28 maggio 2024

LA SCOPERTA DI GRANDI SCRITTRICI

 


Oggi su 'Il secolo XIX'
c'è l'ultima puntata della storia:
scrittrici coraggiose e visionarie
❤️

In un libro di Marina Zancan, intitolato ‘Il doppio itinerario della scrittura’ (Einaudi 1998), i momenti esemplari sarebbero, quanto alle scrittrici, riducibili a tre sole opere: ‘Le lettere’ di Santa Caterina da Siena, ‘Le rime’ di Gaspara Stampa e ‘Una donna’ di Sibilla Aleramo. Ma già un anno prima, Anna Santoro riconosceva che, a cavallo fra Otto e Novecento, protagoniste sono Enrichetta Carafa, Elda Gianelli, Anna Franchi, Teresa Labriola, Eugenia Levi, Teresa Ravaschieri, Maria Savi Lopez, Leda Rafanelli, Fanny Salazar, Annie Vivanti, Anna Vertua Gentile, oltre a Grazia Deledda, Anna Radius Zuccari (Neera), Amalia Guglielminetti, Maria Montessori, Matilde Serao, Ada Negri, Sibilla Aleramo. Quindi, fuori d’Italia, in una ‘Antologia italiana’ pubblicata a Pechino (Foreign Language Teaching and Research Press 2000) e in una silloge di ‘Pagine di scrittori italiani contemporanei’ (ivi 2014), entrambe a cura di Shen E Mei, per il solo XX secolo sono canonizzate Grazia Deledda, Ada Negri, Renata Viganò, Anna Maria Ortese e Natalia Ginzburg. Così, nel ‘Controcanone’ di Johnny L. Bertolio (Loescher 2022), si trovano testi di Sibilla Aleramo, Grazia Deledda, Antonia Pozzi, Natalia Ginzburg, Elena Ferrante, Lalla Romano, Maria Luisa Spaziani, Amelia Rosselli, Elsa Morante, Anna Banti, Maria Bellonci, Dacia Maraini, Anna Maria Ortese, Liliana Segre, Vivian Lamarque e Igiaba Scego. Un panorama ancora più ampio è reperibile nel volume ‘Le autrici della Letteratura italiana’ (Loffredo 2023), a cura di Daniela De Liso, dove si registrano (in contributi di Virginia Di Martino e Antonio R. Daniele) nomi che vanno da Liala a Paola Masino, da Gianna Manzini ad Anna Banti, da Maria Bellonci ad Alba de Céspedes, da Fausta Cialente a Renata Viganò, da Amelia Rosselli a Lalla Romano, da Elsa Morante a Natalia Ginzburg, da Anna Maria Ortese a Dacia Maraini, da Patrizia Cavalli a Biancamaria Frabotta, da Fabrizia Ramondino a Patrizia Valduga, da Helena Janeczek a Chiara Valerio, da Laura Pugno ad Alda Teodorani, da Isabella Santacroce a Susanna Tamaro, da Silvia Ballestra a Margaret Mazzantini, da Teresa Ciabatti a Melania Mazzucco, da Elena Ferrante a Valeria Parrella, da Michela Murgia a Maria Grazia Calandrone, da Simona Vinci ad Anilda Ibrahimi, da Igiaba Scego a Ornela Vorpsi, da Silvia Avallone a Rosella Postorino, da Viola Di Grado ad Alessandra Sarchi, da Claudia Durastanti a Gaia Manzini, da Elena Ruotolo a Nadia Terranova, da Carmen Pellegrino a Donatella Di Pietrantonio. Al censimento offerto, bisognerebbe non solo aggiungere chi manca all’appello, ma individuare ciò che andrebbe rivalutato: di Neera (1846-1918) - autrice di capolavori come il romanzo ‘Teresa’ - occorrerebbe non dimenticare ‘Duello d’anime’ (1911), dove (meglio che in tanta saggistica) si prefigura la parabola autodistruttiva del fascismo, non facendo Mussolini che replicare i modi del protagonista (Filippo), che, in quanto “Duce” di un “Circolo degli Eroi”, fin dalle prime pagine “si affacciò al lungo balcone” e per il quale la città è come “schiava prona dinanzi al conquistatore”, epperò (con oltre un decennio d’anticipo rispetto al 28 ottobre e più di trent’anni prima del 25 luglio) condannato a una miserabile fine. Accanto a Neera, Clarice Tartufari (1868-1933), riscoperta da Luciana Vergaro (‘Una scrittrice dimenticata. Lettere a Bonaventura Tecchi’, Juppiter 2021): romanziera la cui importanza è riconosciuta da Croce (che la considerava superiore a Grazia Deledda), ma anche scrittrice di teatro: basti accennare al dramma ‘La testa di Medusa’ (1910), dove, scavando al di là di Freud, emerge che il complesso edipico è fenomeno di superficie dietro il quale si cela (nella circostanza di un femminicidio) la criminale complicità di una misoginia patriarcale borghesemente condivisa fra padre e figlio. Accanto a Goliarda Sapienza (1924-1996), riconosciuta per il suo anticonformismo in Francia prima che in Italia, si deve rammemorare la madre di lei, Maria Giudice, a cui la scrittrice Maria Rosa Cutrufelli dedica una biografia dal titolo ‘La leonessa del socialismo’ (Perrone 2022). Né si possono dimenticare le sorelle Carla (1931-1982) e Marta Lonzi, autrici di due capolavori autobiografici (uno incentrato sul Sé ‘privato’, l’altro sul Sé ‘politico’): ‘Taci, anzi parla’ della prima (Scritti di Rivolta Femminile 1978) e ‘L’architetto fuori di sé’ della seconda (ivi 1982). Oltre che narratrice, Silvia Ballestra scrive ‘Contro le donne nei secoli dei secoli’ (Il Saggiatore 2006). Dimostrazione di sorellanza è ‘L’ho uccisa perché l’amavo. Falso!’ di Michela Murgia (1972-2023) e Loredana Loredana Lipperini (Laterza 2013). Memorabile, per la prosa, è Francesca Mazzucato, a cominciare da ‘Hot line’ (Einaudi 1996), per la lirica Patrizia Vicinelli (1943-1991), la cui opera è raccolta in ‘La nott’e ’l giorno’, a cura di Roberta Bisogno e Fabio Orecchini (Argolibri 2024). Dopo ‘Vita novissima’ di Nadia Cavalera (Bollettario 1991), il top, per la storia letteraria del futuro, è dato da ‘Comedia’ della “poetrice” Rosaria Lo Russo (Bompiani 1998), “figlia di solo padre”, dove del capolavoro dantesco - liberato dallo “stilnobbismo” accademico - si mostra, a norma di Isidoro di Siviglia e Uguccione da Pisa, l’etimo nascosto, implicante una relazione intima, anima e corpo, col cibo. Se dunque nella ‘Comedia’ di Dante si prospetta, in virtù di Beatrice, insieme alla condanna dell’infernale insaziabilità borghese, il paradiso di un mondo liberato da ogni proprietà privata, in quella di Rosaria Lo Russo - Beatrice a sé stessa - si disvela l’arcano della feticizzazione a cui il modo di produzione capitalistico condanna globalmente le donne, per la prima volta nella storia ridotte, in quanto strumento pubblicitario di mercificazione universale, da soggetto culturale a oggetto del sistema della moda, cioè a incorporee “figure femminili”.

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