29 maggio 2016

“Fuocoammare”




A Sud del Sud - il Sud visto da sotto 

Giuseppe Leuzzi

Un solo film, tardo, e a basso budget. Anzi no, un film d’autore, quasi da superotto, “Fuocoammare”, il film di Gianfranco Rosi. Su un luogo, Lampedusa, e su una serie di vicende, gli sbarchi in massa, le morti in massa, i salvataggi, i soccorsi, gli sos, che altrove avrebbero suscitato una letteratura e una filmografia. Un delirio d’immagini, tutte potenti, di personaggi, tutti fuori norma, di situazioni. E un solo film. Quasi autoprodotto. Se Lampedusa fosse stata a Genova, oppure al Lido di Jesolo?
Il film di Rosi, premiato a furor di giuria a Berlino, è stato peraltro poco visto in Italia, poco raccomandato. I critici rispondono solo ai grandi produttori, Berlusconi, la Rai, Sky. Ma non è tutto: non ha funzionato nemmeno il passaparola. Il leghismo ottunde i sentimenti.
Falliscono le banche venete. Tra ruberia e malversazioni. Non una, per caso, per un errore, per la disonestà di un amministratore. No, falliscono (cioè non falliscono) a grappoli – in altra area si direbbe che “fanno sistema”. Piccole, medie e grandi. E niente: una inchiesta? una indagine? una moralità? Anzi, quasi non se ne parla, se non con riverenza, quando non con ammirazione. Niente questione morale, niente tare ereditarie, niente mafie. La deprecazione si conserva contro le retribuzioni dei funzionari pubblici siciliani. Anche contro la malasanità a Vibo Valentia, peraltro minore che a Niguarda.
Seriamente, qualora fosse possibile: è il Sud, la Sicilia, che vive al di sopra dei propri mezzi, oppure il Veneto?

leuzzi@antiit.eu 27.5.2016

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