Sabato prossimo, alle ore 21.00, nell’ex Convento del Carmine di Marsala si presenta il libro postumo di Vincenzo Consolo, La mia isola è Las Vegas, Mondadori. A presentarlo saranno Nicolò
Messina, curatore dell’opera, e Nuccia Clarkson.
Noi abbiamo già parlato del libro; ma, dal momento che l’Autore ci è
particolarmente caro, torniamo a farlo utilizzando la recensione che ne ha
fatto Cesare Segre sul Corriere della Sera.
Cesare Segre, La Sicilia che sognava Consolo
Sono cinque mesi
che Vincenzo Consolo ci ha lasciati, e il
dolore incomincia a sfumarsi di rimpianto. Al dolore della perdita si mescola
ora la consapevolezza, anche, dei mutamenti che questa perdita ha implicato per
il quadro attuale della narrativa italiana. Si sa che Consolo era tra le figure
di maggiore spicco del romanzo di fine Novecento, ma si vorrebbe precisare in
che misura, e per quali aspetti in particolare.
Ci aiuta ora il volume La
mia isola è Las Vegas (Mondadori, pagine 252, 19), costituito
da suoi racconti pubblicati fra il 1957 e il 2011. All'inizio e alla fine
s'incontrano alcuni inediti. In complesso i racconti sono più di cinquanta,
solitamente brevi, ma con qualche eccezione, sino a una decina di pagine. Per
il resto possiamo dire che i testi provengono da quotidiani (più spesso,
nell'ordine, «La Stampa», «Il Messaggero», «Corriere della Sera», «l'Unità»,
«La Sicilia», «Il Manifesto»), riviste e pubblicazioni varie, anche
d'occasione. Una nota finale del curatore, Nicolò Messina, dà le notizie
necessarie su eventuali cambi di titolo dei pezzi, ristampe successive,
ritocchi d'autore.
L'ordine
cronologico con cui si susseguono i racconti,
preferibile a un qualsiasi ordinamento tematico, fa iniziare il volume con lo
stupendo «Un sacco di magnolie». E così ci propone subito alcune linee di
storicizzazione. La prima è quella autobiografica, perché diversi flash sparsi
qua e là nei testi ci fanno ripercorrere le fasi principali della vita di
Consolo, dall'infanzia siciliana agli studi universitari, in giurisprudenza, a
Milano. Poi, i primi incontri con scrittori, tra cui quelli cui fu più vicino
(Sciascia, ma anche Lucio Piccolo), l'attività alla Rai, e le prime prese di
posizione politiche, frutto di una riflessione sulle vicende recenti della
Sicilia e sulla situazione complessiva dell'Italia. Lo schema del viaggio,
dalla Sicilia a Milano e viceversa, come in Vittorini, è una falsariga comune a
molti racconti. E si constata subito che, quando il paesaggio o la vita paesana
concentrano l'attenzione dello scrittore, con efficaci risultati artistici, è
perché ci si trova in Sicilia.
Altra linea storica è
quella dello stile, perché i racconti rivelano le
sperimentazioni che portarono Consolo dall'oggettività de La ferita dell'aprile
a una forma di espressionismo barocco, nel Sorriso dell'ignoto marinaio e nei
romanzi successivi; da un'intensa concisione quasi neorealista a una ritmicità
coinvolgente. Si tratta di un'esperienza con forti implicazioni personali,
perché Consolo si è sempre mosso tra un impegno immediato nel giudizio storico
o nella denuncia (come si riscontra in quasi tutte le sue raccolte di saggi), e
uno scavo dal presente al passato, dal «qui ed ora» alla visione sul tempo e
sui secoli. Tanto che il suo «barocco» diventa un procedimento per evocare
momenti significativi di vita della sua isola. Insomma, la varietà degli stili
riflette il gioco e l'alternanza dei punti di vista.
Di qui la grande
varietà tematica, da ricordi e fantasie
ad abbozzi di storia (per situazioni siciliane, specie di carattere sociale, ma
anche milanesi), da incontri a racconti di viaggio, dal tragico al comico,
frequentato abbastanza spesso in questo volume. Ci sono vere pagine di storia,
come «E poi arrivò Bixio, l'angelo della morte», sul noto eccidio di Bronte,
mentre il profumo di un aranceto può dare l'avvio a una breve storia della
Sicilia araba («Arancio, sogno e nostalgia»). Un po' spaesato appare solo
«Madre Coraggio», di ambiente israeliano-palestinese. Tra i testi che possono
sorprendere il lettore c'è persino un racconto (scritto per «il Travaso») su
Strehler e sul Piccolo teatro, in italo-milanese, o un morboso-boccaccesco
«Miracolo», che richiama alla lontana la scena di frate Nunzio invasato nel
Sorriso dell'ignoto marinaio . Si può segnalare infine un racconto su un
Mussolini trasposto ai nostri giorni; il racconto fa il verso a Gadda, uno dei
principali modelli di Consolo: per esempio il duce è deformato in «il kuce».
Vien da domandarsi, con lo scrittore, «non è il narrare quell'incontro
miracoloso, di ragione e passione, di logica e di magico, di prosa e poesia?».
20 giugno 2012
N.B. : Il pezzo che ha dato il titolo al libro è questo: http://www.sciclinews.com/documenti/1508ie21.pdf.pdf
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