Un invito a riscoprire autrici siciliane dimenticate:
La
modernità di Laura Di Falco
Giuseppina
Bosco
L’eleganza
espressiva della prosa di Laura Di Falco ed il linguaggio metaforico la rendono
una scrittrice moderna se per modernità si intende assumere un punto di vista
critico nei confronti dell’esistente ed individuare nei personaggi non i
depositari di certezze,ma di problematiche relative alla complessità del
vivere.
Difatti
l’anticonformismo,la ricerca del vero sono assunti significativi dell’opera
della scrittrice siciliana a lungo
dimenticata, il cui vero nome era Anna Lucia Carpinteri.
L’autrice è una delle voci più interessanti della
letteratura del ‘900. Laureata in filosofia alla scuola normale di Pisa, conobbe i più grandi intellettuali
antifascisti. Alunna di Momigliano,ebbe contatti con letterati di spicco quali
Walter Binni,Claudio Varese e altri. Nel 1985 si trasferì a Roma dove potè
dedicarsi all’insegnamento e conoscere Felice Di Falco,funzionario
dell’istituto per il commercio ,che sposerà ben presto, aderendo con il marito
al partito d’azione. Nell’immediato dopoguerra inizia la sua attività di
scrittura con la pubblicazione, sulla prestigiosa rivista “Il mondo”,diretta da
Mario Pannunzio, dei racconti “La vicina
viene in visita” e “Fra giugno e luglio”.
La
produzione narrativa è costituita da otto romanzi,le cui protagoniste sono donne.
In realtà
l’intera produzione della Di Falco è
centrata sul tema della marginalità della donna e del suo difficile rapporto con la propria terra,la Sicilia. Ed
è opportuno a tale proposito riportare il giudizio di Donatella La Monaca,in
“Scrittrici siciliane del 900” <<Con
intuito e profondità la scrittrice si inoltra nell’universo femminile
esplorandone le fasi evolutive più delicate,dall’adolescenza alla maturità
cogliendone insicurezze e contraddizioni nell’ottica di una rassegnata
constatazione. Quanto in prospettiva di una voluta reattività,che pur approda ad
una desolata solitudine>>2.
Il lungo
viaggio di Laura Di Falco nel microcosmo
femminile trae l’avvio dall’opera narrativa “Paura del giorno”,a proposito
della quale Montale dirà <<un talento narrativo più che autorevole»3.
Difatti il
poeta ligure a proposito delle due
protagoniste femminili del romanzo,(Erina ,trascurata dai suoi genitori,piena
di dubbi,introversa, e l’altra,Noemi, piacente e volitiva)
affermerà:<<Due destini di “doppia e diversa innocenza” diversamente
violati da un ambiente familiare “Sciocco e corrotto”4.
Nel 1971 la Di Falco, pubblica per Rizzoli “Miracolo
d’estate ; ma l’opera da cui possiamo
trarre tematiche attinenti all’attualità è il romanzo di formazione
“L’inferriata” , finalista al Premio Strega, vincitore del premio “Sybaris
Magna Grecia”, pubblicato per la prima volta nel 1976 e nel 2012 a cura della
nipote Fausta Di Falco, con l’intenzione di far conoscere un’opera che, seppur
ambientata alla fine degli Anni ’50, sia
per la scrittura sia per i temi affrontati, è senza tempo.
Il centro della storia è l’antico nucleo di Siracusa che con il
passare degli anni si va spopolando sempre di più. In questo luogo si svolge la
vita del personaggio più interessante e problematico costruito dall’autrice: Diletta,studentessa
liceale che abita un antico palazzo nello “scoglio di Ortigia”. I luoghi
descritti diventano i punti focali della narrazione.
La
decadenza di molti palazzi è il simbolo del degrado ambientale dell’area dello
scoglio che diventa il luogo destinato ad essere abbandonato da molte famiglie
di tradizione nobiliare e alto borghesi per andare ad abitare la città di
cemento con i primi insediamenti industriali. Questa distruzione di Ortigia,che è destinata all’incuria e al
disinteresse dei notabili del tempo è simboleggiato dal lampadario di Murano
della camera gialla che era caduto e si era frantumato “…la sorte dell’immenso lampadario di Murano,gioia degli occhi al primo
risveglio del mattino degli antichi marchesi che avevano abitato tanto tempo
prima nel palazzo,era segnata .Una caduta di garofani gialli e di rose di vetro
dello stesso colore,variegate da un leggero tono amaranto che… risplendevano ai
raggi del sole con uno scintillio perfino crudele.”5
Si crea,quindi,tra
la nuova e la vecchia Siracusa una sorta di “inferriata” tra mondi e realtà sociali diversi e la
protagonista, in tutto l’arco della narrazione, ha un ruolo positivo. Il suo
anticonformismo nei confronti di una famiglia alto borghese e “perbenista” è
una denuncia delle ipocrisie e speculazioni industriali della Siracusa degli
anni Sessanta. Gli altri personaggi,dal padre, amministratore dell’industria
petrolchimica legato alle apparenze ,alla nonna ,la vera patriarca della
famiglia la cui opinione era legge,alla
madre,pervasiva nei confronti della figlia,sono lo spaccato di una società
legata ad alcune convenzioni sociali, tant’è che i genitori della ragazza non
tollerano il suo fidanzato, Mario,ritenuto di condizione sociale inferiore. Però,
quando verrà accettato dalla famiglia , conformandosi
a quella mentalità tradizionalista e maschilista, secondo cui doveva prevalere
la volontà dell’uomo, Diletta comincerà
a respingerlo, e ad allontanare da sé l’idea
di sposarlo .Le ritornò alla mente la figura di Roberto, un suo vecchio amico :
“Era stato con lui e non con Mario, che
aveva fatto le prime gite in macchina, verso le rive del Ciane, fra i papiri e
l’odore fresco delle piante; era con lui che aveva sperimentato i primi baci ,
i primi smarrimenti nelle salette pericolanti di palazzo Montalto, o nelle
viuzze di Ortigia piene di malinconia.”6 Nel romanzo difatti, prevale il punto di vista di Diletta,io
narrante, a metà strada tra realtà ed immaginazione ,caratterizzato da una
serie di flashback,che rimandano ad un passato storico del periodo romano ai
tempi di Verre o alla vicenda di Lucia che si converte a far del bene ,dopo il suo incontro con il Galileo. Il passato della vita di Lucia, che
Diletta conosceva fin da bambina, affiorò nella sua mente dopo una visita
all’agrumeto di famiglia, proprietà che si contendevano il padre e i suoi
fratelli e lei, quando si diresse verso
il pozzo : ”Bastò quel breve accenno al passato per liberare ai suoi sogni la
fantasia di Diletta. (…)”Lucia abbandonò il secchio con cui aveva dato da bere
allo sconosciuto e corse giù lungo la vallata fino al vicolo dove sua madre la
strapazzò per l’attesa”>>(…),”Lucia non l’ascoltava neppure. Si aggirava
ancora in cerca dello straniero.”Gli ho dato da bere con le mie mani” ed
indicava il secchio sull’orlo del pozzo.”Scottava dalla febbre .Diceva che
erano stati in molti a torturarlo,e tanti altri ancora avrebbero seguito a fare
lo stesso”[…]”Non è possibile ripeteva
Lucia,e l’immagine dello straniero diventava sempre più vivida ai suoi occhi,ne
avvertiva l’alito accesso della febbre sul dorso della mano mentre lo aiutava a
bere,rivedeva gli occhi carichi di un potere magnetico.”7.
Questa “fuga
nella storia antica di
Ortigia”rappresenta un momento introspettivo di ribellione ed evasione dalla realtà verso il passato
mitico e classico della storia della sua città.
Ormai Siracusa è una città
segnata dallo sviluppo industriale selvaggio con problemi di degrado ambientale
a causa dell’insediamento del gruppo petrolchimico nella zona di Priolo, a cui
la Di Falco fa esplicito riferimento in una successiva sequenza del romanzo “ lungo la strada fiancheggiata dagli opifici
degli stabilimenti e dalle ciminiere che lanciavano fuoco e fumo velenoso sua
madre non smetteva di enumerare al futuro genero le varie industrie in cui il
marito faceva parte del consiglio d’amministrazione”8e in
un’altra descrive il disastro ambientale causato dall’esplosione di diversi
serbatoi dello stabilimento
petrolchimico, contenenti liquido infiammabile : “le onde erano diventate tutta una fiamma […] una nave cisterna,
accostata al pontile per il pieno, era stata coinvolta anch’essa nell’incendio,
ed ora uomini e pesci morivano insieme nell’acqua diventata incandescente.” 9
La modernità del romanzo consiste non solo nel
ricorso ad originali tecniche narratologiche, alle diverse immagini oniriche, ma
principalmente nel dilemma finale Di Diletta: se rimanere o andare via dallo
scoglio,simbolo della tradizione culturale e nobiliare di Siracusa, rifiutando
il prevalere di loschi interessi politici , il disfacimento ambientale per
vivere in una realtà diversa, lontana dai compromessi e dalla corruzione,
anche a costo della solitudine.
Giuseppina
Bosco
1 Laura Di
Falco,”L’inferriata”,1976,Rizzoli
editori,Milano
2 Donatella
La Monaca,”Scrittrici siciliane del
Novecento”,Flaccovio editore,2008
3 E.Montale, Laura Di Falco,Paura del giorno in Il
secondo mestiere. Prose,I,Mondadori,Milano,1996,pp.1719-1720.
4 Ibidem
5 Laura Di Falco,”L’inferriata”,1976,Rizzoli
editori,Milano,pag.3
6 ivi pag.265
7 Ivi pag. 172-173
8 ivi pag 170
9 ivi pag.268
Nessun commento:
Posta un commento