Da una testimonianza del Prof. Antonio Di Grado:
Due piccole perle dall'incontro romano (estate 1980) tra Borges e Sciascia (ora rievocato da Antonio Motta in "La lanterna dei maestri", Divergenze, 2024):
Borges: "Sa che gli studenti del Middle West americani, dove ho tenuto dei corsi, non avevano mai sentito parlare di Napoleone, né di Bernard Shaw? Erano studenti di Lettere del III anno, nel Michigan...".
Sciascia: "E' possibile che fra cinquant'anni anche l'Europa sia così?".
E ancora:
Sciascia: "E Proust?".
Borges: "No. E' un mondo così meschino quello di Proust. Per me, un vero romanziere è Conrad".
Quanto alla prima, poco da dire: l'americanizzazione dell'università italiana ha dato ampiamente ragione ai timori di Borges. Altro che Bernard Shaw! Oggi è possibile che un nostro laureato in Lettere non abbia mai letto un intero canto della Divina Commedia o dell'Orlando Furioso, e che ignori l'esistenza di Poliziano, Pietro Aretino o Giovan Battista Marino.
Quanto alla seconda, difficile condividere il giudizio tranchant di Borges; ma sarà un caso se io stesso, che amo Proust, non riesco più a respirare nel salotto dei Guermantes e mi sono rifugiato negli interminati spazi evocati dai grandi narratori della frontiera americana?
Antonio Di Grado
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