Foto di F. Scianna
L’amico Fabrizio nel blog http://rosso-malpelo0.blog.kataweb.it/
ha ricordato qualche giorno fa Salvatore Carnevale, assassinato dalla
mafia il 16 maggio 1955. Su questa
leggendaria figura di sindacalista sono stati versati fiumi d’inchiostro. Insuperabili,
a mio avviso, rimangono due testi:
1. Il ritratto che ne ha fatto Carlo Levi in Le parole sono pietre;
2. La poesia che gli ha dedicato Ignazio
Buttitta.
Mi soffermo brevemente su quest’ultimo
documento, su cui ho già avuto modo di parlare e scrivere in occasione del
Convegno che abbiamo organizzato due anni fa in memoria di Buttitta, soltanto
per ricordare che il famoso Lamentu pi la
morti di Turiddu Carnivali, scritto dal poeta bagherese nel 1956, ho avuto la fortuna di sentirlo cantare, nei primi
anni sessanta, dall’indimenticabile Cicciu Busacca. La voce tagliente di questo
grande cantastorie è penetrata nel profondo del mio cuore e da allora la sento ancora risuonare dentro
di me insieme agli splendidi versi del poeta:
Ancilu era e nun avia l’ali
….nun era santu e miraculi facia
ncelu
acchianava senza cordi e scali
e
senza appidamenti nni scinnia
era
l’amuri lu so capitali
e sta
ricchizza a tutti la spartìa
Turiddu
Carnivali nnuminatu
e comu
Cristu murìu ammazzatu
Oggi, grazie a You Tube, si può ancora ascoltare l’interpretazione che
ne fece il cantastorie. Il testo integrale della poesia si trova in http://www.irsap-agrigentum.it/canivali.htm
caro franco,
RispondiEliminaanche io ebbi la fortuna di sentire ciccio busacca. Avrò avuto 15 anni ed andammo, guidati da ugo minichini, io ed altri ragazzi, a Bisacquino, non ricordo l'occasione ma la voce di ciccio si. Non l'ho mai dimenticata.
Ciao
fab