23 ottobre 2023

UN "GRUPPO" DA DIMENTICARE, RETROGUARDIA FIN DAL 1963 1 e 2

 


L' Università di Palermo, da sempre avanguardia della retroguardia, ricorda il Gruppo 63 che non comprese il valore di Leonardo Sciascia e di Pier Paolo Pasolini. (fv)


PS: Riprendo dal mio diario Facebook  alcune battute di un dibattito ancora in corso:

 

Piero Violante

ma si può dire anche il contrario. Nel senso chr Sciascia non comprese la scuola di Palermo, non comprese Pizzuto, il padreputativo della scuola di Palermo, non comprese anzi stroncò in una infelice recensione su L'Ora anche l'Ulisse di Joyce.

 

Francesco Virga

Piero Violante è vero anche questo, per la verità. D' altra parte ci hanno insegnato che ogni affermazione è anche una negazione...

 

Elena Riccio

Avanguardia della retroguardia. Purtroppo è così. Ben al di là di Sciascia e Pasolini, la grossa questione retroguardista è altra: la critica, soprattutto accademica, se tale vuol esser definita, deve fare critica tout court, altrimenti è militanza. I rapporti sfilacciati tra intellettuali dalle visioni diversissime non possono impedire un convegno, a meno che non si sia partigiani. E fin qui tutto bene, è giusto: si è organizzato un convegno sul Gruppo 63, che merita un convegno al pari di qualunque altro prodotto della cultura che è oggetto di critica (altra questione è quanto questo influisca sulla costituzione di un canone - ma non è certo un convegno all'università di Palermo a stabilire i canoni della letteratura). Che però a Palermo si organizzi un convegno sul Gruppo 63, nato a Palermo, e non si parli della Scuola di Palermo o di Perriera o Di Marco o Testa, in una fase iperglobalizzata, in un'Italia antimeridionalista, in cui dell'affermazione della propria identità culturale la comunità ha più che mai bisogno è emblematico. L'università è ormai una fortezza che con il mondo fuori dalle proprie mura non ha nulla a che fare. È triste? Sì. Bisogna prenderne atto? Decisamente sì, meglio tardi che mai.

 

Vittorio Riera

A prescindere da ogni considerazione, mi sembra strano che Roberto Di Marco venga ignorato.

 

Gaetano Altopiano

Non si parla di Gaetano Testa

 

Francesco Virga

Si parla solo dei soliti noti che partirono dicendo di voler fare la rivoluzione e finirono per fare i baroni nelle Università ed occupare posti di comando nella TV lottizzata già allora!

 

Federico Pier Maria Sanguineti

Mentre il povero Pasolini era costretto a scrivere sul "Corriere della sera", noto giornaletto rivoluzionario schierato dalla parte del proletariato (purché in divisa e disposto a menare chi osava sperare in una società diversa, più umana, dimenticando la bellezza delle baraccopoli di periferia piene di gente "pura" e di ragazzini "puri" e "incontaminati"), e mentre il povero Sciascia non trovava neppure un editore disposto a pubblicare i suoi libri e un pubblico disposto ad ascoltare i suoi capolavori. Sì, sono d'accordo.

 

Stefano Jossa

Grande Federico! Ma il gruppo 63, che arrivò alla direzione della Rai e al Parlamento, era davvero "rivoluzionario" e "dalla parte del proletariato"? Domando

 

Francesco Virga

Federico, nel 1963 Pasolini non scriveva sul Corsera ma sul

 settimanale comunista VIE NUOVE

  

1 commento:

  1. Stamattina sul mio diario Facebook ho registrato due commenti:

    Gaetano Altopiano:
    Non si parla di Gaetano Testa

    Francesco Virga:
    Si parla solo dei soliti noti che partirono dicendo di voler fare la rivoluzione e finirono per fare i baroni nelle Università ed occupare posti di comando nella TV lottizzata già allora!

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