Facciamo un ponte
Alessandro GhebreigziabiherC’era una volta un Paese.
Che dai, sappiamo bene quale sia, ma sembra che il più delle volte ci sforziamo tutti di dimenticarlo.
Come se fosse un Paese uguale agli altri, ecco.
Nel Paese come se fosse uguale agli altri immaginate una stanza gremita da loro, le persone che contano, che ragionano e decidono per la collettività.
All’improvviso, anche se non è affatto così, al centro del discorso arriva il maltempo, le frane e i crolli.
In una sola parola, l’emergenza.
Bisogna rispondere con tempestività e intelligenza, tutti confabulano, chi urla, chi replica più pacatamente, mentre si ode una voce dal fondo esclamare: “Facciamo un ponte!”
La maggior parte lo ignora e riprende a discutere, partendo come si fa in questi casi dall’attualità, ovvero le case e i territori allagati.
C’è chi parla di evento straordinario e invoca addirittura un Piano Marshall per la Protezione civile.
Al contempo, la voce di cui sopra incalza: “E allora facciamo un ponte!”
Il gruppo dirigente persevera nell’ignorarla e continua a confrontarsi sui problemi all’ordine del giorno. Si discute di intere regioni in ginocchio, danni e disastri, un vero inferno d’acqua.
Ma il tizio non demorde e grida sempre più convinto: “Facciamo un ponte!”
I leader, o presunti tali, continuano a trascurarlo e riprendono il necessario conciliabolo, ragionando anche sulle sciagure accadute in precedenza in altre zone, dove si è prolungato perfino di un anno lo stato di emergenza e con un bollettino disastroso per strade e ferrovie.
Eppure, tutto ciò sembra non intaccare la fissazione dell’unica voce dissonante: “Facciamo un ponte!” ripete il nostro come un disco folle, più che rotto.
Gli altri preferiscono riflettere di fronte a ulteriori numeri, il modo migliore per capire cosa stia accadendo, e se ne palesano di preoccupanti riguardo alla quantità di terremoti relativi solo al mese di marzo, laddove comparati con quelli della fine dell’anno scorso.
Inoltre, non può che allarmare la drammatica sentenza riguardo alla mobilità urbana su rotaia qualora il Paese come se fosse uguale agli altri venga messo a confronto con questi ultimi. Si parla di maglia nera, ovvero ultimo posto.
“Cosa facciamo per affrontare tutto ciò?” si chiedono in molti. Be’, nonostante la gravità della situazione, si leva tonante il solito grido con la propria geniale soluzione: “Un ponte, ecco cosa facciamo!”
A quel punto alcuni cominciano a spazientirsi e a causa degli scoraggianti dati sulle alluvioni e le inondazioni relativi all’anno scorso e a quelli precedenti, uno tra costoro di quelli arrivati da poco si volta incuriosito e domanda alla persona più vicina: “Ma chi è quel tipo che insiste a proporre di fare un ponte dinanzi al terrificante sfacelo in cui si trovano le nostre infrastrutture?”
“È il Ministro…” fa l’altro sconsolato.
Storie e Notizie N.2240 / Video podcast su Youtube
Articolo ripreso da: https://comune-info.net/facciamo-un-ponte/
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