S.O.S. QUI SI STA MORENDO
Sono le 19,30 del 27 marzo 1970. Da Partinico, un grosso centro agricolo a 30 km da Palermo, dalla sede di Palazzo Scalia, nei locali del “Centro studi e iniziative”, parte un segnale radiofonico sulla lunghezza d’onda dei 20,10 megacicli ad onde corte e sui 98,10 megahertz a modulazione di frequenza. Si tratta di un disperato S.O.S. proveniente dalle popolazioni di alcuni paesi della Sicilia Occidentale distrutti, due anni prima (15 gennaio1968), da un devastante terremoto, abbandonate a se stesse, per le quali non si è dato l’avvio ad alcun lavoro di ricostruzione.
Due collaboratori del Centro, Franco Alasia e Pino Lombardo si asserragliano in una stanza del Palazzo, con le attrezzature e con 50 litri di benzina, minacciando di darsi fuoco in caso d’intervento delle forze dell’ordine (questo particolare non è stato mai confermato). Fuori Danilo Dolci accende una radio e fa ascoltare quello che viene trasmesso. La trasmissione, registrata e comunicata alle autorità, si protrae per 27 ore, sino a quando un nutrito gruppo di poliziotti, carabinieri e pompieri non passa all’assalto, sequestrando tutto il materiale e denunciando i responsabili per violazione della legge sulle comunicazioni, che, in quel periodo, consente solo alla RAI l’utilizzo dell’etere. All’uscita si raccoglie un folto numero di persone, pronte a impedire che i due redattori e Danilo possano essere arrestati e portati via.(1)
La popolarità di Danilo e l’intervento, a sostegno, di una serie di personaggi internazionali, impediscono che il fatto abbia conseguenze e strascichi giudiziari.
La registrazione del programma, inizialmente pubblicata su un 33 giri nel 1970 dall’Istituto Ernesto Di Martino, è stata rimasterizzata in CD il 25 marzo 2005, in occasione del 35° anniversario dell’iniziativa ed è reperibile presso l’Archivio del Centro Studi e Iniziative di Partinico (PA), a cura del figlio di Danilo Dolci, Amico, con un allegato libretto, “SOS, in Sicilia si muore”
L’iniziativa è frutto di un meticoloso lavoro di preparazione e di studio sugli obiettivi, sul metodo e sulla necessità di realizzare quello che, a prima vista, può sembrare un atto di disobbedienza civile, ma che alla base ha un forte impegno sociale e un richiamo all’art. 21 della Costituzione Italiana, che dovrebbe garantire a tutti la piena libertà d’espressione. Uno dei fogli contiene addirittura una minuziosa ricerca di mercato sulla possibilità d’acquisto d’un’imbarcazione, dal momento che, in un primo tempo, per scongiurare il pericolo di un sequestro, Danilo progetta di trasmettere da acque extraterritoriali. Tale lavoro, fissato in una serie di fogli dattiloscritti, come “Appunti per gli amici” e classificato come “ciclostilato 528/b” è oggetto della presente pubblicazione.(2)
Si tratta della prima esperienza di “controinformazione” radiofonica in Italia, in un panorama e in un momento storico in cui l’informazione “ufficiale” è l’unica ad avere diritto di circolazione, con il suo contorno di conformismi, veline governative, voci e immagini spesso mistificate e lontane dagli aspetti drammatici che caratterizzano l’esistenza dei ceti sociali più deboli.
A tal proposito, secondo Pio Baldelli “l’esperienza ha accertato, da una parte, il trucco base del linguaggio radio-televisivo: l’impressione di assistere e partecipare ad eventi reali, a cui invece si tolgono via via i nessi e le radici, trasferendo le sequenze dei fatti dentro il gioco delle apparenze spettacolari indifferenziate, d’altra parte, ha promosso la questione dei rapporti con il potere: la radiotelevisione è uno strumento di potere in qualsiasi parte del mondo ove: ma di quale potere? E come si organizza, come si struttura, come funziona il potere radiotelevisivo? Chi lo manovra? E in che rapporti si colloca con le altre strutture dell’assetto sociale?” (3)
Il problema è di una scottante attualità, data l’atavica diffidenza, o, per altri versi, l’incapacità imprenditoriale della maggior parte dei dirigenti della sinistra, di sapersi dotare di propri mezzi d’informazione radiotelevisiva, che all’interno degli attuali sistemi di comunicazione globalizzati rappresentano micidiali sistemi di conquista del consenso e del potere politico. Tale diffidenza ha le sue remore e le sue motivazioni ideologiche, in un principio di fondo: “quando la comunicazione di massa si fa struttura di potere essa diventa violenza, perché impone il sacrificio della parola agli esclusi, che non possono partecipare al dibattito, sostenere le proprie idee, le proprie sensibilità, le proprie indignazioni” (4)
Il principio ispiratore è quello di una “radio della nuova resistenza”, sul modello delle radio-ombra clandestine che avevano reso possibile l’informazione tra i partigiani della seconda guerra mondiale. E quindi un’informazione dal basso, come espressione alternativa, nei confronti di uno stato assente. “Chi tace è complice”, scriveva, in quegli anni, sui muri Danilo, e il suo non tacere, il suo dar voce a chi non ha mai avuto possibilità di farsi sentire, è un invito a non rendersi complici del silenzio con il silenzio, ad appropriarsi degli spazi aperti dalla necessità di denunciare la mancata soddisfazione dei più elementari bisogni e la negazione dei diritti che uno stato democratico dovrebbe garantire. “Questi testi radiofonici investono non il sistema del profitto ma le sue incongruenze che appaiono come sfasature assurde, vizi, errori, cancrene mafiose o burocratiche, insufficienti impegni degli organismi pubblici preposti, “crudeltà senza senso” che hanno “la riprovazione del mondo civile”” (5)
Negli anni successivi Danilo chiarirà e teorizzerà con maggiore ampiezza il suo concetto di “maieutica”, la differenza tra il “trasmettere” e il “comunicare”, la forte carica educativa insita nel rapporto dialogico creativo, la valenza rivoluzionaria che contrappone all’ascolto passivo e ricettivo l’interazione tra soggetti che si collochino sullo stesso piano per costruire reciprocamente il percorso della conoscenza: “Il potenziale del comunicare maieutico è soltanto al suo inizio, in scala planetaria è da scoprire: contro ogni preteso monopolio annunzia la responsabilità di una nuova rivoluzione, immensa, per ogni prossima generazione” (6)
Negli appunti che pubblichiamo c’è già tutto il senso del futuro discorso, applicato a uno strumento, la radio, che, per sua funzione, propone un messaggio, spesso confezionato e diretto, a senso unico, verso un ascoltatore che non è interlocutore: l’uni-direzionalità del messaggio è frantumata nella molteplicità degli interventi dei “poveri cristi” e nella specificità dell’appello e della richiesta d’aiuto da parte di chi, da solo, non ha alcuna possibilità di risolvere la sua disperata situazione: “far sentire che la radio non è più quella dell’autorità che pretende d’imporsi con la propaganda, ma quella del popolo che propone” (7).
Sette anni dopo, con la liberalizzazione dell’etere l’esperienza di Radio Sicilia Libera si allargherà a macchia d’olio con la diffusione di migliaia di emittenti, e in particolare delle cosiddette radio democratiche. L’esempio più alto dell’apertura di questi nuovi spazi dell’etere sarà dato da Radio Aut, la radio di Peppino Impastato, il quale conobbe Danilo, ne avvertì il fascino e raccolse alcune sue intuizioni, prima fra tutte quella di appropriarsi degli strumenti solitamente controllati da chi detiene il potere e li utilizza per conservarlo: “L’utilizzo, da parte di Danilo Dolci, delle tecnologie radio, non è casuale, ma riflette una intenzionalità e una consapevolezza che nascono da una profonda riflessione sul ruolo politico e sociale dei mezzi di comunicazione” (8).
1 Testimonianza di Pino Lombardo nel filmato di Alberto Castiglione su Danilo Dolci: “Memoria e utopia”
2 Per qualsiasi considerazione sull’attività, sulla produzione letteraria, pedagogica e sociologica di Danilo Dolci, si rimanda alla bibliografia di Giuseppe Barone “La forza della non violenza” Editore Dante & Descartes – Napoli 2004 e al sito internet www.danilodolci.net
3 Pio Baldelli: Introduzione al libretto in cui nel luglio 1970 è stato pubblicato il testo dell’SOS della “Radio dei poveri cristi”, pag. 4
4 Daniele Novara: “Omaggio a un maestro”. L’articolo è reperibile presso il sito che ha il nome del pedagogista ed è stato scritto in occasione della morte di Danilo Dolci.
5 Pio Baldelli cit. pag. 7
6 Danilo Dolci: “Comunicare, legge della vita. Bozza di manifesto e contributi” Manduria Taranto 1995
7 vedi il messaggio di Ernesto Treccani
8 Carlo Gubitosa: “Radio Libera Partinico, storia di una voce scomoda” articolo scritto il 16 maggio 2005
Salvo Vitale
Le foto: Franco Alasia e PIno Lombardo iniziano le trasmissioni, mentre all’esterno Danilo Dolci è in ascolto. Il brano è tratto dal libro di Salvo Vitale e Guido Orlando “La radio dei poveri cristi”, edito da Navarra – Palermo 2008
Una bella storia. Una storia rivoluzionaria che occorrerebbe riprendere con le TV.
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