17 gennaio 2022

COMINCIA A FARSI STRADA LA VERITA' SULL' ASSASSINIO DI PASOLINI

 



Pasolini è stato massacrato il 2/11/1975. E se la morte di Pasolini è stata archiviata, tra bugie, silenzi e depistaggi, come quella di un corruttore di minorenni omosessuale, ciò che è rimasto di “Petrolio” non ha avuto miglior fortuna.
Petrolio è un romanzo di Pier Paolo Pasolini, rimasto incompiuto, pubblicato postumo nel 1992 da Einaudi. La prima ideazione dell'opera risale alla primavera del 1972 e su di esso Pasolini lavorerà fino alla morte, avvenuta nel 1975. Carla Benedetti, docente di Letteratura italiana contemporanea nel suo libro rintraccia in quelle pagine la chiave del delitto, rivendicato apertamente a una matrice politica.
Una tesi, sostenuta da anni. Enrico Mattei presidente dell’Eni (Ente Nazionale Idrocarburi) era stato fatto morire in un finto incidente aereo. Gli era succeduto Eugenio Cefis che di lì a poco si lanciò anche nel settore petrolchimico, scalando la Montedison con fondi pubblici, e diventandone presidente. Molte altre morti misteriose funestavano il paese, tra cui quella di Mauro de Mauro, giornalista dell’”Ora” di Palermo che aveva fatto indagini sull’omicidio di Mattei. Nel frattempo scoppiavano bombe e divampava la “strategia della tensione”. Nasce allora anche la famigerata loggia P2, con il suo programma spregiudicato e criminale di controllo del potere attraverso i media e le stragi. Cefis ne era stato il fondatore. Di tutto questo parla Petrolio, anche se in una forma altamente sperimentale che mischia elementi di cronaca e forma allegorica. Parla dell’Eni, considerato non una semplice azienda statale ma “un topos del potere”. Parla delle bombe, dei sicari, delle due fasi dello stragismo e dell’omicidio di Mattei, qui per la prima volta attribuito non alle multinazionali del petrolio ma a una regia tutta italiana di cui proprio Cefis tiene le fila. Cefis stesso è nel romanzo di Pasolini l’emblema della «mutazione antropologica» della classe dirigente, cioè il passaggio da un potere di stampo clerico-fascista a un nuovo potere, multinazionale, criminale-mafioso. Per questo Pasolini dà molta importanza a tre discorsi di Cefis, che tiene tra le carte di Petrolio e che intende inserire nel romanzo così come sono. Uno in particolare, intitolato La mia patria si chiama multinazionale, secondo Pasolini, avrebbe raccontato in modo palese ciò che stava succedendo in Italia, e di cui anche l’opposizione di sinistra stentava a rendersi conto.
Ma Pasolini fu fermato prima di poter rendere pubblico questo suo insolito romanzo. Al momento della morte ne aveva però già scritte 600 pagine e il disegno dell’opera era già tutto delineato, tanto che, una volta pubblicato, è stato non solo letto e apprezzato, ma anche tradotto in molte lingue.
Ebbene, proprio questo romanzo, che molti oggi considerano uno dei capolavori del ’900, è stato sottratto ai lettori per ben 17 anni. Prima di pubblicarlo si è aspettato quasi due decenni, un cambio di generazione. Eppure già allora gli editori avrebbero fatto a gara per pubblicarlo. Si trattava di un inedito di Pasolini, scrittore e cineasta notissimo in Italia e all’estero, per di più assassinato: e non in uno di quei paesi dove gli intellettuali rischiano spesso la morte o la deportazione, ma in un paese moderno e democratico, a Roma, in Europa! Perché tanto ritardo? Gli eredi hanno forse avuto paura? Di chi? Ma ancora più incredibile è che questa opera, occultata per 17 anni, al momento della pubblicazione sia stata anche amputata di una sua parte importante. Oltre a un capitolo di cui non si sa più niente, intitolato Lampi sull’Eni, e di cui non rimane nel romanzo che il titolo e una pagina bianca, in tutte e tre le edizioni a stampa di Petrolio mancano i discorsi di Cefis. Eppure essi erano accessibili ai curatori. Ancora oggi sono conservati tra le carte di Pasolini al Gabinetto Vieusseux, dove Giovannetti e Benedetti li hanno trovati per pubblicarli nel loro libro. Nel 2010 Marcello Dell'Utri annunciò il ritrovamento di uno scomparso frammento del romanzo Petrolio, precisamente l'appunto contrassegnato dal numero 21 e intitolato Lampi sull'Eni, di cui nell'edizione a stampa è rimasto solo il titolo e una pagina bianca Ma poiché in un'altra pagina di Petrolio, Pasolini rimanda il lettore proprio a quel capitolo mancante, la questione resta aperta.

Articolo di Daniela Gennaro, pubblicato ieri in Centro Studi e Ricerche Pier Paolo Pasolini (Roma-Madrid). In questo stesso sito è stata pubblicata ieri, in lingua spagnola, questa notizia:

Pasolini, el visionario que fue asesinado por los servicios secretos de Italia

La biografía «El último profeta», de Miguel Dalmau y ganadora del premio Comillas , revela aspectos desconocidos del cineasta.

El próximo mes de marzo se cumplirán cien años del nacimiento de Pier Paolo Pasolini, una de las grandes figuras de la cultura italiana. Coincidiendo con la efeméride, ayer se supo que el Premio Comillas que convoca Tusquets ha recaído en la biografía que Miguel Dalmau ha dedicado al autor de «Teorema» y que llegará precisamente en marzo a las librerías bajo el título «Pasolini. El último profeta». Dalmau, que ya tiene experiencia como biógrafo de figuras como los Goytisolo, Gil de Biedma o Cortázar, explica a este diario que en esta obra «encontraremos lo que damos por sentado. En España, sobre todo, se conoce al cineasta, pero él fue mucho más. Veremos a un Pasolini desconocido, anterior a “Roma”, y que era uno de los mejores poetas del siglo XX. También aparecen elementos de su vida íntima, muy atormentada y que le condujo a la muerte, pero también se verá ese lado suyo profético. He comprobado que anticipa medio siglo todo lo que estamos viviendo».        

Cuando se le pregunta a Dalmau qué es aquello que vislumbró Pasolini antes que nadie, responde que «se adelantó en describir el mundo que vivimos. Era profeta, no adivino. Él dice “acabará así. No habrá cine sino televisión y pornografía. Será el nuevo fascismo”. Anuncia la corrupción política aceptada por la sociedad, también la destrucción del paisaje mediterráneo y del mundo. Afirma que habrá pérdida de valores y eso será irreversible y habla de la tiranía de los medios de comunicación. Me interesa también resaltar –señala– que apunta al consumo como nuevo fascismo, aquello que nos hace que todos seamos iguales. El nuevo fascismo es el “Black Friday”, no sacar un retrato de Hitler. Es algo que él anuncia».

La biografía tampoco escapa a tratar de aclarar el enigma de la muerte del poeta, asesinado en extrañas circunstancias en 1975. «Fue un trabajo muy limpio de los servicios secretos italianos. No fue un delito homosexual porque en aquella época Italia estaba llena de homosexuales de prestigio como Visconti, al que nadie molestó porque no se metía en política. Pasolini es asesinado en una trampa, ya que era incómodo. Él trabajaba en una novela titulada “Petróleo” en la que quería tirar de la manta y hablar de la relación del poder y la mafia. Sabía los nombres de los que lo habían hecho», dice el autor.

articolo ripreso da https://www.larazon.es/cultura/20220115/bsk6uno4pbgrfkpoztdz2ipfru.html?fbclid=IwAR232SqxPJuIE8Eo9NiA64fY3yZgHj9hQbi-qQF3pEinwveGL-eFoQ7uP80




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