30 maggio 2012

SUI TERREMOTI



Sul tema dell’imprevedibilità dei terremoti ripropongo un pezzo di Antonio Sparzani, pubblicato ieri su http://www.nazioneindiana.com/ .
Ma sul terremoto che sta distruggendo la bella e ricca Emilia Romagna - nel ripensare ai precedenti che hanno distrutto la nostra povera valle del Belice ed il Friuli – può rivelarsi utile riflettere un momento su queste parole:

Al me Friûl no lu à disrumât al taramot
ma al dismenteâ dai ons.

Celso Macor, Impiâ peraulis, 1976

Il mio Friuli non l’ha distrutto il terremoto
ma l'oblio degli uomini.
 

   da http://buchi-nella-sabbia.blogspot.it/

                                                                  
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                                        …non è prevedibile… di  Antonio Sparzani

«Prevedibile, non è prevedibile mai», così il Sismologo di Fama, il Direttore dell’Istituto deputato ad occuparsi di terremoti e dei movimenti interni del nostro pianeta in generale. Così sì che si sintetizza bene la scienza della sismologia, quella che si vorrebbe invece sentir dire «questa zona è sicura», «quest’altra meno».
Dei terremoti sappiamo molto, della storia, delle modalità, delle frequenze, perché abbiamo, da una certa epoca in poi, molte registrazioni, che peraltro cominciano a diventare un po’ precise soltanto dal secolo scorso.

Lo statunitense Charles Richter dà il nome alla scala dei terremoti, scala basata sull’energia da essi sprigionata, per quel che si riesce a stimare; naturalmente all’origine dell’invenzione della nuova scala, che è andata sostituendo un po’ alla volta la scala Mercalli, c’è il sismologo tedesco Beno Gutenberg, costretto a emigrare negli USA dalle sue origini ebree, e mentore di Richter.
Ma quello che mi interessa sottolineare è che in queste situazioni si evidenzia, come forse in pochi altri casi, il ruolo della cosiddetta scienza nella vita pubblica. Il terremoto è un fenomeno studiato dalla scienza e pertanto la gente in generale, in perfetta buona fede, si rivolge alla scienza, per avere lumi, per avere suggerimenti sul come salvarsi da questi cataclismi naturali, per avere, come ci si aspetta dalla scienza, una parola di certezza, una dichiarazione di controllo del fenomeno, un’áncora cui affidarsi per non venire sballottati dalle onde sotterranee.
E questo perché siamo stati accuratamente allevati nell’idea che la scienza, affidata a pochi sapienti e imperscrutabili personaggi, che tanto hanno studiato e che quindi sanno le segrete cose che non si possono, no, decisamente non si possono spiegare a tutti ― troppo complicate sono ― i quali personaggi ogni tanto si abbassano a provare non certo a spiegare le segrete cose al volgo, ma alcune conseguenze delle segrete cose, la scienza, dicevo, controlli e preveda ogni cosa.

Il terremoto, ahimè, o anzi, per fortuna, smaschera quest’aura ideale che circonda la Scienza con la esse maiuscola, perché mette a nudo le caratteristiche di questa particolare scienza; la principale delle quali è: del futuro nulla possiamo dire con certezza; si dirà che possiamo esprimerci sulle probabilità; ora spero che tutti sappiate che una affermazione probabilistica è molto vicina al vuoto; tutti i giocatori di roulette, ancorché si illudano, in fondo al cuore lo sanno: se il rosso è uscito venti volte di fila, la probabilità che esca la ventunesima volta è ancora un bel 50%, non è diminuita perché è già uscito venti volte, la probabilità non ha memoria del passato.
Dentro la Terra nessuno ha guardato così bene da vedere le zolle che si muovono subdole ma inesorabili fino ad urtarsi e a tentare di accavallarsi, producendo sconquassi, non abbiamo il filmino dei movimenti delle zolle, non abbiamo modo di registrare il loro pur lentissimo procedere e soprattutto nulla sappiamo delle leggi del loro spostarsi. Non c’è verso, bisogna rassegnarsi: fino a quando non avremo, se mai sarà possibile, e si può ben dubitarne, una mappa completa di questo agitarsi sotto traccia, per così dire, non sarà possibile prevedere nulla, ma proprio nulla.
L’unico vero intervento che possiamo doverosamente fare è quello delle costruzioni antisismiche, e qui naturalmente si apre un capitolo che ha a che fare con l’economia, con la politica, con gli appalti, ecc. nel quale non entro, se non per ricordare, uno per tutti, che il disastro di Fukushima è avvenuto perché le condizioni antisismiche preventivate dalla Tepco non erano, per ragioni di risparmio economico, all’altezza neppure del maggiore terremoto avvenuto nel secolo scorso sulla Terra, ci si era mantenuti un po’ sotto, perché era “improbabile” che si desse un terremoto con conseguente maremoto, tsunami e quant’altro, di quell’intensità. Improbabile, capite? Improbabile.

Da http://www.nazioneindiana.com/


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