L’ostinata lotta di Wilpf nella soluzione dei conflitti
Il 10 marzo 2022 si è svolto un incontro con gli studenti di tredici classi delle scuole superiori di Teramo organizzato dal Centro di Cultura delle Donne Hannah Arendt, un’associazione che si propone di promuovere soluzioni pacifiche dei conflitti, contrastare l’allargamento delle alleanze militari e abolire le armi nucleari. Il titolo dell’incontro, a cui hanno aderito numerose altre organizzazioni, riprendeva la nota frase di Christa Wolf: Fuori la guerra dalla Storia. Tra uccidere e morire c’è una terza via: vivere. Tra le intervenute, Rosa Amodei (Wilpf/Lega internazionale delle donne per la pace e per la libertà – Italia), Giulia Rodano della Casa Internazionale delle Donne, Maria Paola Fiorensoli dell’Associazione culturale “Il paese delle donne”. Il testo che segue è una rielaborazione dell’intervento di Patrizia Sterpetti presidente di Wilpf Italia. [B.B.]
Care studentesse e cari studenti, sono veramente felice di trovarmi insieme a voi per quest’incontro che si svolge in un luogo di formazione. Il tema della soluzione dei conflitti, infatti, non può essere affrontato o perseguito come obiettivo senza disporre di un insieme di conoscenze. In un momento in cui il ministero della Difesa mette a disposizione 6.000 posti per entrare nell’Esercito, aperti a giovani fra i 18 e i 25 anni, in possesso solo del diploma di istruzione secondaria di primo grado, il richiamo al valore dello studio è invece fondamentale. Cercherò quindi di dimostrarvi proprio questo: come lo studio e l’impegno mirato possano portare a dei progressi.
Nella visione della Wilpf rispetto alla soluzione dei conflitti passati e attuali, il tema del Disarmo universale e totale, è centrale ed è stato adottato con un Manifesto dall’organizzazione durante il Congresso di Vienna del 1921. Nel 1924 l’associazione si è adoperata poi in una campagna contro le armi chimiche e biologiche1 che ha portato all’adozione del Protocollo di Ginevra del 1925. Nel 1931 Jane Addams ha ricevuto il Premio Nobel in seguito alla raccolta di sei milioni di firme per il disarmo. Nel corso degli anni sono stati monitorati tutti i tipi di armamenti. Durante la Guerra Fredda Kathleen Lonsdale2, inglese, fisica, ha denunciato la responsabilità degli scienziati, che nel condurre ricerche sugli armamenti in nome della sicurezza collettiva, promuovono una cultura di morte. La sicurezza sarebbe invece ottenibile solo costruendo una cultura di giustizia e pace. Concetto a cui fa riferimento Wilpf ancora adesso parlando di sicurezza smilitarizzata, ovvero soddisfazione dei bisogni e osservanza dei diritti di tutte/i, nel rispetto della natura.
In occasione della quarta conferenza delle Nazioni Unite dedicata alle donne, svoltasi a Beijing, Pechino, nel 1995, la Wilpf ha organizzato un Treno della Pace con 230 donne a bordo, partito dalla Finlandia e diretto in Cina. Durante le tre settimane di tragitto il treno è stato costretto ad una sosta in Ucraina, perché la Cina stava testando delle armi nucleari in Tibet. Anche grazie alla Wilpf è stata creata una Tenda della Pace per sottolineare che senza la Pace gli obiettivi dell’Uguaglianza e dello Sviluppo per le donne non sono raggiungibili. Inoltre è emersa la necessità della partecipazione delle donne alla mediazione dei conflitti in posizione paritaria nella leadership; la necessità della creazione di centri gestiti da donne per la gestione dei conflitti nei luoghi di crisi; il valore della costruzione della pace e del lavoro per la pace; è stato rilanciato il disarmo nucleare.
Non a caso nel 1999 la Wilpf ha creato presso l’ufficio di New York il Programma Reaching Criticall Will (RCW) per coordinare le azioni delle Ong riguardo al Trattato di Non Proliferazione Nucleare, dopo il fallimento della conferenza di revisione del 1995, durante la quale non era stato raggiunto un accordo tra gli Stati. RWC è uno strumento di informazione tecnica e politica su tutti i tipi di armamento e sui negoziati e consente alle donne la partecipazione ai forum per il disarmo.
Nel 2000, il 31 ottobre, è stata approvata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, anche su ispirazione della Wilpf, la Risoluzione 1325 su donne, pace e sicurezza, che riconosce alle donne un ruolo specifico nella prevenzione e mediazione dei conflitti e stabilisce la protezione delle donne nelle zone di guerra. Non è un caso che per l’8 marzo di quest’anno alcune sezioni Wilpf abbiano manifestato esattamente alle ore 13 e 25 contro la guerra in Ucraina con lo slogan: «Giù le armi!» citando il testo della Premio Nobel per la Pace 1905 Bertha von Suttner, ispirato proprio dalle guerre di Crimea 1853-1856 e d’Italia del 1859. Va ricordato che nel 1880 Hodgson Pratt a Londra aveva creato l’Associazione Internazionale per l’Arbitrato e la Pace, ma se Alfred Nobel aveva dichiarato che: «Il giorno in cui due armate si potranno distruggere reciprocamente nell’arco di un secondo, tutte le nazioni civilizzate non potranno che arretrare e procedere a smantellare gli eserciti», Bertha von Suttner ha superato questa prospettiva propugnando direttamente la scelta dell’arbitrato e dei trattati di pace contro la guerra. La fondazione della Wilpf nel 1915 a l’Aia ha avuto come obiettivo proprio il ricorso alla negoziazione e conciliazione per la soluzione dei conflitti, in riferimento alla Società delle Nazioni, divenuta poi Organizzazione delle Nazioni Unite.
La Wilpf ha svolto un ruolo chiave nell’assicurare che i meccanismi delle Nazioni Unite per i diritti umani, come il Comitato CEDAW (1979) Convenzione per l’Eliminazione di ogni forma di discriminazione delle donne, affrontasse l’impatto sui diritti umani dei trasferimenti di armi e della proliferazione di armi con una raccomandazione del 2013 la n°30 e la seguente n°35. Ugualmente il tema dell’impatto della proliferazione delle armi sui diritti umani delle donne è stato inserito nel Trattato sul Commercio delle Armi entrato in vigore nel 2014.
Nel 2015 la coordinatrice europea di Wilpf Heidi Meinzolt ha favorito la creazione di una unità di genere presso l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), nella quale non esisteva in precedenza la partecipazione della società civile né tantomeno la presenza di organismi femminili. Nel gruppo creato siedono donne rappresentanti dell’Armenia, del Kighizistan, della Georgia, dell’Ucraina, della Polonia, della Serbia, della Bosnia, dell’Ungheria, della Svizzera e dell’Italia. Da allora è esistito un gruppo ucraino di riferimento che ha mantenuto i rapporti tra Wilpf e varie associazioni di donne locali, coordinato da Nina Potarska. La pratica abituale di Wilpf è di far incontrare sia donne provenienti da diversi conflitti per confrontarsi (colombiane, palestinesi, siriane, bosniache, serbe, yemenite, libanesi, coreane…), sia di creare dialoghi fra le parti contrapposte all’interno di uno stesso conflitto. Questa è stata la missione di Nina Potarska. Fino a qualche giorno prima dell’inizio della guerra, nel corso di due riunioni, ci ha spiegato la necessità di pianificare aiuti e pur essendo in contatto con donne russe stava adottando la massima cautela e ufficiosità per non esporle a pericolo.
Il programma Reaching Critical Will di Wilpf ha coordinato lo sforzo per la stesura e l’adozione del Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari, che è stato approvato dall’assemblea delle Nazioni Unite il 7 luglio 2017.
Allora qual è la valigia degli attrezzi di Wilpf di fronte al conflitto in atto? Se guardate il sito www.wilpf. org o www.reachingcriticalwill.org vedrete che le indicazioni concettuali che arrivano dalle donne wilpf vanno dal monito a rafforzare la formazione sul diritto internazionale da parte di Carmen Magallon di Wilpf Spagna, alla considerazione che: «Ogni guerra non fermata ne ha seminata una nuova» di Nela Porobić bosniaca e da parte di Roy Acheson, canadese, responsabile del Programma RCW, che è necessaria la solidarietà smilitarizzata quindi: l’aiuto umanitario, la resistenza non violenta, la protesta, il rifiuto delle armi nucleari. Anche in questo caso la negoziazione dovrebbe spettare alle Nazioni Unite. Si guarda al tipo di armi usate da parte russa: ad esempio bombe a grappolo e armi esplosive in aree abitate, che distruggono ospedali, abitazioni, scuole, infrastrutture civili. Si registrano quindi crimini di guerra. Da parte ucraina le fonti russe parlano di armi biologiche. La Nato, pur essendo stata scelta la No Fly Zone, sta mettendo in atto ponti aerei per fornire di armi i paesi limitrofi all’Ucraina. Poi si guarda alla devastazione ambientale che la guerra sta causando e all’impatto sulla produzione alimentare e sul rialzo dei prezzi all’indomani di una rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) che raccomanda scelte radicali per prevenire il disastro. Già dal 2014 l’Osce ha registrato incidenti e danni ingenti nel Donbass, che è una zona carbonifera.
La Wilpf in generale, la Wilpf Italia, sono contrarie all’invio di armi all’Ucraina. Vi segnalo che 13 senatori e 25 deputati soltanto hanno votato contro, prevalentemente dell’area M5S, Alternativa, SI, Misto Manifesta, Lega.
Rispetto alle origini del conflitto le due interpretazioni principali sono: l’espansionismo della Russia guidata da Putin e l’imprudente allargamento ad Est della Nato. Abbiamo visto che questa ipotesi, espressa da giornalisti o sociologi come Marc Innaro della Rai o il prof.Alessandro Orsini non sono state ben accolte, malgrado coincidano anche con la ricostruzione dell’ex ambasciatore Giuseppe Cassini. Quest’ultimo ha richiamato l’esigenza di “una nuova Helsinki” richiamandosi agli accordi del 1° agosto 1975 in occasione della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa per il miglioramento delle relazioni tra il blocco comunista e l’occidente. L’articolo V richiama la composizione pacifica delle controversie. Quello che Wilpf sta tentando di fare è proprio di organizzare un summit fra le donne della società civile nell’unità di genere dell’Osce e di partecipare ad una conferenza a Sarajevo promossa dalle donne bosniache, prevista in giugno.
Secondo il fisico Luigi Mosca si sarebbe dovuti intervenire ragionevolmente prima sulla questione delle minoranze russofone in tutti i Paesi dell’ex Unione Sovietica, trovando una soluzione giuridica definita e condivisa. Gli accordi di Minsk non sono stati rispettati. Il blocco dei Paesi Nato e la Russia si temono l’un l’altro in ragione del fatto che conoscono la dotazione di armamenti di cui dispongono entrambi. Gli arsenali ucraini che i russi hanno distrutto potrebbero essere sostituiti da altri di ultima generazione, ancora più potenti e pericolosi. Per questa ragione è necessaria la ratifica del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari, che è stato ratificato in Europa solo da Paesi come l’Austria, Malta e l’Irlanda. Ci vuole una de-escalation nucleare. In realtà la demilitarizzazione e la neutralità che la Russia richiede all’Ucraina dovrebbe diventare la prospettiva globale. La Wilpf ha sempre insistito sull’abolizione della spesa militare per coprire le necessità realmente strategiche per l’umanità e per le donne in particolare.
Durante la COP 26 a Glasgow la Wilpf ha lavorato per l’inclusione delle emissioni di gas serra causate dalle attività militari negli Accordi di Parigi sul clima. Come Wilpf Italia stiamo lavorando per la riscrittura del PNIEC Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, per l’esclusione del nucleare civile e del gas nella tassonomia europea e per un coordinamento europeo antinucleare. L’idea è di costruire una pacifica e sostenibile transizione ecologica globale, totalmente in antitesi con quanto sta avvenendo.
1 https://archive.org/details/reportoffourthco24wome/page/n21.
2 Su Kathleen Lonsdale si veda la traduzione italiana di Security and Responsibility (1954)a cura di Maria Grazia Suriano all’indirizzo: https://www.unive.it/pag/fileadmin/user_upload/dipartimenti/DSLCC/documenti/DEP/numeri/n45/10_Lonsdale.pdf
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