07 dicembre 2018

Vladimir Jankélévitch, La musica e l'ineffabile





La musica attesta il fatto che l'essenziale in tutte le cose è un non so che d'inafferrabile e d'ineffabile; essa rafforza in noi la convinzione che, ecco, la cosa più importante del mondo è proprio quella che non si può dire.
La musica è uno charme: fatta di niente, a niente dovuta, forse persino niente essa stessa – quantomeno per chi si aspetta di trovare qualcosa o di palpare una cosa – come una bolla di sapone iridescente, che brilla tremula qualche istante al sole, scoppia appena la si tocca: non esiste che nell'assai incerta e fuggevole esaltazione di un minuto propizio. Inconsistente, quasi inesistente musica! luogo dei pensieri struggenti e crepuscolari! attraente ambiguità! squisito e allusivo miraggio di un istante! Al pari di tutto ciò che è precario, delizioso, irreversibile – [...] – la musica fa dell'uomo un essere assurdo e appassionato. L'uomo difatti è appassionatamente, infinitamente attaccato a ciò che dura soltanto un secondo o accade una sola volta, quasi che il solo fervore del suo diletto possa trattenere e rendere perenne la divina inconsistenza. E benché rinnovabile, lo charme della musica gli è prezioso come lo sono l'infanzia, l'innocenza o gli esseri cari destinati alla morte... Lo charme è labile, fragile, e il presentimento della sua caducità avvolge di una poetica malinconia lo stato di grazia che esso suscita.

Vladimir Jankélévitch, La musica e l'ineffabile

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