Tutti noi conosciamo Antonio Veneziano per le sue bellissime poesie, prevalentemente scritte in lingua siciliana. Tuttavia pochi conoscono i dettagli sulla sua vita piena di avventure amorose ed episodi controversi, tanto che già alla sua epoca era noto per le numerose incarcerazioni, per le voci sulle sue amanti segrete e per l’amicizia con Miguel de Cervantes, il grande scrittore spagnolo.
Ecco chi era questo incredibile personaggio.
SAMUELE SCHIRO'
Antonio Veneziano, il poeta sciupafemmine.
L’infanzia e gli studi
Nato a
Monreale nel 1543 (o forse verso la fine del 1542), apparteneva ad
una famiglia benestante di origini veneziane ormai trapiantata in
Sicilia. Come a volte succedeva tra le grandi casate che si
ritrovavano a convivere nella stessa cittadina, i Veneziano erano
invischiati in una lunga
faida con altre famiglie monrealesi,
una tra tutte gli Scuderi, con i quali rivaleggiavano per le cariche
politiche e contro cui spesso si ritrovavano a litigare, a
volte impugnando le
spade.
Alla morte
del padre, il piccolo Antonio di soli 4 anni, fu affidato alla
custodia dello zio, arciprete di Monreale, perché ne curasse
l’istruzione e ne amministrasse i beni ereditati. Fu così che
intraprese gli studi da
gesuita, prima al Collegio
di Monreale, poi visti gli ottimi risultati, al Collegio
Massimo di Palermo. In
seguito si specializzerà in studi umanistici a Messina e in diritto
e filosofia a Roma.
Nonostante la
grande attitudine agli studi, il Veneziano manifestò
sempre uno spirito indomito,
che mal si sposava con i rigori e la disciplina richiesti
dall’istruzione religiosa. Dopo il periodo trascorso a Roma, quando
ormai sembrava destinato ad una carriera ecclesiastica, il ventenne
Antonio decise di
abbandonare la via della chiesa e
tornare in Sicilia. Qui si adoperò sin da subito per riappropriarsi
di alcune proprietà che gli erano state sottratte e riprendere i
contatti con la sua famiglia.
Pochi mesi più tardi uno dei
suoi fratelli, Nicolò, viene
accusato di omicidio,
forse in seguito a una rissa. Insieme a lui furono messi agli arresti
domiciliari come complici anche Antonio e il fratello più grande
Giovanni, che già in passato aveva subito le stesse
accuse.
Inizialmente i tre se la cavarono grazie alle abilità
oratorie del Veneziano e alla sua conoscenza del diritto, tuttavia,
quando qualche anno dopo si arrivò alla sentenza, i detrattori
ottennero il loro esilio
dai territori di Monreale (che
in quegli anni si estendevano per gran parte della Sicilia
centro-occidentale). Inoltre i tre furono detenuti al Castello
a Mare di Palermo,
dove furono più volte interrogati sotto tortura. Le accuse di
omicidio non vennero mai confermate e i Veneziano furono scarcerati
l’anno successivo, pur restando banditi da Monreale, dunque tenuti
lontani dai loro possedimenti.
La vita a Palermo e le vicende amorose
L’esilio da
Monreale significò per il nostro poeta una vita fatta di grandi
ristrettezze, vista
l’impossibilità di sfruttare appieno le rendite delle sue
proprietà. Per questo motivo chiese aiuto alla sorella Vincenza,
residente a Palermo, che lo accolse in casa.
Cinque anni più
tardi, nel 1573, una
fuga d’amore con la
giovane Francesca Porretta lo mise nei guai. Vista l’opposizione
dei genitori della ragazza, i due innamorati scapparono insieme,
probabilmente portando con loro qualche oggetto di valore. Quando
furono ritrovati, Antonio Veneziano fu
accusato di rapimento e furto,
quindi ricondotto in carcere.
Vista questa ennesima bravata di
Antonio, sua madre Allegranza decise di tagliare i ponti con lui
e cancellare il suo
nome dal testamento, per
non recare ulteriore disonore al buon nome della famiglia.
Tale
scelta fu un durissimo colpo al cuore per il poeta. In risposta anche
lui scrisse un testamento, in cui nominava la nipote Eufemia
de Calogero (figlia
della sorella Vincenza) sua erede universale, a patto che non si
fosse mai sposata né avesse preso i voti come suora. Tali
particolari condizioni fanno credere tutt’oggi che tra il poeta e
la giovane nipote, ci fosse una tresca
segreta, inconfessabile.
È
forse a lei che sono dedicati i versi della Celia,
la sua opera più celebre, scritta per una donna di cui non si fa mai
il nome.
Intanto la sua fama di poeta e personaggio illustre
crebbe notevolmente. Nel 1575 fu lui a scrivere l’epigrafe per il
nuovo monumento funebre
di Guglielmo II, nel Duomo
di Monreale e
due anni più tardi fu lui ad organizzare l’ingresso solenne del
nuovo viceré Marcantonio
Colonna a
Palermo.
Secondo alcune voci, il Veneziano si invaghì della
bellissima moglie del viceré, donna
Felice Orsini,
intrattenendo con lei una relazione segreta.
Il rapimento dei pirati e l’amicizia con Cervantes
Miguel de Cervantes
Nel
1578, Antonio
Veneziano lasciò Palermo alla
volta della Spagna, forse in cerca di nuove avventure e ricchezze o
forse perché in fuga dall’ira di un potente marito tradito, il
viceré Colonna.
Tuttavia
l’avventura che aveva in mente si rivelò ben diversa dalla realtà.
Una volta in mare aperto, la galera in cui viaggiava il poeta fu
attaccata dai pirati,
che lo rapirono e lo condussero ad Algeri, dove rimase per svariati
mesi.
Proprio
in questa occasione probabilmente conobbe il grande scrittore
spagnolo Miguel
de Cervantes,
futuro autore del Don
Chisciotte della Mancia,
anche lui prigioniero da ben 3 anni.
I due divennero grandi
amici. Nel 1579 Cervantes gli scrisse
una lettera in versi per
declamare quanto abbia apprezzato la sua opera e in seguito gli
dedicherà anche una novella, chiamata El
Amante Liberal,
che parla appunto di un prigioniero siciliano in grado di magnificare
il suo amore per la donna amata con splendide poesie.
Quando,
a circa un anno dal rapimento, il
Senato Palermitano pagò il suo riscatto,
Antonio Veneziano fece ritorno a Palermo, dove trovò grandi
festeggiamenti ad accoglierlo.
Gli incarichi politici e le ultime avventure
Dopo
essere tornato a Palermo, Antonio
Veneziano fu riaccolto anche a Monreale,
dove si ritrovò al centro delle vecchie faide familiari, risolte
spesso in liti e duelli, che sfociavano in guai giudiziari.
Nel
1583 fa il suo ingresso nella scena politica, diventando consigliere
cittadino di
Monreale, dove denuncia pubblicamente la corruzione di alcuni
funzionari del municipio. In seguito ricoprirà altre cariche
prestigiose sempre nella sua città natale.
Qualche anno più
tardi, a Piazza
Bologni fu
ritrovato un misterioso cartello
contro le politiche del viceré.
Dopo svariate indagini l’autore
fu individuato in Antonio Veneziano,
che fu così nuovamente incarcerato e torturato. Anche questa volta
le accuse non furono confermate e il poeta fu rilasciato, almeno fino
a quando un nuovo cartello non apparve ed il suo nome venne ancora a
galla.
Questo continuo processo di denunce politiche, accuse,
torture ed incarcerazioni, si
concluse tragicamente nel
1593 quando, rinchiuso nuovamente nel Castello a Mare di
Palermo, rimase
ucciso nel misterioso scoppio di una polveriera che
distrusse parte dell’edificio, mettendo così fine ad una vita
ricca di avventure, di amori, di lotte e di poesie.
Il corpo
del Veneziano fu tumulato in una cappella della chiesa
di S. Vito a Monreale,
senza alcun segno distintivo che ne tramandi la
memoria.
Fonti:
Ereticopedia
– Antonio Veneziano
A.
Traina – Antonio Veneziano e Miguel de Cervantes: prigionieri di
un’amicizia
Articolo ripreso da: https://www.palermoviva.it/antonio-veneziano-il-poeta-sciupafemmine/
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