insieme ad un appello firmato da personalità diverse in cui si denuncia la sistematica
deformazione della realtà nella rappresentazione della crisi finanziaria che
sta investendo l’Europa.
Un po' come i mutui sulla casa a tasso variabile. Sotto inchiesta sarebbero almeno dodici trader di nove istituti finanziari in tutto il mondo, che avrebbero collaborato nel manipolare i tassi d'interesse interbancari in continenti diversi. I nuovi dettagli, emersi dall'indagine fanno sospettare che la frode fosse diffusa e sia andata avanti per anni. Nel nome del Libero Mercato. Proviamo a capirci qualcosa. I ladroni non ancora punibili fanno di mestiere i "Trader", gli operatori finanziari che comprano e vendono azioni, obbligazioni, e derivati sulle varie borse valori e su altri mercati mobiliari. I trader possono essere professionisti, gli stessi piccoli investitori e gli speculatori che stanno facendo fallire mezza Europa. Più questi ultimi che gli altri.
I fantastiliardi di Paperone. Il trucchetto dei nostri Trader disonesti (abbiamo appena scoperto che l'acqua calda brucia), taroccavano l'indice Libor. Cerchiamo di capire. La parolaccia indica il London Interbank Offered Rate (inglese, tasso interbancario su Londra), un tasso variabile di riferimento per i mercati finanziari. Viene calcolato giornalmente dalla British Bankers' Association in base ai tassi d'interesse richiesti per cedere a prestito depositi di una certa valuta. Ti servono alcuni miliardi di dollari, o di sterline, o di euro? Eccoli pronti. A un certo tasso di interesse. Immaginiamo di aumentare quel già discutibile indice di uno 0,1, mezzo centesimo ogni 100, e proviamo a fare i conti. Secondo il quotidiano Economist, questi gangster in giacca e cravatta avrebbero orchestrato la manipolazione dell'Euribor (l'altro indice europeo) e del Libor, i tassi che determinano gli interessi che anche noi finiamo per pagare alle banche. Per un valore totale di 500 trilioni di dollari. Visto che siamo precipitati nei fantastiliardi di Paperon de Paperoni, ripetiamo la cifra in altra maniera. Proviamo a scrivere il nostro ipotetico 1 milione del signor Bonaventura: 1.000.000. Se aggiungiamo altri 12 zero, abbiamo fatto il nostro Trilione. Oppure un milione di bilioni, che poi è soltanto un milionesimo di quadrilione.
Al Capone era tenerello. Dalle tavole di Topolino scendiamo sulla terra. Quattro fra le più grandi banche d'Europa sono sotto inchiesta. La Barclays, seconda maggiore banca inglese, presunta capobanda di questi gangster economici planetari. Altre banche nel mirino dell'indagine sono Crédit Agricole, Hsbc, Deutsche Bank e SocGen. Lo scandalo ha per il momento causato una multa di 290 milioni di sterline alla Barclays e ha costretto il banchiere più ricco di Londra, Bob Diamond, a dimettersi. Ma i presunto complici sono molti altri. L'Italia al momento non è compresa in questa mafia bancaria, ma aspettiamo ulteriori indagini. La scoperta di una truffa così vasta e complessa ha moltiplicato gli appelli a una completa riforma del mondo finanziario. La porta della stalla chiusa quando i buoi sono scappati. Ed ecco che il governatore della Banca d'Inghilterra Mervyn King ha invitato i suoi colleghi ad un incontro in Svizzera per settembre. Forse, avesse proposto le isole Cayman, poteva andar bene anche agosto. Intanto il Times di Londra rivela che altre quattro banche inglesi sono sotto indagine per appurare se hanno permesso riciclaggio di denaro sporco del narcotraffico e possibilmente anche di organizzazioni terroristiche, come è stato fatto dalla Hsbc negli Stati Uniti. "Banksters" al lavoro, anche in questo campo.
Pubblicato il 25 luglio 2012 da http://www.megachip.info/
Fonte: http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=31036&;typeb=0&I-banchieri-gangster-tra-spread-e-truffe.
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FURTO D’ INFORMAZIONE
La politica
è scontro d'interessi, e la gestione di questa crisi economica e sociale non fa
eccezione. Ma una particolarità c'è, e configura, a nostro avviso, una grave
lesione della democrazia.
Il modo in cui si parla della crisi costituisce una sistematica deformazione della realtà e una intollerabile sottrazione di informazioni a danno dell'opinione pubblica. Le scelte delle autorità comunitarie e dei governi europei, all'origine di un attacco alle condizioni di vita e di lavoro e ai diritti sociali delle popolazioni che non ha precedenti nel secondo dopoguerra, vengono rappresentate, non soltanto dalle forze politiche che le condividono (e ciò è comprensibile), ma anche dai maggiori mezzi d'informazione (ivi compreso il servizio pubblico), come comportamenti obbligati ("non-scelte"), immediatamente determinati da una crisi a sua volta raffigurata come conseguenza dell'eccessiva generosità dei livelli retributivi e dei sistemi pubblici di welfare. Viene nascosto all'opinione pubblica che, lungi dall'essere un'evidenza, tale rappresentazione riflette un punto di vista ben definito (quello della teoria economica neoliberale), oggetto di severe critiche da parte di economisti non meno autorevoli dei suoi sostenitori.
Così, una teoria controversa, da molti ritenuta corresponsabile della crisi (perché concausa degli eccessi speculativi e degli squilibri strutturali nella divisione internazionale del lavoro e nella distribuzione della ricchezza sociale), è assunta e presentata come autoevidente, sottraendo a milioni di cittadini la nozione della sua opinabilità e impedendo la formazione di un consenso informato, presupposto della sovranità democratica.
Non possiamo sottacere che, a nostro giudizio, a rendere particolarmente grave tale stato di cose è il fatto che la sottrazione di informazione che riteniamo necessario denunciare coinvolge l'operato delle stesse più alte cariche dello Stato, alle quali la Costituzione attribuisce precise funzioni di garanzia e vincoli d'imparzialità. Tutto ciò costituisce ai nostri occhi un attacco alla democrazia repubblicana di inaudita gravità, che ai pesantissimi effetti materiali della crisi e di una sua gestione politica volta a determinare una redistribuzione del potere e della ricchezza a beneficio della speculazione finanziaria e dei ceti più abbienti assomma un furto di informazione e di conoscenza gravido di devastanti conseguenze per la democrazia.
Alberto Burgio, Mario Dogliani, Gianni Ferrara, Luciano Gallino, Giorgio Lunghini, Alfio Mastropaolo, Guido Rossi, Valentino Parlato
Il modo in cui si parla della crisi costituisce una sistematica deformazione della realtà e una intollerabile sottrazione di informazioni a danno dell'opinione pubblica. Le scelte delle autorità comunitarie e dei governi europei, all'origine di un attacco alle condizioni di vita e di lavoro e ai diritti sociali delle popolazioni che non ha precedenti nel secondo dopoguerra, vengono rappresentate, non soltanto dalle forze politiche che le condividono (e ciò è comprensibile), ma anche dai maggiori mezzi d'informazione (ivi compreso il servizio pubblico), come comportamenti obbligati ("non-scelte"), immediatamente determinati da una crisi a sua volta raffigurata come conseguenza dell'eccessiva generosità dei livelli retributivi e dei sistemi pubblici di welfare. Viene nascosto all'opinione pubblica che, lungi dall'essere un'evidenza, tale rappresentazione riflette un punto di vista ben definito (quello della teoria economica neoliberale), oggetto di severe critiche da parte di economisti non meno autorevoli dei suoi sostenitori.
Così, una teoria controversa, da molti ritenuta corresponsabile della crisi (perché concausa degli eccessi speculativi e degli squilibri strutturali nella divisione internazionale del lavoro e nella distribuzione della ricchezza sociale), è assunta e presentata come autoevidente, sottraendo a milioni di cittadini la nozione della sua opinabilità e impedendo la formazione di un consenso informato, presupposto della sovranità democratica.
Non possiamo sottacere che, a nostro giudizio, a rendere particolarmente grave tale stato di cose è il fatto che la sottrazione di informazione che riteniamo necessario denunciare coinvolge l'operato delle stesse più alte cariche dello Stato, alle quali la Costituzione attribuisce precise funzioni di garanzia e vincoli d'imparzialità. Tutto ciò costituisce ai nostri occhi un attacco alla democrazia repubblicana di inaudita gravità, che ai pesantissimi effetti materiali della crisi e di una sua gestione politica volta a determinare una redistribuzione del potere e della ricchezza a beneficio della speculazione finanziaria e dei ceti più abbienti assomma un furto di informazione e di conoscenza gravido di devastanti conseguenze per la democrazia.
Alberto Burgio, Mario Dogliani, Gianni Ferrara, Luciano Gallino, Giorgio Lunghini, Alfio Mastropaolo, Guido Rossi, Valentino Parlato
Il manifesto
24 luglio 2012
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