24 maggio 2016

RIPENSANDO ALLE TERME ARABE DI CEFALA DIANA (PA)







      Stamattina ho ripensato a un luogo mitico della mia infanzia: le terme di Cefala Diana, distanti circa cinque chilometri da Marineo. Il luogo è stato sempre indicato dagli abitanti della zona come ' i vagni', 'i bagni'; da piccolo ci andavo a fare il bagno quando ancora c'era l'acqua calda e si arrivava sul posto a piedi o a cavallo di asini e muli.  Adesso l'acqua termale è scomparsa. Alcuni sostengono che se la sono fottuta i privati furbi del circondario; altri danno la colpa al recente restauro. Sarebbe comunque importante accertare i fatti e ripristinare, per quanto possibile, l'antico uso che se ne faceva prima che venissero abbandonati a se stessi.

       Per la storia del sito rimando al bel video di Gaspare Mannoia.     

P. S. : Mi pare opportuno riprendere di seguito alcuni dei commenti pervenuti, anche via facebook, per dare maggiore  precisione e compiutezza a quanto sopra detto:


Maria Francesca Barbaria: Cefala Diana è il mio paesello dove sono cresciuta. Mi ricordo da bambina quando, ci andavo con i miei e ne ritornavo disgustata, perché c'era ogni sorta di sporcizia, tanto che non ci volli più andare...e questo perché erano rimasti per tanto tempo incustoditi, ed erano incustoditi, lasciati alla mercé degli animali, gente senza rispetto e senza senso civico. Da più di un decennio le cose sono cambiate, da quando il demanio ha provveduto a recuperare ciò che avevano distrutto e stavano per finire di distruggere. Questa é la Sicilia!

Francesco Virga:  Cara Francesca, a ciascuno la sua memoria! Anche per questo non si può fare storia di nulla basandosi esclusivamente sulle diverse memorie degli uomini. Probabilmente tu hai visitato i Bagni in un momento successivo al mio, in un periodo in cui il degrado del luogo aveva toccato il suo apice. Io ricordo ancora il periodo in cui c'era una sorta di albergo nelle case adiacenti alle Terme. Colgo l'occasione per precisare che, qualora si riuscisse a recuperare l'acqua calda "misteriosamente" scomparsa, l'antico servizio termale andrebbe svolto in locali diversi da quelli primitivi altrimenti ci sarebbe il rischio di distruggere definitivamente quel poco che è rimasto dell'antico sito arabo. 

Onofrio Sanicola:  Siamo alle solite ! Come dici tu non si può far storia con la sola memoria di ciascuno di noi. Stiamo parlando senza “le date”. Cioè non sappiamo di quale tempo parlate. Negli anni 50 c’era ancora la pietra con l’impronta dell’arcangelo Gabriele (venerato anche dagli arabi o meglio dai musulmani) )all’entrata dei vagni quando le nostre mamme stendevano un lenzuolo per dividere gli ambienti fra uomini e donne con bambini (come facevano i nostri nonni arabi o mozzarabici. Chi volesse scoprire “l’acqua calda” seguendo il suo percorso si perderebbe fra il furto dei Villafratesi, la scomparsa di tutte le sorgenti (sparite quelle marinesi perché convogliate nell’acquedotto) e il recupero attuale di un “acqua calda artificiale”. Quando tornavo da Milano in macchina andavo a dormire dietro il cancello dei vagni con la mia valigetta piena di volumi sui vagni aspettando il custode con cui rimanevo per ore a dialogare. Ho seguito dagli anni cinquanta ad oggi tutto il percorso e quando negli anni ottanta proposi al Sindaco e all’allora Sopraintendente di organizzare-recuperare il luogo con un convegno sulla nostra cultura arabo-normanna trasformando il luogo (i locali adiacenti) in un luogo di incontri e biblioteca la cosa non andò a termine perché le due autorità citate volevano intervenire con ben cinque discorsi a testa. Ci scontrammo ovviamente. La cosa fini che fu fatto un incontro (credo denominato Hammam) in polemica con il sottoscritto perché il loro “spataro” era più velina del nostro. Ora è ben organizzato, è raro trovarvi “barbarie” di chi ci andò una volta e non ci è mai tornata. E’ anche un Parco protetto (vi abitano persino i barbagianni. Ne custodisce il tutto una marinese la Signora Raimondi)) e , sotto la giurisdizione della Sopraintendenza di Palermo (come il nostro castello) possiede personale preparato e cordiale. Anche se rimane il dubbio se sia romano arabo normanno o più recente ancora , credo che sia conservato ancora nella nostra memoria perché , almeno per noi marinesi, non avendo acqua nemmeno per cucinare figuriamoci per lavarci e cosi “l’unica acqua calda” disponibile era li vagni o farsi la doccia l’estate sotto “li cannalati” durante gli acquazzoni d’estate. Un sito abbandonato non è detto che sia sporco anche perché in quegli anni il consumismo non produceva ancora cartacce e plastica. Quanto al recupero dell’antico uso è utopistico perché “terme arabe” in questo caso è solo per acqua calda non esistendo documento medico o storico che dimostri passati rimedi curativi. Infine lo spazio disponibile potrebbe ospitare non più di dieci persone rendendo la cosa , oggi, improponibile. Esistono due volumi esaustivi in circolazione. Quello più completo è introvabile. La stampa ottocentesca (l’unica) esistente a Cefalà Diana l’ho analizzata io negli anni ottanta “estrapolata dall’originale libro di viaggi dell’unico viaggiatore che li visitò riportando un ambiente romantico ma irreale. Quello che lo ha reso famoso è il piccolo arco con colonnina e la volta a botte con l’idea dei lucernai. Le vasche nel tempo sono state più volte rifatte. Ma la cosa più affascinante era la scritta dedicatoria sul frontale passata da cufita a indecifrabile che ha confuso studiosi e sognatori.
Spiacente per la lunghezza.



 

Francesca la Grutta: Sito bellissimo, veramente da visitare ! Io ci sono stata ! Incantevole ! La zona circostante però...!

Maria Francesca BarbariaDiversa la memoria, sicuramente si collega in periodi diversi. L'acqua forse ha trovato un'altra via, chissà ...bisognerebbe fare delle ricerche e ritrovarla, sarebbe stupefacente. Intorno come ricordo inoltre è da custodire.

Francesco Virga: Se si ritrovasse la grande vena d ' acqua calda, ancora presente negli anni 60,  nei pressi dell'antico monumento arabo, si potrebbe creare un nuovo stabilimento termale capace di dare  anche lavoro ai giovani del territorio.

Maria Francesca Barbaria: Magari fosse così...,chissà, un giorno forse...


 

3 commenti:

  1. Maria Francesca Barbaria
    Maria Francesca Barbaria: Cefala Diana è il mio paesello dove sono cresciuta. Mi ricordo da bambina quando, ci andavo con i miei e ne ritornavo disgustata, perché c'era ogni sorta di sporcizia, tanto che non ci volli più andare...e questo perché erano rimasti per tanto tempo incustoditi, ed erano incustoditi, lasciati alla mercé degli animali, gente senza rispetto e senza senso civico. Da più di un decennio le cose sono cambiate, da quando il demanio ha provveduto a recuperare ciò che avevano distrutto e stavano per finire di distruggere. Questa é la Sicilia!

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  2. Cara Francesca, a ciascuno la sua memoria! Anche per questo non si può fare storia di nulla basandosi esclusivamente sulle diverse memorie degli uomini. Probabilmente tu hai visitato i Bagni in un momento successivo al mio, in un periodo in cui il degrado del luogo aveva toccato il suo apice. Io ricordo ancora il periodo in cui c'era una sorta di albergo nelle case adiacenti alle Terme. Colgo l'occasione per precisare che, qualora si riuscisse a recuperare l'acqua calda "misteriosamente" scomparsa, l'antico servizio termale andrebbe svolto in locali diversi da quelli primitivi altrimenti ci sarebbe il rischio di distruggere definitivamente quel poco che è rimasto dell'antico sito arabo.

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