A Marineo ci sono voluti più di
tre giorni per riparare una perdita di acqua dalla rete idrica, ridotta ormai
ad un colabrodo. E la perdita si è verificata nella via principale del paese, a meno di cento metri dal Municipio.
Figuriamoci quanto tempo sarebbe trascorso se la perdita si fosse verificata in
periferia!
Ma a Marineo, come in
tanti altri Comuni dell’isola, si verificano ogni giorno episodi simili di spreco. La cosa che
più stupisce è che nessuno sembra meravigliarsi di quanto accade. Sembra
addirittura che sfugga a tanti il rapporto stretto esistente tra la penuria di
acqua nelle case (dove, nel migliore dei
casi, l’acqua corrente arriva per qualche ora a giorni alterni) e la sua enorme perdita, per mille rivoli, dalle condutture.
Mi sono tornate alla mente parole dimenticate, parole scritte più di 50
anni fa da Danilo Dolci in uno dei suoi libri più bello ed attuale:
“lo spreco dell’acqua nella Sicilia
occidentale, dove vanno a mare, considerando solo i maggiori bacini, circa 200
milioni di metri cubi d’acqua ogni anno, senza che questo costituisca una
pubblica preoccupazione, mentre non solo in Israele ma in Egitto si fa meglio
di noi.
[…] Siamo miopi, vediamo a fatica.
Purtroppo è molto facile sprecare, sprecarsi, cominciando da noi stessi. C’è
molto spesso un movimento solo apparente: come quando si pesta l’acqua nel
mortaio. […]
Come si può pretendere puntualità, concetto
del valore del tempo, finchè non esiste concetto del valore dell’uomo?
E come ci si può aspettare che una
popolazone, spesso statica da secoli, si muova per realizzare una nuova vita,
se essa non sa che vita diversa, vita nuova, può esistere? […] Come possono
milioni di persone sapere che è loro possibile cambiare la faccia della loro
terra, finchè il problema per loro non esiste? E come può nascere una
pianificazione consapevole, coi piedi per terra, zona per zona, se non
attraverso uno sforzo di comprensione e di qualificazione di tutto un popolo?
Sono problemi soprattutto di struttura,
di uomini, di competenze: l’importante è rompere, da qualche parte, il cerchio
chiuso.” (D. Dolci, Spreco, Einaudi 1960)
Nessun commento:
Posta un commento