17 maggio 2012

PASOLINI: dentro gli occhi solo una domanda d'amore...



                                               Per questa foto vedi la nota al post PER PASOLINI

Nel saggio  Lingua e potere in Pier Paolo Pasolini - pubblicato nel novembre 2011 sulla rivista dell’Università di Barcellona Quaderns d’Italià - ho cercato di mostrare, tra le altre cose, come le ultime poesie friulane di Pasolini, raccolte nel volume La nuova gioventù (Einaudi 1975), coeve ai più famosi Scritti corsari, contribuiscono a comprendere meglio il suo pensiero. Queste poesie, scritte all’indomani della crisi petrolifera del 1973, anticipano di quarant’ anni i teorici odierni della cosiddetta decrescita (Latouche e altri). In esse viene indicata una possibile via d’uscita dalla crisi. Ma i poeti, si sa, tanto più geniali sono, tanto meno vengono ascoltati.
Una di queste poesie, intitolata La recessione, con qualche variante, è stata trasformata in una bella canzone da Alice:




Riproduciamo di seguito il testo integrale della poesia

La recessione (poesia in friulano di P.P. Pasolini)
 
I jodarìn borghèssis cui tacòns;
tramòns ros su borcsvuèis di motòurs
e plens de zòvinsstrassòns
tornàas da Turin o li Germàniis.
I vecius a saràn paròns dai so murès
coma di poltronis di senatòurs;
i frus a savaràn che la minestra a è pucia,
e se c'ha val un toc di pan.
La sera a sarà nera coma la fin dal mond,
di not si sentiràn  doma che i gris
o i tons; e forsi, forsi, qualchi zòvin
- un dai pus zòvins bons turnàas al nit - 
a tirarà fours un mandulìn. L'aria
a savarà di stras bagnàs. Dut
a sarà lontàn. Trenos e corieris
a passaràn di tant in tant coma ta un siun.
Li sitàs grandis coma monds
a saràn plenis  di zent ch'a vas a piè
cui vistìs gris, e drenti tai vuj
'na domanda, 'na domanda ch'a è,
magari , di un puc di bès, di un pàssul plasèir,
ma invessi a è doma di amòur. I antics palàs
a saràn coma montaglia di piera
soj e sieràs, coma ch'a erin ièir.
Li pìssulis fabrichis tal pì bièl
di un prt verd ta la curva
di un flun, tal còur di un veciu
bosc di roris, a si sdrumaràn.
un puc par sera, murèt par murèt
lamiera par lamiera. I bandìs
(i zòvin tornàs a ciasa dal mond
cussì divièrs da coma ch'a èrin partìs)
a varàn li musis di 'na volta,
cui ciaviej curs e i vuj di so mari
plens dal neri da li nos di luna -
e a saràn armàs doma che di un curtìa.
Il sòcul dal ciavàl al tociarà
la ciera, lizèir coma 'na pavèa,
e al recuardarà se ch'al è stat, 
in silensiu, il mond e chel ch’al sarà.
Ma basta con questo film neorealistico.
Abbiamo abiurato da ciò che esso rappresenta.
Rifarne esperienza val la pena solo
se si lotterà per un mondo davvero comunista.

La recessione (traduzione in italiano di P.P. Pasolini)
Vedremo calzoni coi rattoppi; tramonti rossi su borghi vuoti di motori e pieni di giovani straccioni tornati da Torino o dalla Germania.
I vecchi saranno padroni dei loro muretti come di poltrone di senatori; i bambini sapranno che la minestra è poca, e quanto vale un pezzo di pane.
La sera sarà nera come la fine del mondo, di notte si sentiranno solo i grilli o i tuoni; e forse, forse, qualche giovane (uno dei pochi giovani buoni tornati al nido)
tirerà fuori un mandolino. L’aria saprà di stracci bagnati. Tutto sarà lontano. Treni e corriere passeranno di tanto in tanto come in un sonno.
Le città grandi come mondi saranno piene di gente che va a piedi, coi vestiti grigi e dentro gli occhi una domanda, una domanda che è, 
magari, di un po’ di soldi, di un piccolo aiuto, e invece è solo di amore. Gli antichi palazzi saranno come montagne di pietra, soli e chiusi, com’erano una volta.
Le piccole fabbriche sul più bello di un prato verde, nella curva di un fiume, nel cuore di un vecchio bosco di querce, crolleranno
un poco per sera, muretto per muretto, lamiera per lamiera. I banditi (i giovani tornati a casa dal mondo così diversi da come erano partiti)
avranno i visi di una volta, coi capelli corti e gli occhi di loro madre, pieni del nero delle notti di luna - e saranno armati solo di un coltello.
Lo zoccolo del cavallo toccherà la terra, leggero come una farfalla, e ricorderà ciò che è stato, in silenzio, il mondo e ciò che sarà.

 


1 commento: