La Costituzione della Repubblica va applicata non riformata. Stiamo attenti a non ripetere gli orrori del passato!
Pubblicato il manifesto scritto dal costituzionalista Gustavo Zagrebelsky per
Libertà e Giustizia che
illustra le ragioni del “no” al referendum di ottobre. Si tratta di una
utile guida in 15 punti, con i quali il giurista e presidente emerito
della Corte costituzionale illustra altrettanti motivi per votare contro
la riforma Renzi-Boschi e tutte le risposte alle obiezioni confezionate
in questi mesi da chi è a favore. Inizia dal refrain del
“gli italiani aspettano queste riforme da vent’anni” e termina con
l’autopromozione dei proponenti, per cui non si possono sconfessare i
“saggi” che hanno scritto le riforme. Gli italiani che “aspettano”,
sostiene poi il costituzionalista, non sono tutti gli italiani ma solo
alcuni, sempre quelli: “gli stessi che negli anni hanno cercato di
modificare la Costituzione spostandone il baricentro a favore del
governo o del leader”. E dunque: “A coloro che vogliono parlare “per gli
italiani”, diciamo: parlate per voi”.
Anche chi tira in ballo l’Europa trova nel testo risposte nette, così
come chi usa strumentalmente il tema della “governabilità” dell’Italia
cui devono contrapporsi, semmai, “partecipazione e governo”. Entra nel
gorgo dei nodi costituzionali, il giurista, contestando alla radice
l’esistenza di un “governo costituente” che definisce di per sé
“espressione ambigua”, degna dei “governi dei caudillos e dei colonnesi
sudamericani”. Perché il popolo e la sua rappresentanza, in democrazia,
possono essere “costituenti”.
Mentre i governi? I governi sono l’espressione di una parte del Paese
e della politica, e “devono stare sotto la Costituzione, non sopra”.
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