L' amica Shedir ha definito questi suoi versi “vecchi e dimenticati”. Ma a me sembrano freschi e indimenticabili. (fv)
Con le labbra color del fiore
di melograno, il profumo
di un prato di camomilla
la pupilla verde più del lago
che riposa tra i boschi, rimango
distesa sull’erba , il cielo
negli occhi, il vento che bacia
le ginocchia sollevate ad archi.
Esserci, respirare, fiorire.
Un giorno questi occhi
si spegneranno al mondo vivo
e il cuore cederà al silenzio,
e così niente di ciò che ho sperato
amato, niente di ciò in cui ho creduto
potrebbe più avere senso.
Svaniranno i desideri schiusi
i progetti a lungo coltivati
la luce chiara con cui guardavo
ogni singolo essere, il colore
con cui riempivo le ore
e finire sepolta in ogni riga
come se non fossi mai stata.
Ma non è un dolore che sfregia
è la bocca amara della vita
nessuna aspettativa,
né illusione né speranza
mi consola. E poco importa.
Sono stata libera.
Ho scelto di glorificare,
elevare il cuore e il sentire
portare a chi lo capisse
un po’ d’amore
essere testimone della luce.
*****
Forse il mondo
è semplicemente stanco,
si trascina orbo
inciampa nel suo passo.
Ha fretta di sboccare
alla fine del collasso?
Forse ha abdicato
al progresso.
Il futuro è già passato.
Qualcuno se n’è accorto?
Caparbia sei, parola mia,
ti sei rinchiusa a chiave
forse perché sono giornate
in cui ogni cosa perde senso
e questa corsa
per il nulla assoluto.
M' afferro a un futuro
che non vedo
e che non nutro
per poi lasciare la presa
un momento dopo.
Caparbia sei, parola,
hai arso le reti
il pozzo ha sete
e sono tempi crudi
poveri, forse inutili.
Vorrei le sicurezze
delle rondini
l’acuta direzione
che da qualche dove
una terra ci rimane
se non un metro
di mare che coglie
impreparate le narici
che stira gli occhi
di luce, che dia pace
a chi pace non ha.
Io non voglio
commiserazione, la pena
di chi si sente superiore,
io parola, ti capisco
e pur soffrendone
riconosco che il nostro
silenzio è un accordo
a ché il pane non sia
troppo freddo e la speranza
un piatto rotto
che non può più servire.
Filomena Shedir Di Paola
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