PAST LIVES di Celine Song
Recensito da Roberto CHIESI
"Volevo rappresentare
relazioni che non sono definibili. Ciò che unisce i miei tre personaggi non può
essere riassunto in una parola o in un'espressione. La loro relazione è un
mistero e il film è la risposta a questo mistero. "Past Lives" non è
un film su questioni romantiche. È un film sull'amore."
Così la regista sudcoreana,
naturalizzata canadese, Celine Song (classe 1988) ha presentato il suo esordio,
"Past Lives" (2023) che è ispirato ad una vicenda della sua stessa
esistenza. Due amici d'infanzia, Nora Moon (Greta Lee) e Hae Sung (Teo Yoo),
sono stati uniti da un sentimento tanto profondo quanto platonico per un quarto
di secolo, dall'infanzia alla maturità, scandito da anni di lontananza, da
lunghe ellissi, finché si ritrovano grazie alla rete ma ora Nora è sposata con
uno scrittore e vive a Manhattan. Hae Sung parte dalla Corea per
raggiungerla...
Dopo tanti, troppi film dove tutto
viene detto, ripetuto e sottolineato, finalmente un film che allude, che
suggerisce, che evoca i momenti di sospensione come istanti rivelatori delle
dinamiche interiori dei personaggi, delle loro esitazioni, delle loro
tentazioni. Il mistero, come ha ben detto Celine Song, è l'amore, una
dimensione ineffabile e profonda, che però viene sempre, inesorabilmente,
sottomessa alla prosaicità della vita e delle energie concrete che la
percorrono, fra i quali, nel caso di Nora, l'ambizione, la volontà di
affermarsi come sceneggiatrice, il desiderio di sradicarsi dalla Corea del sud
delle sue radici. Anche se questo comporta la perdita dell'amato Hae Sung.
Mostrando i comportamenti di Nora, i suoi sguardi, i suoi silenzi, e lo stesso
per Hae Sung, Celine Song suggerisce quel fenomeno misterioso che è l'affinità
sentimentale scaturita fra due individui che la comune cultura, origine,
formazione dovrebbe logicamente unire. Ora, nel caso particolare di Nora, è
probabilmente proprio tutto il mondo che condivide con Hae Sung a indurla a
decidere di allontanarsi da lui. L'altra parola magica, oltre ad
"amore", è "passato": il passato, in questo caso, è la vita
non vissuta accanto a un uomo amato ma rifiutato perché le ambizioni personali
erano, in quel momento ma anche in seguito, più forti, più prepotenti. Celine
Song racconta il non-detto dei sentimenti con una delicatezza ammirevole e sa
sfruttare ogni suggestione anche dagli ambienti metropolitani in cui si muovono
i due "innamorati", in contrasto con Seul e le piccole strade della
loro infanzia e adolescenza. Celine Song, inoltre, riesce a trovare le immagini
per evocare il "mistero" di un'altra parola e il suo senso
ineffabile: “inyeon”, in coreano "il filo del destino". Lasciamo a
lei le ultime parole: "Nelle culture occidentali, il destino è qualcosa
che deve essere raggiunto. Ma nelle culture orientali, quando parliamo di
"inyeon", non è necessariamente un elemento su cui si può agire. So
che "inyeon" è una nozione romantica, ma alla fine si tratta solo del
sentimento di essere vicini e vivere intensamente la presenza delle persone che
entrano nella tua vita, che sia oggi, ieri o domani". (ROBERTO CHIESI)
Caro Roberto, ho visto il film ieri sera
prima di leggere la tua recensione. Il mio primo commento a caldo è stato
questo: un film delicato, d'altri tempi (ricorda, per certi versi, la nostra
antica stagione neorealista), che parla d'amore come si faceva un
tempo...Stamattina mi sono ritrovato in pieno nelle tue semplici e vere parole.
Grazie. (fv)
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