Per qualche tempo mi ha acquietato il seguente pensiero: «Naviganti inabissati in vista della costa cilena, affidano al mare, chiuse in una bottiglia, delle annotazioni relative alle loro ultime ore, e pescatori cileni sturano tale bottiglia magari dopo vent’anni; sebbene non capiscano affatto i segni di quella scrittura a loro ignota, tuttavia rivivono con essa l’esperienza di un naufragio in mari estranei». Le acque schiumanti hanno ingoiato coloro che il messaggio lo hanno scritto, ma i segni della scrittura, freschi come il primo giorno, non denunciano quanto tempo è passato. Come sarebbe ridicolo il messaggio se lo si potesse leggere; infatti nella vita è impossibile trovare una parola che non turbi il silenzio, che sorga dal vuoto di quanto è naufragato ed esprima qualcosa che non sia malvagio.
Sennonché alla lunga questo pensiero non mi ha soddisfatto, perché aveva un’aria troppo consolatoria per sembrare vero […] Come lei sa, esistono inchiostri simpatici che restano leggibili per un periodo di tempo e poi svaniscono. Indubbiamente quello che vale la pena scrivere dovrebbe essere vergato con un inchiostro siffatto. A questo punto mi resta da dire soltanto che il mio amato scomparve completamente dal mio orizzonte - e a quanto pare, per sempre - circa un anno fa, dunque circa due anni dopo la consegna della lettera, la quale non è altro che un foglio bianco. Io, che ho avuto la pazienza di aspettare per tre anni un messaggio sempre meno a me destinato, posso unicamente aggiungere di aver sempre creduto che l’amore è un destino non rimesso alla libera volontà dell’amante, e che esso è comunque una faccenda di esclusiva pertinenza di colui che ama.
BERTOLT BRECHT
Il brano è tratto dal racconto: “Il messaggio nella bottiglia” (pagg. 74-77).
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