Stamattina ho ripensato a un luogo mitico della mia infanzia: le terme di Cefala Diana, distanti circa cinque chilometri da Marineo. Il luogo è stato sempre indicato dagli abitanti della zona come ' i vagni', 'i bagni'; da piccolo ci andavo a fare il bagno quando ancora c'era l'acqua calda e si arrivava sul posto a piedi o a cavallo di asini e muli. Adesso l'acqua termale è scomparsa. Alcuni sostengono che se la sono fottuta i privati furbi del circondario; altri danno la colpa al recente restauro. Sarebbe comunque importante accertare i fatti e ripristinare, per quanto possibile, l'antico uso che se ne faceva prima che venissero abbandonati a se stessi.
Per la storia del sito rimando al bel video di Gaspare Mannoia.
P. S. : Mi pare opportuno riprendere di seguito alcuni dei commenti pervenuti, anche via facebook, per dare maggiore precisione e compiutezza a quanto sopra detto:
Maria Francesca Barbaria: Cefala
Diana è il mio paesello dove sono cresciuta. Mi ricordo da bambina quando, ci
andavo con i miei e ne ritornavo disgustata, perché c'era ogni sorta di
sporcizia, tanto che non ci volli più andare...e questo perché erano rimasti
per tanto tempo incustoditi, ed erano incustoditi, lasciati alla mercé degli
animali, gente senza rispetto e senza senso civico. Da più di un decennio le
cose sono cambiate, da quando il demanio ha provveduto a recuperare ciò che
avevano distrutto e stavano per finire di distruggere. Questa é la Sicilia!
Francesco Virga: Cara Francesca, a ciascuno
la sua memoria! Anche per questo non si può fare storia di nulla basandosi
esclusivamente sulle diverse memorie degli uomini. Probabilmente tu hai
visitato i Bagni in un momento successivo al mio, in un periodo in cui il
degrado del luogo aveva toccato il suo apice. Io ricordo ancora il periodo in
cui c'era una sorta di albergo nelle case adiacenti alle Terme. Colgo
l'occasione per precisare che, qualora si riuscisse a recuperare l'acqua calda
"misteriosamente" scomparsa, l'antico servizio termale andrebbe
svolto in locali diversi da quelli primitivi altrimenti ci sarebbe il rischio
di distruggere definitivamente quel poco che è rimasto dell'antico sito arabo.
Onofrio Sanicola: Siamo alle solite ! Come dici tu non si può far storia
con la sola memoria di ciascuno di noi. Stiamo parlando senza “le date”. Cioè
non sappiamo di quale tempo parlate. Negli anni 50 c’era ancora la pietra con
l’impronta dell’arcangelo Gabriele (venerato anche dagli arabi o meglio dai
musulmani) )all’entrata dei vagni quando le nostre mamme stendevano un lenzuolo
per dividere gli ambienti fra uomini e donne con bambini (come facevano i
nostri nonni arabi o mozzarabici. Chi volesse scoprire “l’acqua calda” seguendo
il suo percorso si perderebbe fra il furto dei Villafratesi, la scomparsa di
tutte le sorgenti (sparite quelle marinesi perché convogliate nell’acquedotto)
e il recupero attuale di un “acqua calda artificiale”. Quando tornavo da Milano
in macchina andavo a dormire dietro il cancello dei vagni con la mia valigetta
piena di volumi sui vagni aspettando il custode con cui rimanevo per ore a
dialogare. Ho seguito dagli anni cinquanta ad oggi tutto il percorso e quando
negli anni ottanta proposi al Sindaco e all’allora Sopraintendente di
organizzare-recuperare il luogo con un convegno sulla nostra cultura
arabo-normanna trasformando il luogo (i locali adiacenti) in un luogo di
incontri e biblioteca la cosa non andò a termine perché le due autorità citate
volevano intervenire con ben cinque discorsi a testa. Ci scontrammo ovviamente.
La cosa fini che fu fatto un incontro (credo denominato Hammam) in polemica con
il sottoscritto perché il loro “spataro” era più velina del nostro. Ora è ben
organizzato, è raro trovarvi “barbarie” di chi ci andò una volta e non ci è mai
tornata. E’ anche un Parco protetto (vi abitano persino i barbagianni. Ne
custodisce il tutto una marinese la Signora Raimondi)) e , sotto la giurisdizione
della Sopraintendenza di Palermo (come il nostro castello) possiede personale
preparato e cordiale. Anche se rimane il dubbio se sia romano arabo normanno o
più recente ancora , credo che sia conservato ancora nella nostra memoria
perché , almeno per noi marinesi, non avendo acqua nemmeno per cucinare
figuriamoci per lavarci e cosi “l’unica acqua calda” disponibile era li vagni o
farsi la doccia l’estate sotto “li cannalati” durante gli acquazzoni d’estate.
Un sito abbandonato non è detto che sia sporco anche perché in quegli anni il
consumismo non produceva ancora cartacce e plastica. Quanto al recupero
dell’antico uso è utopistico perché “terme arabe” in questo caso è solo per
acqua calda non esistendo documento medico o storico che dimostri passati rimedi
curativi. Infine lo spazio disponibile potrebbe ospitare non più di dieci
persone rendendo la cosa , oggi, improponibile. Esistono due volumi esaustivi
in circolazione. Quello più completo è introvabile. La stampa ottocentesca
(l’unica) esistente a Cefalà Diana l’ho analizzata io negli anni ottanta
“estrapolata dall’originale libro di viaggi dell’unico viaggiatore che li
visitò riportando un ambiente romantico ma irreale. Quello che lo ha reso
famoso è il piccolo arco con colonnina e la volta a botte con l’idea dei
lucernai. Le vasche nel tempo sono state più volte rifatte. Ma la cosa più
affascinante era la scritta dedicatoria sul frontale passata da cufita a
indecifrabile che ha confuso studiosi e sognatori.
Spiacente per la lunghezza.
Spiacente per la lunghezza.
Francesca la
Grutta: Sito bellissimo, veramente da visitare ! Io
ci sono stata ! Incantevole ! La zona circostante però...!
Maria Francesca Barbaria: Diversa la memoria, sicuramente si collega in periodi
diversi. L'acqua forse ha trovato un'altra via, chissà ...bisognerebbe fare
delle ricerche e ritrovarla, sarebbe stupefacente. Intorno come ricordo inoltre
è da custodire.
Francesco Virga: Se
si ritrovasse la grande vena d ' acqua calda, ancora presente negli anni 60, nei pressi dell'antico monumento arabo, si
potrebbe creare un nuovo stabilimento termale capace di dare anche lavoro ai giovani del territorio.
Maria Francesca Barbaria: Magari fosse così...,chissà, un giorno forse...
Maria Francesca Barbaria
RispondiEliminaMaria Francesca Barbaria: Cefala Diana è il mio paesello dove sono cresciuta. Mi ricordo da bambina quando, ci andavo con i miei e ne ritornavo disgustata, perché c'era ogni sorta di sporcizia, tanto che non ci volli più andare...e questo perché erano rimasti per tanto tempo incustoditi, ed erano incustoditi, lasciati alla mercé degli animali, gente senza rispetto e senza senso civico. Da più di un decennio le cose sono cambiate, da quando il demanio ha provveduto a recuperare ciò che avevano distrutto e stavano per finire di distruggere. Questa é la Sicilia!
Cara Francesca, a ciascuno la sua memoria! Anche per questo non si può fare storia di nulla basandosi esclusivamente sulle diverse memorie degli uomini. Probabilmente tu hai visitato i Bagni in un momento successivo al mio, in un periodo in cui il degrado del luogo aveva toccato il suo apice. Io ricordo ancora il periodo in cui c'era una sorta di albergo nelle case adiacenti alle Terme. Colgo l'occasione per precisare che, qualora si riuscisse a recuperare l'acqua calda "misteriosamente" scomparsa, l'antico servizio termale andrebbe svolto in locali diversi da quelli primitivi altrimenti ci sarebbe il rischio di distruggere definitivamente quel poco che è rimasto dell'antico sito arabo.
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