19 maggio 2012

CONTRO TUTTE LE MAFIE ED OGNI FORMA DI TERRORISMO









Di fronte all’orribile strage di Brindisi proviamo rabbia e dolore, tanta rabbia e tanto dolore  ma insieme tanta voglia di verità e giustizia. Ecco perché ci ritroviamo nell’editoriale pubblicato un’ora  fa da Paolo Flores d’Arcais su Micromega:

CONTRO LA STRATEGIA DELLA TENSIONE, RIVOLTA DEMOCRATICA
Paolo Flores d'Arcais

Non è vero che non abbiamo paura. Abbiamo paura eccome! Non aver paura sarebbe folle. Chi ha compiuto l’atroce e lurido crimine di Brindisi è convinto dell’impunità, altrimenti non avrebbe osato un delitto talmente esecrando ed esecrato (perfino dalla criminalità comune) che, se scoperto, promette il linciaggio in carcere. Chi ha compiuto l’orrore sa di avere spalle coperte, copertissime. E’ certo di far parte di una potentissima “strategia della tensione”, informale o formale che sia. Abbiamo paura e rabbia, un’infinita e democratica rabbia. Vogliamo trasformare entrambe in azione politica di democratica rivolta.

In Italia orrori di così ributtante cinismo li abbiamo già visti troppe volte: nell’immediato dopoguerra, quando a Portella della Ginestra si vuole terrorizzare il movimento sindacale e la speranza/incubo (dipende per chi) di un domani “rosso”. Negli anni successivi al ’69, da piazza Fontana a Milano a piazza della Loggia a Brescia, la strage è di Stato, un intreccio di criminali neofascisti, mafie, servizi deviati (e politici di riferimento), con cui i settori eversivi (molto ampli) dell’establishment (non solo politico) esorcizzano nel sangue il timore di un rinnovamento democratico sull’onda lunga del sessantotto studentesco e operaio. Nel ’91-’93 le stragi sono il volto osceno di una trattativa tra mafie e establishment (soprattutto politico, ma non solo) per paralizzare nel sangue, una volta di più, un rinnovamento democratico che il tracollo del Caf fa avvertire plausibile e prossimo. Poi il quasi ventennio berlusconiano, regime in cui i settori eversivi (molto ampli) dell’establishment vanno direttamente al governo e la strategia della tensione e delle stragi sarebbe autolesionista.

Ora la strategia della tensione è tornata, strategia di morte puntuale come la morte, perché le macerie cui il berlusconismo ha ridotto il paese, e la mancanza di un’alternativa parlamentare (l’opposizione Pd invischiata fino al midollo in due decenni di inciuci e leggi bipartisan contro la legalità), hanno portato la fiducia dei cittadini nei partiti (complessivamente presi!) ad un comatoso quattro per cento. E perciò da questa crisi verticale potrebbe uscire come soluzione anche un rinnovamento vero della democrazia italiana, la realizzazione della Costituzione anziché il suo affossamento (la parola “crisi” in cinese è composta da due ideogrammi, “pericolo” e “opportunità”, che in politica equivale a speranza).

Non ha senso azzardare chi specificamente abbia realizzato l’infame attentato di Brindisi, ma sarebbe assurdo non dire quello che anche un bambino capisce: la paura di una soluzione democratica della crisi alle prossime elezioni, con una maggioranza in cui una presenza massiccia di società civile garantisca la fine del berlusconismo e dello spadroneggiare delle illegalità di ogni risma, costituisce un incubo incombente e immediato per i mille strapoteri che sulla illegalità lucrano e metastatizzano. Da esorcizzare, una volta di più, nel sangue di cittadini innocenti: dall’impudenza di colpire le due personalità più scortate del paese (Falcone e Borsellino) a quella di uccidere ragazze adolescenti che entrano a scuola. E’ l’impudenza illimitata di chi pensa che detterà sempre e comunque le proprie condizioni, e può spingersi perciò a qualsiasi orrore perché non pagherà mai.

Perché nessuno ha pagato, per tutto il sangue del dopoguerra. Tranne qualche pesce piccolo, qualche “scartina”. Gli assi, i re, i jolly di questo mostruoso “gioco al massacro” sono sempre restati e restano più che mai i padroni del tavolo. Riveriti, anzi. Omaggiati. Chiamati in mille interviste e porte a porte a fare gli oracoli su come combattere il potere illegale ed eversivo che essi stessi sono. Che sia iniziata una “seconda trattativa” perché l’Italia delle ingiustizie conosca come unico rinnovamento possibile quello del gattopardo, è l’ipotesi che razionalità e storia impongono. Saremo felici se dovremo riconoscere di esserci sbagliati, e che si tratti di un crimine orrendo ma senza “santi in paradiso”. Ma troppe volte abbiamo visto in questi decenni che solo i depistaggi di establishment hanno – anche molto a lungo, purtroppo – consentito versioni del genere.

Oltre all’impegno per smascherare ogni depistaggio (che si realizza per atti ma anche per omissioni) da parte di ciò che resta in Italia di giornalismo degno del nome, e che si spera avrà un sussulto anche al di là di quel paio e poco più di testate che il giornalismo già onorano, urgentissima è la necessità di una risposta democratica di massa. Nessun rituale “unitario” però: è davvero mera retorica, anche qualora sincera, pretendere di “unire tutti gli italiani”, quando se si vuole unire il 90% (si spera che tanti siano gli italiani onesti) bisogna voler combattere senza infingimenti e senza compromessi, con intransigente “tolleranza zero”, quel restante 10% di intreccio affaristico/politico/ istituzional-deviato/criminale.

Il che significa una grande manifestazione di massa, subito, sabato prossimo a Roma, da affidare – per le decisioni su chi parlerà – a una figura incontestabile come don Luigi Ciotti, e che imponga al governo pochi e non negoziabili misure: dall’abrogazione di tutte le leggi ad personam alla reintroduzione con pene “americane” del falso in bilancio e della falsa testimonianza, all’introduzione (sempre con pene “americane”) di quello di “ostruzione di giustizia e alle altre misure che tutti conoscono e troppi nell’establishment (anche non “colluso”) non vogliono realizzare per una affinità di classe che di fronte alla barbarie di Brindisi non è più tollerabile.

Vedremo allora alla prova dei fatti chi vuole liberare l’Italia e chi ha scelto invece la convivenza con i “mostri” della continuità del potere.

da  Micromega on line

3 commenti:

  1. Ogni volta che si profila un cambio di sistema, affiorano le bombe.
    Come se fosse un micidiale, macabro e vile ingrediente necessario a
    preparare l’avvento di un ricambio nella gestione dello Stato.

    Il biennio di sangue 92-93 iniziò con clamore: prima le stragi di
    Capaci e di via D’Amelio, poi le bombe a Milano, Roma e Firenze. Le
    differenze, dopo vent’anni, impongono una nuova filosofia: il massimo
    effetto con danni circoscritti.

    Le avvisaglie sono nell’aria. E’ iniziata la stagione degli scandali.
    Venti anni fa il presidente del pio Albergo Trivulzio, oggi l’on.
    Lusi. E anche chi, oggi, pensa di essere immune, sarà coinvolto.

    D’altra parte, le forze politiche hanno steso da sole la corda che li
    strozzerà. La legge sui rimborsi elettorali i cui rendiconti nessuno
    ha mai guardato, sarà il grimaldello che scardinerà il sistema dei
    partiti che conosciamo.

    L’avvento della Terza Repubblica è nell’aria. E, come pedine, dopo la
    Lega, si preparano a cadere forze antiche e nuove. Nelle menti
    scellerate degli uomini-bomba, nel pieno di questo mix di scandali
    politici e di paura del crac finanziario, non potevano mancare le
    terribili deflagrazioni che recidono vite e creano il clima
    psicologico per una nuova venuta.

    Ma c’è una differenza che forse sfugge a chi pensa di miscelare con
    maestria risentimenti, odi e richieste d’ordine: la gente è meno
    credulona. Le persone non dipendono più soltanto da media
    suggestionabili e orientabili. L’informazione, oltre a essere
    dispensata, come sempre dall’alto, è creata anche dal basso.

    Certo, la bomba nella scuola di Brindisi – con la morte di una ragazza
    (un’altra è gravissima) e di altri studenti feriti, atti che gettano
    il nostro Paese nel dolore e nello sconforto – potrebbe essere stata
    collocata da chi ha esaurito ogni mezzo di intimidazione e vuole
    passare al terrore. Ma è proprio così?

    Forse l’unica difesa possibile contro queste tragiche rappresentazioni
    che cercano di schiacciare e impaurire milioni di cittadini nelle loro
    case è una nuova consapevolezza. Il fare rete, il grido che si somma e
    diventa urlo. L’urlo che dovrà spaventare i nuovi apprendisti stregoni
    che, puntuali, trovano nelle crisi che attraversano il Paese il clima
    per i loro orrendi sabba.

    Aldo Penna

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  2. Mi pare opportuno segnalare l’essenziale documento pubblicato stamattina sul sito del Liceo Statale di Giarre (CT):

    Il 19 maggio 2012 un'esplosione davanti all'Istituto Professionale "Morvillo Falcone" di Brindisi ha ucciso una studentessa di 16 anni e ferito gravementre le sue compagne.

    SI TRATTA DI UN FATTO GRAVISSIMO, ALLARMANTE


    IL PRIMO NELLA STORIA DEL PAESE RIVOLTO ESPLICITAMENTE ALLA SCUOLA

    Melissa stava andando a scuola per costruire il suo futuro, raggiungeva la "casa" della sua formazione con la fiducia, la speranza, la progettualità che hanno sempre i giovani, anche in questi tempi durissimi
    La scuola è lo spazio in cui crescono il cittadino e la democrazia, il luogo della trasmissione di una cultura della responsabilità e del rispetto delle istituzioni, l'unico contesto formativo in cui l'esistenza privata dei giovani si coniuga con la costruzione quotidiana del sapere e l'impegno civile.

    NON SI PUO' TOLLERARE CHE VENGA COLPITA

    UN ATTACCO ALLA SCUOLA E' UN ATTACCO ALLA DEMOCRAZIA


    Da : http://150anniinsieme.blogspot.it/

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  3. Sciagurata la decisione del ministero dei beni culturali di annullare la Notte dei Musei. Se c’era qualcosa che poteva darci forza in questo momento tetro erano proprio le opere dei morti, la potenza che hanno avuto di trapassare i secoli, con la loro delicatezza, la loro fragilità indistruttibile. Ci saremmo stretti intorno al nostro meglio, per ricordare che è quello ciò che siamo, ciò che vogliamo continuare a essere, noi che oggi abbiamo patito il peggio che l’Italia sa esprimere. T. S.

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