Sulla
tradizione
Giorgio
Amico
"In
questi ultimi tempi, la destra sta puntando su due suoi valori secondari: la
repressione e la censura. E ci distrae dai veri pilastri del pensiero
reazionario: il culto della morte, la difesa della terra, il mito del sangue e
l’ossessione per l’origine. Ma soprattutto la fissa per le tradizioni. Le
tradizioni, per la destra, sono nate nella notte dei tempi. Sono date agli
uomini quasi per grazia divina. E si mantengono uguali nello spazio e nel
tempo. Ma se presentano variazioni, occorre considerare migliore la versione
più antica. Nulla di più falso".
Così
scrive un carissimo amico (di cui non cito il nome perché si firma con uno
pseudonimo) nell'incipit di un suo post molto intrigante sulla tradizione
musicale irlandese. Riflessione interessante che mi porta a mettere giù un paio
di considerazioni sul tema.
Il tema
della tradizione è in effetti centrale nel pensiero di destra, tanto centrale
da rappresentare il principale discrimine fra destra e sinistra.
Mi spiego
meglio. Per chi voglia, come scrive Dante, vivere seguendo virtute e
conoscenza, è fondamentale collocare il proprio agire materiale e intellettuale
a partire da un punto di riferimento ideale. È proprio questo modello ideale
che determina il carattere virtuoso e razionale del proprio agire nel mondo.
Una sorta di Stella polare, insomma, che permetta nei momenti critici di fare
il punto e tracciare con sicurezza la rotta.
E questo
vale a maggior ragione per il pensiero politico, sia di destra che di sinistra.
Destra e
sinistra da non confondersi con le evanescenti rappresentazioni attuali fondate
su prospettive di cortissimo respiro calcolate in base alle proizioni
statistiche, all'audit televisvivo o al numero di followers in rete.
Questo
punto di riferimento, questa Stella polare, è identificato in una società
ideale armonica che superi le contraddizioni dello stato di cose presente.
Aspirazione profondamente umana, esistenziale prima che politica, ben
esemplificata da Francesco Biamonti con il suo "è destino dell'uomo vivere
un mondo ma sognarne un altro". Forma laica, comunque, di una visione
religiosa della vita tipica del mondo premoderno. Visione che, a differenza
della sua versione laica riusciva a fondere armonicamente passato e futuro. Ce
lo insegna in modo magistrale Agostino quando riflette su come l'uomo viva nel
presente con il ricordo del passato (l'annunciazione) e l'attesa del futuro
(l'avvento).
I laici
questa sintesi non l'hanno saputa fare e di conseguenza, tanto per metterla giù
semplice, si sono divisi fra chi vive nel presente guardando al passato (la
destra) e chi al futuro (la sinistra).
Proprio in
questa radicale divergenza sta la differenza fra le due correnti di pensiero, o
meglio tra i due modi di stare nel mondo. Uno stare nel mondo che, come dice
Paolo, cercando così di mettersi al riparo dalle contraddizioni del tempo
vissuto che sono comunque sempre anche contraddizioni dell'Io, che doveva però
essere vissuto come un "non essere del mondo".
L'età
dell'oro, il mondo dell'armonia, dove le infinite separazioni e contraddizioni
che segnano il mondo reale siano finalmente superate, la destra la colloca nel
passato come un qualcosa di perso, ma che può essere individualmente recuperato
a partire da uno stile di vita coerente con questa visione. Non a caso Guénon e
Evola parlano dell'epoca presente come età del ferro (Kali Yuga) segnata dalla
materialità e dalla perdita di ogni valore ideale. La sinistra proietta invece
questa età dell'oro nel futuro e dunque lo stare nel presente come costruttori
di progresso. La storia vera dell'uomo, dice Marx, inizierà solo con il
comunismo. Da qui il dibattito, oggi stantio ma in passato vivissimo, sul
partito come prefigurazione nei rapporti fra i militanti della società che si
vuole costruire.
Naturalmente
questo duplice riferimento è sempre più radicale, tanto più estrema è la
visione politica, fino a diventare totalizzante in realtà come, tanto per
citare due esempi, Ordine Nuovo (quello rautiano ovviamente) da un lato e le
chiesuole bordighiste dall'altro. E chiesuola non è termine messo lì a caso.
Detto
tutto questo, è evidente come l'ottimismo (l'ottimismo della volontà di
Gramsci) sia tipico della sinistra come consolazione dei mali di un presente
fosco ma aperto a un futuro che si pensa radioso. Forma laica, qualcuno
potrebbe non a torto dire, della tradizione messianica giudaico-cristiana.
Anche in questo contesto, tuttavia, la deificazione della Tradizione fa
capolino. Penso a Bordiga per il quale il marxismo nasce già integrale e
"invariante" tanto che ogni sviluppo o mutamento anche di una minima
parte significa tradirne l'essenza profonda.
Collocare
l'età dell'oro in un passato lontanissimo significa invece non avere più alcuna
illusione sulla possibile evoluzione in positivo del presente, e dunque, come
scrive Evola, restare in piedi fra le rovine, coltivando il ricordo, perso
dalle masse, di quel periodo aureo in cui gli uomini erano veramente uomini
integrali. Da qui il vedersi come parte di una aristocrazia dello spirito
(sempre per citare Evola) fondata sulla Tradizione, ma anche il culto della
morte. La via del guerriero ,insomma, sia quella individuale del ronin (il
samurai senza signore) o quella collettiva del templare (il membro di una
comunità che prega e combatte). Da qui la "fedeltà" come valore
assoluto fondante l''onore, l'identificazione con chi sta dalla parte perdente
della storia (i sudisti, i repubblichini, i parà francesi) e pur sapendolo
accetta il combattimento, "a cercare la bella morte" come forma
estrema di coerenza.
E'
evidente l'importanza in questa visione del rispetto integrale dei singoli
elementi della Tradizione. E dunque – come per Bordiga sull'altro versante –
innovare è sempre tradire. Mishima si uccise ritualmente per ricordarlo ad un
Giappone che lo aveva dimenticato.
Altra cosa
sarebbe poi ragionare su come si colloca in questo contesto la Massoneria che
raccoglie e cerca di sintetizzare entrambi gli elementi, quello delle origini
(la parola perduta) e quello del futuro (una società veramente umana fondata
sul trinomio libertà-eguaglianza-fratellanza).Una ambiguità che ha fatto si che
la Massoneria possa, a buon titolo, essere vista sia come fenomeno di destra
che di sinistra.
In realtà
si tratta di una ambiguità solo apparente, ma cercare di spiegare il perché
porterebbe molto lontano e richiederebbe molto più spazio e quindi rimandiamo
il discorso ad un'altra occasione.
Giorgio
Amico
PUBBLICATO DA VENTO LARGO
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