Sciascia, Pirandello e l'omaggio ad Antonio Gramsci
Franco Corleone
Leonardo Sciascia nacque all’inizio del 1921 e la sua prima opera stampata dalle Edizioni di Salvatore Sciascia, editore di Caltanissetta, fu “Il fiore della poesia romanesca” con Premessa di Pier Paolo Pasolini nel 1952.
L’anno dopo lo stesso editore pubblica di Sciascia il volume “Pirandello e il pirandellismo” che rappresenta il primo studio critico su una figura significativa per tutta la sua vita. Seguiranno altri studi, nel 1961 “Pirandello e la Sicilia”, sempre con Sciascia editore, ripubblicato nel 1996 da Adelphi; “Alfabeto pirandelliano” nel 1989 sempre con Adelphi e per finire con l’Almanacco Bompiani del 1987 “Omaggio a Pirandello” da lui curato.
Mi piace riportare alcuni pensieri dedicati ad Antonio Gramsci. Sciascia esamina criticamente l’analisi di Pirandello compiuta da Benedetto Croce, da Adriano Tilgher e cita “l’impareggiabile saggio del Debenedetti”. E aggiunge: “Singolari e felicissime intuizioni ebbe Antonio Gramsci: ma purtroppo è soltanto ora che i suoi quaderni del carcere e le sue disperse cronache drammatiche entrano nel nostro orizzonte bibliografico”. Nella nota bibliografica viene segnalato il volume Letteratura e vita nazionale, Torino, 1950, Einaudi editore. Da quel volume sono tratte le riflessioni di Gramsci: “Perciò appunto è da accertare e fissare che l’ideologia pirandelliana non ha origine libresche o filosofiche, ma è connessa a esperienze storico-culturali vissute con apporto minimo di carattere libresco. Non è escluso che le idee del Tilgher abbiano reagito sul Pirandello, che cioè il Pirandello abbia, accettando le giustificazioni critiche del Tilgher finito col conformarvisi e perciò occorrerà distinguere tra il Pirandello prima dell’ermeneutica tilgheriana e quello successivo”.
Il riconoscimento alla grandezza di Gramsci è attestato da parole commosse e poco note e per questo le ripropongo: “A questo punto, crediamo venuto il momento di citare Gramsci, e di rifarci al suo punto di vista. Bisogna tener conto che egli scrive in carcere, non ha a soccorrerlo che pochi libri e la sua limpida e certa memoria: e in quel silenzio fisico che lo circonda, che porterebbe altri alla fiacchezza e alla disperazione, egli miracolosamente diviene, idealmente accanto a Benedetto Croce, l’uomo più libero che sia possibile trovare nell’Italia del fascismo. Non diciamo libero nel pensare politico soltanto, ma nella più ampia e sconfinata libertà intellettuale”.
Leonardo Sciascia non finisce mai di sorprendere e invito dunque a leggere Todomodo, la rivista internazionale di studi sciasciani fondata da Francesco Izzo, edita da Leo S. Olschki.
E’ appena uscito il volume VIII-2018.
Da http://corleone.blogautore.espresso.repubblica.it/2018/12/18/sciascia-pirandello-e-lomaggio-ad-antonio-gramsci
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