"PASOLINI E SCIASCIA: ULTIMI ERETICI"
Sarà presentato venerdì 12 novembre, alle 18.00, nella sala consiliare di palazzo Burovich, sede del municipio di Casarsa della Delizia, il volume Pasolini e Sciascia. Ultimi eretici, curato da Filippo La Porta, decimo Quaderno del Centro Studi Pasolini.
Pubblicato da Marsilio, il libro raccoglie gli atti dell’omonimo convegno che il Centro Studi organizzò nel novembre 2019, in collaborazione con l’associazione Amici di Leonardo Sciascia.
Con Filippo La Porta venerdì interverrà il neopresidente dell’Associazione Amici di Leonardo Sciascia Valerio Cappozzo, italianista, docente universitario negli Stati Uniti. Introdurrà l’incontro la giornalista Cristina Savi.
Ingresso libero, consigliata la prenotazione.
News completa: https://bit.ly/300LlNJ
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Post scriptum: Fin dal 2011, in una nota del saggio “LINGUA E POTERE IN PASOLINI” pubblicato in Quaderns d'Italià, ho colto il filo che lega Sciascia a Pasolini:
“Singolare appare il fatto che, pur essendo tanto diversi tra loro per formazione e temperamento, Sciascia e Pasolini si siano ritrovati, alla fine, sulla stessa lunghezza d’onda. Particolarmente toccante la testimonianza resa dal siciliano dopo la morte dell’amico: «io mi sentivo sempre un suo amico; e credo anche lui nei miei riguardi. C’era però come un ombra tra noi, ed era l’ombra di un malinteso. Credo che mi ritenesse alquanto –come dire?– razzista nei riguardi dell’omosessualità. E forse era vero, e forse è vero: ma non al punto da non stare dalla parte di Gide contro Claudel, dalla parte di Pier Paolo Pasolini contro gli ipocriti, i corrotti e i cretini che gliene facevano accusa. E il fatto di non essere mai riuscito a dirglielo mi è ora di pena, di rimorso. Io ero –e lo dico senza vantarmene, dolorosamente– la sola persona in Italia con cui lui potesse veramente parlare. Negli ultimi anni abbiamo pensato le stesse cose, dette le stesse cose, sofferto e pagato per le stesse cose. Eppure non siamo riusciti a parlarci, a dialogare.» (Leonardo Sciascia, Nero su nero, Torino, Einaudi, 1979, pp. 175-176). Lo stesso Sciascia curò un prezioso volumetto con dei versi giovanili: P. P. Pasolini, Dal diario (1945-47), Caltanissetta: Salvatore Sciascia, 1979, chiosandoli nell’introduzione con queste parole: «dopo aver riletto queste sue poesie, mi pare di aver vissuto una lunghissima vita e che la felicità di allora sia come il ricordo di un altro me stesso; un lontano e remoto me stesso, non il me stesso di ora. Eravamo davvero così giovani, così poveri, così felici?».(fv)
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