Selendipity
Io so che spesse volte è capitato
d'esser creduti in grado di svelare
la propria verità nuda e fulgente.
Trovar qualcosa è facile, succede,
bisogna veder poi se è quel che cerchi:
di solito son cose differenti
ci dissero i tre principi al galoppo
tornando senza mappa a Serendippo.
Io - piena o molto vuota - sempre tonda
appaio come statua risonante
e questo è certo vero, non lo nego
cosciente e consapevole del gioco
degli occhi che attraverso quella lente
mi cercano di notte e fanno fuoco
perché il sipario mio si vuol che cada.
Ti chiedi come sia la superficie,
come i miei mari, e questa dismisura
t'ottenebra la vista, ti confonde,
che con la coda tu dovresti osare
di scorgere qualcosa d'importante
invece di fissare l'occhio errante
che - come il nome vuole - ti fa errare.
Il grado d'incertezza delle forme
è frutto di distanza siderale:
se furono meteore a farmi fori
o è traccia di vulcani questa pelle,
rimane un mio segreto al punto tale
da volgerti lo sguardo ad altre stelle.
Tu scruti in questo cosmico silenzio
le valli mie e i laghi pieni d'ombre
ma sfugge ad ogni mossa d'occhi il punto,
il passo che consenta di sapere
la linea di una traccia, l'orlo, il senso
da scrivere su mappe timoniere.
Dovresti rinunciare alla tua cerca
ma so che non ti riesce e ti consolo:
gli oceani sono fatti per solcare
e credere di aver saputo il mondo,
descriverlo, fermarlo sulle carte
riempite di grafite e chiaroscuri.
Allora scruta pure qui, lontano,
le ombre - o sono orme? - e le frontiere,
ma sappi che per tanto che tu guardi
rimane ancora tutto da vedere.
Arianna Bonino
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