02 novembre 2021

F. SHEDIR DI PAOLA, Con le labbra color melograno


F. Shedir Di Paola



         L' amica Shedir ha definito questi  suoi versi “vecchi e dimenticati”. Ma a me sembrano freschi e indimenticabili. (fv)


Con le labbra color del fiore

di melograno, il profumo

di un prato di camomilla

la pupilla verde più del lago

che riposa tra i boschi, rimango

distesa sull’erba , il cielo

negli occhi, il vento che bacia

le ginocchia sollevate ad archi.


Esserci, respirare, fiorire.

Un giorno questi occhi

si spegneranno al mondo vivo

e il cuore cederà al silenzio,

e così niente di ciò che ho sperato

amato, niente di ciò in cui ho creduto

potrebbe più avere senso.


Svaniranno i desideri schiusi

i progetti a lungo coltivati

la luce chiara con cui guardavo

ogni singolo essere, il colore

con cui riempivo le ore

e finire sepolta in ogni riga

come se non fossi mai stata.


Ma non è un dolore che sfregia

è la bocca amara della vita

nessuna aspettativa,

né illusione né speranza

mi consola. E poco importa.

Sono stata libera.


Ho scelto di glorificare,

elevare il cuore e il sentire

portare a chi lo capisse

un po’ d’amore

essere testimone della luce.


*****


Forse il mondo

è semplicemente stanco,

si trascina orbo

inciampa nel suo passo.


Ha fretta di sboccare

alla fine del collasso?


Forse ha abdicato

al progresso.

Il futuro è già passato.

Qualcuno se n’è accorto?



Caparbia sei, parola mia,

ti sei rinchiusa a chiave

forse perché sono giornate

in cui ogni cosa perde senso

e questa corsa

per il nulla assoluto.


M' afferro a un futuro

che non vedo

e che non nutro

per poi lasciare la presa

un momento dopo.


Caparbia sei, parola,

hai arso le reti

il pozzo ha sete

e sono tempi crudi

poveri, forse inutili.


Vorrei le sicurezze

delle rondini

l’acuta direzione

che da qualche dove

una terra ci rimane

se non un metro

di mare che coglie

impreparate le narici

che stira gli occhi

di luce, che dia pace

a chi pace non ha.


Io non voglio

commiserazione, la pena

di chi si sente superiore,

io parola, ti capisco

e pur soffrendone

riconosco che il nostro

silenzio è un accordo

a ché il pane non sia

troppo freddo e la speranza

un piatto rotto

che non può più servire.


Filomena Shedir Di Paola





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