10 luglio 2012

SPRECO DI ACQUA E DI UOMINI




             A Marineo ci sono voluti più di tre giorni per riparare una perdita di acqua dalla rete idrica, ridotta ormai ad un colabrodo. E la perdita si è verificata nella via principale del  paese, a meno di cento metri dal Municipio. Figuriamoci quanto tempo sarebbe trascorso se la perdita si fosse verificata in periferia!
          Ma a Marineo, come in tanti altri Comuni dell’isola, si verificano ogni  giorno episodi simili di spreco. La cosa che più stupisce è che nessuno sembra meravigliarsi di quanto accade. Sembra addirittura che sfugga a tanti il rapporto stretto esistente tra la penuria di acqua  nelle case (dove, nel migliore dei casi, l’acqua corrente arriva per qualche ora a giorni alterni)  e la sua enorme perdita,  per mille rivoli,  dalle condutture.

          Mi sono tornate alla mente  parole dimenticate, parole scritte più di 50 anni fa da Danilo Dolci in uno dei suoi libri più bello ed attuale:
      “lo spreco dell’acqua nella Sicilia occidentale, dove vanno a mare, considerando solo i maggiori bacini, circa 200 milioni di metri cubi d’acqua ogni anno, senza che questo costituisca una pubblica preoccupazione, mentre non solo in Israele ma in Egitto si fa meglio di noi.
[…] Siamo miopi, vediamo a fatica. Purtroppo è molto facile sprecare, sprecarsi, cominciando da noi stessi. C’è molto spesso un movimento solo apparente: come quando si pesta l’acqua nel mortaio. […]
         Come si può pretendere puntualità, concetto del valore del tempo, finchè non esiste concetto del valore dell’uomo?
        E come ci si può aspettare che una popolazone, spesso statica da secoli, si muova per realizzare una nuova vita, se essa non sa che vita diversa, vita nuova, può esistere? […] Come possono milioni di persone sapere che è loro possibile cambiare la faccia della loro terra, finchè il problema per loro non esiste? E come può nascere una pianificazione consapevole, coi piedi per terra, zona per zona, se non attraverso uno sforzo di comprensione e di qualificazione di tutto un popolo?
        Sono problemi soprattutto di struttura, di uomini, di competenze: l’importante è rompere, da qualche parte, il cerchio chiuso.” (D. Dolci, Spreco, Einaudi 1960)

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