13 ottobre 2023

UN LIBRO SU CAMILLERI CHE MANCAVA

 


“CAMILLERIADE”
Mario Pintacuda

Il volume “Camilleriade - I luoghi, il commissario, i romanzi storici, appena pubblicato dalle edizioni Diogene Multimedia, è stato scritto “a sei mani” da Vito Lo Scrudato, Bernardo Puleio e me.
Non è la prima volta che noi tre, “sodali in scrittura” (come ci definisce Lo Scrudato nella premessa al volume), scriviamo insieme un libro, poiché cinque anni fa pubblicammo con Vittorietti “Sicilitalia - Scontro-incontro fra Lingue, Identità, Culture”.
Il titolo principale del volume, “Camilleriade”, intende sottolinearne la dimensione quasi “epica”: ognuno di noi, infatti, si è cimentato in un’avventura critica tanto ardua quanto appassionante, con l’intenzione prioritaria di rendere un doveroso tributo a uno scrittore di cui riconosciamo concordemente la straordinaria importanza a livello letterario, storico e culturale in senso lato.
In questa particolare ottica, il risultato finale “è” e “non è”, al tempo stesso, un “saggio critico”: infatti, ognuno dei tre autori ha colto l’occasione, parlando di Camilleri, di mettere alla prova il proprio mondo culturale e interiore, ritrovando spesso ricordi lontani e magiche sensazioni della nostra vita.
Inoltre, nota caratteristica di questa fatica (che da noi non è stata mai avvertita come tale) è stato il “divertissement”, “desunto dallo stesso diletto dello scrivere di Andrea Camilleri” (come precisa ancora Lo Scrudato); semmai è stato il nostro rigore professionale di docenti, spesso, a rimetterci in carreggiata e a riportare la nostra scrittura nei binari dell’ortodossia filologica.
Il libro si articola in tre parti e tre appendici.
Nella prima parte (“Camilleri, i luoghi, l’arte, i pinsèri”) Vito Lo Scrudato, cammaratese e quindi quanto mai vicino geograficamente, storicamente e culturalmente a Camilleri, indugia anzitutto nell’analisi dei luoghi descritti dall’autore empedoclino, trasportandoci da Vigàta e Montelusa (alias Porto Empedocle e Agrigento) a Boccadasse, dalla sua natìa Cammarata a Palma di Montechiaro, dall’eremo della Quisquina al Teatro Greco di Siracusa.
Invano però si cercherebbe, in questo viaggio (che è anche un viaggio nella memoria), un criterio rigido, un ordine, una (chiamiamola così) logica stringente; la trattazione procede invece, con un fare divagatorio costante/scostante, con un tono dichiarato di “babbìo”, in una sorta di conversazione amichevole che nega sul nascere ogni paludata dissertazione accademica.
La seconda parte del libro, da me curata, si intitola “Identikit di un commissario: i romanzi di Montalbano nella produzione di Andrea Camilleri”.
In questa ampia sezione ho cercato di ripercorrere, soprattutto da lettore appassionato, i romanzi e i racconti di cui è protagonista il commissario più noto d’Italia: ecco dunque anzitutto un resoconto sulla genesi del personaggio, cui in origine l’autore avrebbe voluto destinare soltanto un libro (salvo a essere poi “costretto” da Elvira Sellerio, stante lo straordinario successo de “La forma dell’acqua”, a proseguire in quella che sarebbe divenuta una vera e propria “saga”).
Di Montalbano vengono poi esaminate le fasi della vita: dall’infanzia segnata dalla precoce perdita della madre al successivo allontanamento dal padre, colpevole di essersi rifatto una vita con un’altra donna; dalle prime fasi della sua carriera nel paese montano di Mascalippa al trasferimento a Vigàta; dal decennale rapporto a distanza con la sua Livia all’avventura spiazzante con Antonia nel romanzo “Il metodo Catalanotti” (2018).
La terza sezione, “I romanzi storici di Camilleri: il rapporto con Sciascia”, è stata magistralmente curata da Bernardo Puleio, autore anche delle prime due appendici del volume.
Partendo dalla “scoperta letteraria” di Camilleri da parte di Sciascia, il critico analizza i rapporti fra i due autori, soffermandosi anzitutto sui primi romanzi storici camilleriani; infatti, come ricorda opportunamente Puleio, “Camilleri non è soltanto l’inventore di Montalbano, dal momento che non sono pochi i suoi libri d’altro genere, fantastici, libellistici, civili e di varia fiction giallo-storica” (p. 315).
Quanto alle tre appendici del volume, mentre le due curate da Bernardo Puleio («“La rivoluzione della luna" e il donnesco governo» e «Il tema del doppio in “Riccardino”») continuano ad offrire una messe di osservazioni preziose ed originali, l’ultima appendice presenta un “apocrifo camilleriano”, cioè un raccontino intitolato “La pensione di Montalbano” (pp. 457-466).
Lungi dal voler in alcun modo competere con l’ineguagliabile modello camilleriano, il racconto riporta il volume al tono complessivo di “lusus” che caratterizza l’intera opera; un “lusus”, però, non privo - mai - di sottintese intenzioni, quale (in questo caso) quella di rendere omaggio ad Andrea Camilleri e al suo Montalbano, divenuto ormai a tutti gli effetti “patrimonio dell’umanità”.
P.S.: Per una presentazione più dettagliata del volume, rimando al mio blog: https://pintacuda.it/2023/10/13/camilleriade/.

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