Prima l' attacco alle pensioni. Poi la controriforma del lavoro, che ha
liberalizzato precarietà e licenziamenti mentre la crisi economica avanza. Ed
ora la manovra correttiva di tagli sociali, ipocritamente coperta dall’uso dell’inglese. Ma quale spending review del cavolo!
Assisteremo sicuramente a qualche operazione di facciata, che verrà esaltata
dalla sempre più insopportabile stampa di regime per coprire i tagli veri. Che
come in Grecia saranno su tre fronti.
Privatizzazioni con svendita del patrimonio pubblico. Licenziamenti dei
dipendenti pubblici, che come ad Atene non bastano e non basteranno mai a far
quadrare i conti, ma che scateneranno nuovi drammi occupazionali nel pubblico
come nel privato. Tagli drammatici a tutti i servizi sociali e in particolare a
quelli sui quali si può fare cassa subito, i trasporti e la sanità.
Proprio in Grecia l’organizzazione mondiale della sanità ha riscontrato una
pericolosa regressione delle condizioni sanitarie per una popolazione sempre più
povera, soprattutto per fanciulli ed anziani. Con le misure in atto ed
annunciate dal governo Monti succederà la stessa cosa da noi. Prevenzione,
controlli, cure saranno sempre più difficili da ottenere senza costi
insopportabili per chi ha un basso reddito. E i poveri si ammaleranno di più.
Ora, a parte la timida reazione dei Sindacati dei lavoratori, l’insieme del
Paese sembra stordito ed incapace di cogliere la gravità del momento che stiamo
vivendo.
Un articolo di Giorgio Cattaneo, pubblicato qualche giorno fa su http://www.megachip.info,
aiuta a comprendere meglio quanto sta accadendo e tenta di indicare possibili alternative:
GIORGIO CATTANEO, ORGANIZZARE LA
SPERANZA
La prima notizia è che le cose vanno
di male in peggio: si profila il taglio epocale del
sistema di welfare sul quale si sono basati decenni di progresso e pace
sociale. Decenni turbati da crisi profonde, ma con sempre una luce in fondo al
tunnel: un sistema di diritti e di solidarietà garantite, nonché la fiducia in
un avvenire migliore, per sé e per i propri figli. La seconda notizia forse è ancora
più preoccupante: la società civile non reagisce e, per ora, si
limita a subire in silenzio le spietate punizioni di massa che gli scienziati
europei del “rigore” hanno commissionato a Mario Monti.
Dietro la maschera del saggio
guaritore incaricato di organizzare la “ripresa”
mediante le più drastiche “riforme strutturali”, medicina amara ma necessaria,
il tecnocrate del Bilderberg e della Goldman Sachs, esponente dell’élite
finanziaria mondiale, sta inoculando nel sangue italiano tossine mortali, in
grado di stroncare per decenni qualsiasi economia.
Monti è a Palazzo Chigi grazie al
presidente Napolitano, col pieno sostegno di Bersani, Casini e Berlusconi. Il
vero “mandante” è Mario Draghi, presidente della Bce (sostenuto da Berlino, non
da Roma) nonché esponente del “Group of 30”, potentissima lobby planetaria
specializzata nel piegare le leggi degli Stati agli interessi egemonici delle
grandi multinazionali, le stesse che fra poco erediteranno – per quattro soldi
– quel che resterà dell’Italia, paese che figura tuttora tra le prime 7 economie
del mondo.
Lo hanno chiamato “golpe finanziario”,
senza timore di evocare dietrologie e complottismi: sono lì a confermare i
peggiori sospetti il taglio senza anestesia del sistema sanitario nazionale,
che colpisce tutti a cominciare dai più deboli – poveri, vecchi, bambini – e
viene dopo la controriforma del lavoro, l’attacco alle pensioni, l’aumento
dell’Iva e della benzina, l’imposizione dell’Imu, il taglio del pubblico
impiego. Il ricatto
dello spread ha prodotto una terapia-choc lineare, orizzontale,
non selettiva, destinata solo ad aggravare la crisi e deprimere i consumi,
terremotare la vita delle famiglie, spaventare giovani e anziani, strappare le
ultime sicurezze rimaste diffondendo angoscia in tutta la società italiana.
I grandi media reggono la coda a Monti e
fingono di credere al cosiddetto risanamento dei tecnocrati, che in realtà – lo
dice il Premio Nobel per l’economia Paul
Krugman – è una falsa cura, che servirà solo a uccidere il
moribondo. I grandi giornali, coi loro editori-affaristi e i loro economisti di
corte, gli editorialisti reclutati dalle stesse illustri accademie dimostratesi
perfettamente incapaci di prevedere la crisi più devastante dal dopoguerra,
concorrono al sonno clinico di una politica annichilita dalla propria mediocrità,
dai privilegi di casta, dalle piccole ragioni di bottega.
Una politica incapace di risposte
perché innanzitutto priva di visione: vent’anni
ininterrotti di ipnosi collettiva, attorno al folklore di Bossi e Berlusconi,
mentre la “guerra infinita” inaugurata dall’11 Settembre ha cambiato il mondo [...].
A partire dal clamore di “Occupy Wall
Street”, è venuta alla luce solo negli ultimi anni la grande protagonista
occulta delle nostre disgrazie: la finanza, che ha strangolato l’economia.
Lentamente, affiorano strane connessioni: si scopre che la tanto sospirata
unità europea, l’agognato traguardo cui anelava l’antifascismo veggente di Altiero
Spinelli, non è stata una costruzione realmente federale, né
tantomeno democratica, perché la cessione delle sovranità nazionali non è stata
negoziata in cambio del controllo popolare sul governo del continente.
Gli elettori europei votano solo il
Parlamento di Strasburgo, che non ha nessun potere sull’esecutivo comunitario,
la Commissione di Bruxelles che riscrive le regole del nostro futuro: dal Trattato di Maastricht fino al
Fiscal Compact, è stato consolidato un assetto autoritario,
senza validazioni referendarie, che dal 1° gennaio 2013 toglierà agli Stati
anche l’emblema della loro stessa ragion d’essere, ovvero la sovranità in
materia di spesa pubblica. Ogni singolo bilancio dovrà prima essere validato da
oscuri tecnocrati che nessuno ha eletto, ma che sono stati tutti autorevolmente
designati dal super-potere economico e finanziario, lo stesso che – con
l’introduzione di una moneta “privata” come l’euro – ha mutilato gli Stati
della propria autonomia, trasformando il debito pubblico, motore storico dello
sviluppo sociale (scuole, ospedali) in una autentica tragedia.
Analisti come Giulietto Chiesa
tendono a mettere in relazione il declino forzato dell’Europa – indotto dalla
crisi dell’euro e della finanza, orchestrata da Wall Street – con la grande
paura degli Usa: anche se i cittadini americani ne sono sostanzialmente
all’oscuro, il loro governo sa benissimo che la resa dei conti con la Cina è
ormai vicinissima. In appena una manciata di anni si dovrà decidere come
spartire le ultime risorse strategiche del pianeta – acqua, terra, agricoltura,
gas, petrolio – e c’è il rischio concreto che la parola possa tornare alle
armi, come dimostra il pericoloso attivismo politico-militare statunitense
nelle aree-frontiera con gli interessi geopolitici cinesi.
Fino a ieri, studiosi come Serge Latouche e Maurizio Pallante
venivano liquidati come cassandre
stravaganti; oggi si comincia a comprendere che la decrescita
di cui parlano è un modo intelligente per non subire del tutto la decrescita
vera, quella che l’impero occidentale in agonia ci sta già cominciando a
riservare.
Se l’Iran
sarà la prossima tappa della nuova guerra fredda, quella
europea resta una retrovia strategica, che forse è meglio tenere sotto
controllo con la paura della crisi artificiale, quella decisa a tavolino dalla
finanza, dietro cui però si profila un’altra crisi, ancora peggiore, per
fronteggiare la quale probabilmente non basterà neppure più il ritorno alle
sovranità vitali che la falsa Unione Europea ha scippato ai popoli, con la
complicità di partiti e governi.
In Italia, l’unica vera novità politica –
controversa fin che si vuole – è rappresentata da Beppe Grillo:
efficace, se non altro, nel colpire la casta degli zombie attraverso una
mobilitazione dal basso dell’opinione pubblica, trasformata in cittadinanza
attiva per un progetto a termine, e cioè salvare il salvabile, sfrattare
partitocrati corrotti, promuovere competenze e soluzioni razionali, riprovare a
investire sul futuro. Manca
un vero programma adeguato al drammatico scenario nazionale e internazionale,
dicono molti critici, ma intanto l’eliminazione dell’ostacolo principale –
licenziare i maggiordomi dei potentati economici – non può che essere un primo
passo indispensabile.
Sono in molti a sostenere la necessità
ormai drammatica di una convergenza universale di uomini e donne di buona
volontà, ben consapevoli delle smisurate difficoltà che avranno di fronte: la sovranità democratica del singolo
cittadino è ormai ridotta a zero, tutte le decisioni che
riguardano la sua vita sono prese altrove, lontanissimo, da poteri sempre più
irraggiungibili. Resta aperta, in parte, la via dei territori: piccoli sistemi
sociali, geograficamente ravvicinati, possono provare a riconvertire l’economia
riducendo progressivamente le proprie dipendenze, anche con l’aiuto della
finanza etica.
Quello che serve, oggi più che mai, è una politica capace di
sistematizzare i nuovi strumenti della speranza e sostenere i modelli virtuosi.
Un alfabeto politico chiaro e leale, in grado di parlare la lingua del mondo e
lavorare ogni giorno per la pace giusta di un futuro possibile, allontanando la
disperazione collettiva in fondo alla quale, prima o poi, c’è sempre la guerra
Da
http://www.megachip.info
poche righe sull'URGENZA di AGIRE LOCALMENTE
RispondiEliminaappello civile, al paese subalterno (sotto scacco di poteri FORTI) decomposto con " Prima Repubblica" ( tangenti, cemento SELVAGGIO, bombe senza colpevoli, ecc.) Agire localmente ! ricordi amo Alex Langer !
Sienziosamente in un paese irriconoscibile, tradito e abbandonato da partiti (eredi del fascismo padrone) alla deriva della CRISI GLOBALE MONDIALE....
Fne della crescita: la nuova generazione senza futuro” ( rottami della partitocrazia USANO ancora retoriche come Riformismo...
ATTENTI al "golpe finanziario” di ’élite del capitalismo post-industriale globalizzato ( fame di denaro, cioè di sfruttamento ) occorre stare allertati (siamo .. europei vessati da un governo comunitario non-democratico, non-eletto, che revoca sottobanco la sovranità dei popoli neutralizzando gli Stati,) sul debito che sembra divenuto ALIBI per nuove tirannie con scelte economiche VESSATORIE sui cittadini.
.La pazienza è finita.
I Cittadini giorno per giorno scoprono la smisurata crisi ...
. Servirebbero mezzi democratici eccezionali, che non ci sono.
Resta un’ultima, minuscola trincea: quella del voto.
Pensare globalmente e agire localmente: per TENTARE cambiamenti a partire dal proprio territorio.