Foto della manifestazione palermitana di Pino Di Miceli
Lo sciopero è stato un successo in tutta Italia!
Gran bel Corteo a Palermo per lo sciopero della scuola. Era da tempo che non vedevo una partecipazione così ampia e viva! Mi ha colpito, tra tutti, un piccolo manifesto scritto da una ragazzina. Diceva: "Anche se sono una bambina, anch'io ho capito che vogliono imbrogliarvi."
Ripropongo di seguito un articolo già pubblicato sulla rivista INSEGNARE del CIDI.
Noi squadristi marziani di una certa età
di Mario Ambel
Secondo il Ministro Giannini i manifestanti che, battendo mani e chicchere
di alluminio, hanno impedito a lei e alla senatrice Francesca Puglisi,
responsabile scuola del PD, di parlare al Festival dell'Unità sarebbero
degli "squadristi" ("squadriste" in verità, perché come
spesso accade a scuola, la maggior parte delle energumene (gli squadristi sono
sempre energumeni) erano donne. Ma c'erano anche dei (giovani) maschi
E secondo il sottosegretario Davide Faraone tutte le sigle sindacali che
hanno proclamato unitariamente lo sciopero del 5 maggio sono guidate da
sindacalisti che gli sembrano "marziani", nel senso che vivono
fuori dalla realtà e non colgono le magnifiche sorti progressive del DdL che
vorrebbe portare a norma la "Buona Scuola"
Del resto il Presidente del Consiglio
Renzi ha definito una "rivoluzione concettuale" l'effetto che avrà il
DdL sulla scuola e da tempo punta a liberarsi di tutti coloro che, avendo una
certa età, non colgono il senso di profondo rinnovamento che anima la sua via
decisionista al neoliberismo e a un nuovo modello di democrazia
maggioritaria. In tutti i campi, certo, mica solo nella scuola.
***
È vero, noi squadriste e squadristi
marziani (o forse marxiani come acutamente mi
invitava a riflettere un collega e amico l'altra sera a Torino in una nutrita
convocazione di sigle della "società civile" contrarie al DdL) di una
certa età facciamo fatica a credere e capire...
Facciamo fatica a credere che la soluzione dei problemi del sistema
scolastico stia in nuovi criteri organizzativi del rapporto fra preside e
insegnanti, nella entità di ridicole paghette che
verranno generosamente elargite per andare al cinema o per farsi
una cultura o nelle modalità di assunzione o negli scatti di carriera dei
docenti, che dovranno godere o begare per ottenere la medaglietta (e
il premio) da insegnante di qualità...
Facciamo fatica a credere che la meritocrazia, la competitività, la ricerca
spasmodica dell'insegnante, dell'allievo, della scuola, del territorio
"migliore" per selezionarlo, blandirlo, premiarlo, mostrarlo al
pubblico encomio, alla solerte imitazione e, senza dubbio, alla
possibilità di scelta da parte del genitore, altrettanto
"migliore" (ai "peggiori" toccheranno i
"peggiori", ovviamente, poiché non sentiamo profumo di
perequazione egualitarista...) abbiano alcunché a spartire con valori realmente
educativi e democratici...
Facciamo fatica a capire come in piena crisi occupazionale, con una società
devastata da scelte economiche e finanziarie irresponsabili,
inique e spesso incapaci, e in un mondo di nuovo afflitto da tensioni
pseudoetiche che continuano a sfociare nei peggiori rigurgiti di
stampo etnico e razziale, si possa credere che finalità della scuola sia
agevolare la ricerca e l'ottenimento di un posto di lavoro e non già e non
prima quella di essere luogo di costruzione di democrazia e di
convivenza civile ...
Facciamo fatica a capire perché ci si debba impegnare nel dibattito parlamentare in
una defatigante operazione di emendamenti per ottenere l'abc, i punti
ferni di una visione decente del sistema scolastico da cui bisognerebbe
partire, e non certo porseli come esito di una battaglia politica dentro la
stessa maggioranza!
Facciamo fatica a capire perché lo stesso PD, che pure aveva dedicato non
poche energie e fatiche a raccogliere l'elaborazione di una vasta platea
di iscritti, simpatizzanti e di soggetti della "società
civile" (e la senatrice Puglisi lo sa bene, perché ne fu instancabile
animatrice) debba ora avventurarsi su un documento, piovuto dal cielo di
Damasco, che ben poco ha a che spartire con quelle stesse posizioni: in quel
contesto ben pochi volevano una scuola meritocratica, competitiva,
individualista, verticistica... O forse nessuno!
Facciamo fatica a credere che davvero parlamentari eletti in liste di
centrosinistra possano credere che il ricatto del loro stesso leader, agito con
forzature o deleghe eccessive per numero e aree di competenza, sia una buona
base di garanzia della credibilità della loro attività politica...
***
Ma si sa, noi squadristi marziani (ancor
più se marxiani) di una certa età facciamo fatica a credere
nelle magnifiche sorti progressive della meritocrazia, della competitività, e
della aziendalizzazione ideale e concettuale delle istanze e delle pratiche
educative...
Per questo siamo contrari alla "Buona Scuola" e al DdL più o meno
applicativo nella sostanza profonda delle matrici ideative e nelle prospettive
che pone all'orizzonte, e ci opponiamo non solo a questo o a quel
provvedimento, ma all'idea di persone, di scuola e di società che
li animano...
Per questo non crediamo neppure che
emendamenti più o meno volenterosi e coerenti possano arginarne la deriva,
magari potranno limitare un po' il danno, ridurre la beffa, ma la sostanza
resta... È come per la legge elettorale: se si pensa che conquistare un'ampia
maggioranza relativa degli eletti con un giochino di prestigio istituzionale
più o meno comprensibile e ben congegnato sia comunque una "truffa",
come si diceva una volta, poco cambia che la soglia della vergogna sia
posta al 35%, al 40% o al 45%. Si riduce solo un po' la gravità del vulnus alla democrazia, non certo la sostanza
della cosa.
E che lo sfascio della democrazia
rappresentativa sia fatto in nome della governabilità e
quello della scuola della governance dimostra
solo che la politica ha cambiato radice e senso della ricerca che deve animare
il suo essere: dall'arte dell'organizzazione del bene comune alle
regole che consentano l'agire del timoniere (è una faccenda di etimologia, roba
da rottamati... non fateci caso!).
E non sembri eccessivo il paragone, tra
democrazia e scuola. La scuola o è asservimento adattivo ai valori e ai
comportamenti (etici, economici e politici) dominanti o di gruppo (etnico
o di censo o di credo), oppure è palestra di democrazia; o si ispira a
rassicuranti e protettivi valori di parte e familistici fra eguali
che si sono scelti e si rinforzano nel rispecchiamento delle loro idee e
convinzioni, oppure vive la complessa, faticosa e spesso contraddittoria
avventura della coesistenza e del confronto fra diversi... Per
questo o è esclusiva ed escludente, selettiva e selezionante, di parte (in tal
senso privata), oppure è inclusiva, emancipatrice, di tutti e
di ciascuno (e in tal senso pubblica). Ma per
scegliere il secondo corno del dilemma, dell'eterno dilemma, deve fondarsi su
valori e su pratiche che fortemente scarseggiano nelle pagine della "Buona
Scuola", per non dire nel DdL... E non solo...
E il trucco è lo stesso: regole, comportamenti, scelte sbagliate conducono
la democrazia al collasso, e la scuola all'inefficienza fino a che possano
sembrare legittime scelte che sembrano risolvere il problema, anche a costo di
snaturarne la natura e il senso. Forse bisognerebbe impegnarsi di più a far
funzionare la democrazia e la scuola che abbiamo, invece che togliere
acqua, inquinare i pozzi, allevare cavallette e poi immaginare soluzioni che
non fanno che perpetuare le stesse logiche che hanno prodotto i mali...
Per questo continueremo a sperare nella forte convergenza di tutti coloro
che intendono fermare queste prospettive di "riforma" del sistema
scolastico, a raccogliere le argomentazioni e le riflessioni di chi vi si
oppone, a fare proposte di reale cambiamento della scuola in una direzione di
sano e reale cambiamento.
Per questo continuiamo a ritenere che la via degli emendamenti al DdL sia
una strada molto stretta e impervia, e che sarebbe assai più saggio affrontare
separatamente e una volta per tutte davvero la questione del precariato,
investire un po' di denaro davvero nell'edilizia e non nella ripittura di
corridoi appena dipinti, di restituire alla scuola molto del maltolto negli
ultimi 15-20 anni in fatto di tempo, risorse umane, credibilità, condizioni di
lavoro, norme pedagogicamente sensate, e darsi il tempo sul resto di
elaborare qualche proposta dotata di senso e davvero in coerenza con la storia
migliore della nostra scuola, e non con le chiacchiere da bar (ma talvolta, è
vero, anche da sala docenti...) e con le pulsioni illusionistiche di
cui è infarcita la "Buona Scuola"...
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